Capitolo 40: Boom

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Una risata atona riempì la stanza ed io sobbalzai per quel suono irritante.

Sentii qualcosa sprofondarmi nello stomaco, mentre la bile si faceva spazio lungo la mia gola.

Guardai tutto e tutti, tranne lui.

Un brusio confuso cominciò a rimbombarmi nelle orecchie, disorientandomi. Dovetti sbattere le palpebre un paio di volte prima di schiarirmi le idee, tutto si stava muovendo a rallentatore. Sollevai lo sguardo e notai la bocca di Griffin muoversi, aveva entrambe le sopracciglia sollevate. Cercai di capire cosa stesse dicendo, ma le sue parole non avevano senso.

Risbattei le palpebre cercando di riorientarmi, ma questo peggiorò soltanto le cose. La stanza vorticava come se mi trovassi sulle montagne russe ed un brivido gelido mi attraversò il corpo.

Cazzo. Sto avendo un attacco di panico?

Il brusio si fece ancora più forte attorno alle mie orecchie.

"Elena!" La voce di un uomo fluttuò nell'aria.

Delle mani fredde mi toccarono il volto, ma la mia vista era concentrata sul viso davanti a me. Mia zia mi guardò.

Il suono di un'esplosione riecheggiò nell'aria, allertando tutti i presenti. Un'espressione selvaggia contorse il volto di mia zia.

"Cosa diamine è stato? Andate a controllare!" Urlò.

Alcuni uomini armati lasciarono la stanza.

Lo shock dell'esplosione mi riportò alla realtà.

Qualcosa si mosse dietro di lei ed un corpo cadde al suolo. Sobbalzò, voltandosi bruscamente verso quel rumore.

Le mani di Griffin non erano più legate, si trovava sopra all'uomo che giaceva a terra ai suoi piedi. Prese il coltello dalla cintura dell'uomo, mentre il sangue colava dal corpo senza vita dell'uomo steso a terra.

Un altro uomo armato entrò nella stanza, fermandosi sotto la porta. Guardò velocemente la scena davanti a sé, rimanendo un attimo sorpreso. Poco dopo prese la pistola e sorrise.

"Quell'uomo non è armato. Il massimo che puoi trovare è un coltello," lo sfidò divertito l'uomo.

Guardai mia zia, sembrava ancora frastornata.

Spostai tutto il mio corpo di lato, facendomi cadere contro di lei.

Cademmo entrambe al suolo ed un dolore si propagò per tutto il lato sinistro del mio corpo.

L'uomo si voltò verso di noi, ma prima che potesse reagire, Griffin gli saltò addosso. L'uomo fu stato in grado di sottrarre il coltello dalla mano di Griffin, facendolo cadere al suolo con un tonfo.

Ma questo non lo fermò, Griffin caricò un pugno nello stomaco dell'uomo che si piegò in avanti dal dolore. Nell'impatto la pistola gli scappò dalla mano, cadendo dalla parte opposta e fermandosi contro il muro.

Mia zia continuò a dimenarsi sotto di me, ma io lottai per mantenerla ferma. Le corde che mi stringevano i polsi cominciarono ad allentarsi a causa della sedia rotta.

"Lasciami!!" Iniziò a gridare.

Cominciò a calciarmi ripetutamente, colpendomi sulle costole. Gemetti per il dolore.

Si spostò leggermente, sottraendosi al mio corpo, ma io le afferrai le gambe.

"Hector!!!" Urlò verso l'uomo che non gli dedicò minimante la sua attenzione, impegnato a fronteggiare Griffin.

L'uomo si scagliò con tutto il corpo contro Griffin, spingendolo duramente, caddero entrambi sul tavolo, rompendolo.

I due corpi colpirono il pavimento con un forte e doloroso schianto. L'uomo si sedette su Griffin, cominciando a colpirlo affannosamente, mentre del sangue cominciò a scorrere sulla guancia sinistra di Griffin e lungo il suo naso. Hector caricò un altro pugno, pronto a colpirlo nuovamente, ma questa volta Griffin lo bloccò, dandogli una testata.

