Stavamo sfrecciando lungo la strada, Griffin aveva messo un po' di musica in sottofondo.
Mi guardò, ero nervosa. Il mio stomaco era stretto in una morsa, turbato per la sensazione che continuava a vorticarmi in testa. I miei nervi avevano sempre la meglio, mi sentivo nauseata.
Griffin notò il mio stato d'animo ed appoggiò la sua mano sulla mia, "Staremo bene," mi sorrise, rassicurandomi.
Provai a sorridergli di rimando, cercando di trattenere le mie emozioni e calmarmi.
Arrivammo davanti ad un massiccio cancello; Griffin abbassò il finestrino, premendo il bottone. Qualche secondo dopo il cancello si aprì e Griffin lo superò lentamente.
Quel posto urlava soldi e prestigio.
Il vialetto si estendeva per chilometri e delle magnifiche statue ne adornavano il perimetro.
L'auto finalmente si fermò e la dimora si erse in tutta la sua gloria davanti a noi.
Un'enorme fontana le giaceva affianco e la cascata d'acqua creava un ricircolo continuo.
Griffin mi aprì la portiera, prima ancora che potessi realizzare che era sceso. Uscii lentamente. Intrecciò le sue dita alle mie, stringendole lievemente, "Sei pronta?" Mi chiese.
"Sì," gli risposi.
Mi fece un ultimo sorriso prima di voltarsi verso la villa.
La sua espressione divenne stoica, mentre mi faceva strada.
Un uomo in giacca e cravatta ci venne incontro, "Griffin, è un piacere rivederti." Poi il suo sguardo si fermò su di me, "E tu devi essere Elena Melvic. Sono Gary, supervisiono le proprietà del Signor Godson." Si presentò l'uomo.
Sorrisi, "É un piacere conoscerti."
"Dov'è?" Tagliò corto, Griffin.
"Sempre dritto al punto. Vi sta aspettando entrambi nel suo studio," rispose Gary.
Mi condusse lungo i corridoi ed io strinsi più forte la mano di Griffin, che ricambiò il mio gesto, mentre i suoi occhi rimanevano puntati in avanti.
Seduto dietro un'imponente scrivania in legno, vestito di tutto punto, si trovava Henry Godson. La sua espressione era determinata ad intimidirci.
Griffin rimase imperturbabile davanti a suo nonno.
"Sedetevi. Vi stavo aspettando," ci invitò Henry Godson.
Sia che io che Griffin ci accomodammo davanti a lui.
"Ho sentito che ti sei fidanzato," disse, rivolgendosi a suo nipote.
I suoi occhi si assottigliarono, mentre esaminava il nipote.
Griffin rimase impassibile, ricambiando lo sguardo severo di suo nonno.
"Lo siamo. Ci sposeremo presto," gli rispose Griffin.
"Così sembra," Henry si accomodò contro lo schienale della sedia, premendo entrambe le mani sulla scrivania.
I suoi occhi si posarono su di me ed il mio stomaco si contorse dal dolore, mentre la bile minacciava di risalirmi lungo la gola.
Un lento sorriso gli incurvò le labbra.
"Devo ammettere che è una storia destinata a ripetersi. Mi sembra che fosse soltanto ieri quando seduto su quella sedia, c'era tuo padre," disse.
"Con una ragazza della famiglia Melvic." I suoi occhi si allontanarono, riposandosi sul nipote.
Griffin mi strinse la mano.
"Si chiama Elena. Ha un nome ed è una persona," sibilò Griffin.
"Rimane comunque una ragazza della famiglia Melvic," lo dismise Henry, muovendo la mano.
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Griffin
ChickLitElena trascorreva la sua vita pacificamente, fino a che non fu obbligata ad unirsi alla famiglia Godson per pagare i debiti creati dalle generazioni prima di lei. A complicare ulteriormente le cose è Elena, che purtroppo cattura le attenzioni indesi...