Capitolo 19: Dobbiamo parlarne?

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Guardai l'ultimo DVD, mentre la mia mente verteva in direzioni differenti.

Erano innamorati. Questo era un bel casino. Questo è proprio un bel casino, pensai. Se la maledizione era reale e neanche l'amore vero riusciva a porci fine, allora cosa poteva farlo? Dovevo accettare il consiglio di mio fratello ed andarmene? Ma i miei genitori e mio fratello? La maledizione avrebbe fatto loro del male?

Qualcuno bussò alla porta, distraendomi dai miei pensieri, "Elena, il Signor Godson vorrebbe vederti in sala da pranza," mi disse Lisa.

Il cuore mi batté forte nel petto nel sentire quelle parole e le mie mani tremavano finché mettevo tutti i DVD nel mio zaino, per nasconderli. "Ok Lisa, vado subito," risposi, cercando di mostrarmi quanto più calma possibile.

Mi fermai quando sentii le mie mani sudare ed il mio respiro diventare più pesante. Dovevo calmarmi, mi stava venendo un attacco di panico.

Chiusi gli occhi e respirai profondamente, inalando dal naso ed esalando con la bocca. Le immagini della mia bellissima zia e l'articolo del suicidio di Abeila mi tornarono in mente.

Smettila, Elena. Calmati. Puoi farcela, hai ancora tempo.

Dopo essermi assicurata di essere presentabile, lasciai la mia stanza e mi diressi verso la sala da pranzo.

Il Signor Godson era già seduto a capotavola con un sorriso sul volto, mentre parlava con Lisa. Tre piatti furono appoggiati sul tavolo, "Elena, per favore, unisciti a noi," mi offrì il Signor Godson, quando notò la mia presenza nella stanza.

Sorrisi e mi incamminai verso il posto alla sua sinistra, sedendomi nel posto lasciato libero, "Grazie per avermi invitata."

"Come sta andando l'Università?" Mi chiese, tagliando la carne, mentre Lisa beveva un sorso di acqua.

"Sta andando bene, ci sono molti progetti e molto da studiare," ammisi.

Il Signor Godson annuì, ascoltandomi, "Stanno arrivando le vacanze di primavera, sai già cosa farai?"

"Farò qualche turno extra al ristorante e starò con Kate," gli risposi.

Cominciai a tagliare la carne, mentre parlavo, cercando di apparire normale.

Il Signor Godson era vestito elegantemente, sembrava rilassato, ma stanco. I suoi occhi mostravano dei chiari segnali di mancanza di sonno e la mia attenzione si spostò alla mano con la quale stava tagliando la carne, indossava ancora la fede.

Cosa le è successo, Signor Godson? Se amava tanto sua moglie, come ha potuto innamorarsi di mia zia?

"Hai più parlato con Griffin?" Mi chiese, improvvisamente.

Lo guardai in volto, i suoi occhi erano concentrati su di me, mentre attendeva una mia risposta, "No, sono stata piuttosto impegnata ultimamente e sono sicura che anche lui non abbia molto tempo libero."

Il Signor Godson bevve un sorso di vino, facendo calare il silenzio.

"Vi siete mai sentiti da quando è partito?"

"No."

Il Signor Godson sospirò, appoggiando il calice sul tavolo prima di redarguirmi.

"Elena, il mio ragazzo è di sicuro una testa calda, in molteplici occasioni. Ma quando si interessa a qualcuno, lo fa davvero, è come sua madre sotto questo aspetto." Gli occhi invecchiati del Signor Godson si offuscarono alla menzione della moglie. Guardò Lisa che gli sorrise di rimando e lui si schiarì la gola.

"Quello che sto cercando di dirti, è che posso prenderti un biglietto aereo così che tu possa abdare a trovarlo. Lui non può allontanarsi a causa del tirocinio. Sono duro con lui, ma solo così potrà imparare con maestria le competenze che deve necessariamente apprendere," mi disse il Signor Godson.

"Io...," cominciai, "Penso che sia meglio che lui si concentri sul tirocinio senza distrazioni. Non voglio disturbarlo," ammisi.

"Non penso che lui ti consideri un disturbo," affermò.

"Sarebbe una sorpresa meravigliosa," si intromise, Lisa.

"Grazie, ci penserò," riportai la mia attenzione alla carne, giocherellando con i pisellini, mentre pensavo alla domanda da porre.

"Hai detto che Griffin assomiglia alla madre in questo senso. Com'era lei?" Domandai, con attenzione.

Nella stanza cadde il silenzio, sembrava che anche l'orologio antico appeso al muro avesse smesso di scandire il passare del tempo. Sollevai lo sguardo dal mio piatto e sia Lisa che il Signor Godson mi stavano guardando. Lisa si voltò lentamente verso il Signor Godson, mentre i suoi occhi rimasero su di me.

Il cuore mi rimbombò nel petto, mentre la forchetta continuava a scivolarmi dalla mano a causa del sudore che mi copriva il palmo, così la strinsi ancora più forte.

"Era una brava donna, amorevole. Si occupava di tutta la sua famiglia con ogni fibra del suo essere," mi rispose, finalmente, il Signor Godson.

"Abbiamo avuto un inizio davvero burrascoso... Ma alla fine siamo riusciti a farlo funzionare, o almeno così penso," una risata rotta gli scappò dalle labbra, mentre abbassava la mano sul calice di vino, deglutendone il contenuto.

Quando mi guardò di nuovo, i suoi occhi si schiarirono, "I miei figli non sono come la loro madre e neanche come me. Loro sono loro e scelgono come forgiare il loro cammino. Ho visto i miei ragazzi combattere quando ero piegato sulle mie stesse ginocchia e cercavo di ritornare a galla, quando era tutto sulle mie spalle. Ma ora non più, Elena. Non si parla più di me, ora si parla di loro. Ed io mi assicurerò sempre che i miei ragazzi stiano bene."

La mia gola azzerò la salivazione, mentre prendevo atto della convinzione nello sguardo del Signor Godson.

Poi un sorriso gli incurvò le labbra, era triste, ma sorrise lo stesso, "Raccontami di più del tuo posto di lavoro."

Gli raccontai i dettagli, mentre le ore passavano, dando vita alla notte. Ridemmo per alcune cose che Lisa aveva fatto la settimana precedente. Dopo aver terminato di mangiare, mi scusai e feci ritorno nella mia stanza.

Chiusi la porta a chiave ed inserii l'ultimo DVD nel mio computer.

Lo schermo rimase bianco, il DVD era vuoto. Mi lasciai ricadere contro la testiera del letto e guardai il soffitto.

Con un piano in mente, presi tutti i DVD e li nascosi all'interno della tasca della mia giacca, riposizionandoli, con discrezione, nel posto a cui appartenevano.



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