La guardia ricadde all'indietro per l'impatto. Griffin si sganciò dal corpo dell'uomo, mettendosi su di lui, ma Hector gli strinse le mani attorno al collo e Griffin lo colpì sulla guancia destra, facendogli zampillare il sangue dalla bocca.

Le mani dell'uomo si sollevarono in aria, tornando a stringere la gola di Griffin in una stretta morsa.

Mia zia strisciò per la stanza, con me addosso alle sue gambe. Cercai di alzarmi, ma lei si dimenò, facendomi cadere contro il pavimento di faccia. Si voltò ed io con lei.

Combattemmo a terra ed io cercai di fare del mio meglio per immobilizzarla.

Vidi il coltello che Griffin stava tenendo in mano a pochi metri da noi, così come mia zia. Lottò per riuscire a prenderlo, ma io le bloccai le mani. Lo vidi, ma non riuscii a fermarla, la sua mano si chiuse in un pugno, scagliandosi duramente contro la mia guancia sinistra, facendomi lacrimare per l'impatto.

Il suo corpo mi sfuggì dalle mani. Si mise a quattro zampe, prima di alzarsi in piedi in direzione del punto in cui si trovava il coltello.

Accadde tutto lentamente. Mi voltai verso Griffin, il suo pugno colpì ripetutamente il volto dell'uomo, che aveva allentato la presa sulla sua gola.

Mia zia vide la stessa scena, mentre continuava a correre verso l'arma.

Mi alzai dal pavimento e la agguantai dopo che era entrata in possesso del coltello.

Cademmo nuovamente al suolo, mentre io cercavo di sottrarle l'arma. La sua presa rimase ferrea sul manico, mentre io cercavo di farle allentare le dita. Entrambe le sue gambe di dimenavano per aria, mentre cercava di liberarsi di me. Lottai con tutte le mie forze per mantenere quella posizione, così da avere il controllo. La sua presa si allentò, mentre cercava di invertire le nostre posizioni e le mie braccia tremarono per lo sforzo a cui erano soggette di tenerla ferma. Il mio sudore cominciò a mescolarsi con il sangue che mi scorreva lungo la guancia e la mia presa cominciò a scivolare.

Con una gamba riuscii a farci invertire le posizioni e si mise sopra di me. Cogliendo il suo vantaggio, mi puntò contro la lama. I miei polsi tremarono.

Il mio corpo si contorceva per lo sforzo. Lottai ancora, dimenandomi ed agguantando il coltello.

Lo sentii, prima ancora di vederlo. Il suono della lama che tagliava muscoli e tendini mi giunse alle orecchie.

Guardai mia zia scioccata, mentre i suoi occhi mi guardavano con altrettanta sorpresa.

Strabuzzò gli occhi un paio di volte. Le mie labbra tremarono, mentre i miei occhi diventavano scuri per l'improvvisa sensazione di pentimento e tristezza.

"Zia Anneta," dissi debolmente, guardandola.

Un lieve sorriso gli incurvò le labbra, prima di farle tornare in una posizione normale. I suoi occhi si sollevarono al cielo, prima di chiudersi definitivamente.

Guardai le nostre mani unite, le mie mani erano sopra le sue, coperte di sangue. La lama era conficcata nel suo cuore.

Un gemito disperato lasciò il mio petto. Appoggiai la fronte contro la sua, mentre il corpo mi tremava a causa dei singhiozzi incontrollati.

Sentii una mano posarsi sulla mia spalla, "Elena, dobbiamo andare. L'esplosione della mia macchina non li distrarrà ancora a lungo, quegli uomini potrebbero tornare da un minuto all'altro," guardai Griffin sanguinare.

Annuii, prima di permettergli di aiutarmi a rimettermi in piedi.

GriffinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora