Capitolo 10: I sospetti

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Erano passate sei settimane dalla mia cena con i membri della famiglia Godson ed al mio incontro con Griffin. Avevo fatto del mio meglio per concentrarmi sui miei studi, dal momento che la cerimonia dei diplomi si sarebbe tenuta a breve.

Avevo trascorso molto tempo con Kate ed avevamo affinato i nostri piani per l'Università; lei voleva continuare il suo percorso per diventare insegnante, mentre io avevo deciso di cominciare a lavorare per potermi pagare la retta, nonostante il Signor Godson si fosse offerto di pagare la mia istruzione. Mi ero rifiutata, non volevo che il debito nei loro confronti aumentasse ancora di più.

Avevo fatto richiesta nei pressi di un ristorante locale per lavorare come cameriera. Il luogo era caldo e l'atmosfera amichevole, si chiamava 'Dal Cuoco'. Un giorno, quando stavo facendo una passeggiata per schiarirmi le idee, passai davanti al locale e lì davanti, attaccato alla vetrina, c'era un foglio con allegata la posizione aperta.

Entrai e chiesi se stessero ancora cercando personale, la ragazza seduta al banco era stata così gentile da dirmi che sarebbe andata subito a parlare con la proprietaria e che sarebbe tornata da me poco dopo. Mi sedetti sul divanetto vicino all'ingresso e mi guardai intorno; soltanto la zona bar avrebbe potuto tenere occupate almeno 20 persone.

"Ehi, vuoi bere qualcosa mentre aspetti?" Mi voltai e vidi un ragazzo della mia età, in piedi, dietro alla cassa.

"No, grazie," declinai gentilmente l'offerta ma lui non si mosse, rimase lì a continuare a sorridermi.

La ragazza tornò alla sua postazione, facendo allontanare il suo collega. "Esci da qui, Reid. La stai spaventando." Si appoggiò una mano sul petto, fintamente offeso.

"Io? La sto spaventando? Guarda questo sorriso, Sarah. Ho mai spaventato qualcuno con questo sorriso?" Sarah alzò gli occhi al cielo e gli fece il segno di allontanarsi con la mano.

"Mi scuso per lui, la Signora Kale vorrebbe parlarti."

Sarah mi condusse attraverso la sala da pranzo e mi fece sedere in uno dei tavoli. Aspettai e pochi minuti dopo, una signora anziana dall'aspetto amichevole si avvicinò.

Mi strinse la mano, "Ciao, mi chiamo Kim Kale, a quale posizione sei interessata?" Era il mio primo colloquio di lavoro, quindi dire che ero piuttosto nervosa era riduttivo.

"Buongiorno Signora Kale, mi chiamo Elena. Stavo camminando qui davanti e ho visto la vostra proposta di assunzione. Sarei interessata al ruolo di cameriera, se ancora disponibile." Le risposi.

"Hai qualche esperienza?" Mi chiese la Signora Kale.

"No, sono una studentessa. Ma apprendo velocemente, sono un'impiegata diligente e quando avete bisogno di me, sarò qui." Mi guardò ed annuì con un sorriso.

"Faremo un periodo di prova, siamo aperti dalle 11:30 alle 21:30, nei weekend teniamo aperto un'ora in più. Quando puoi cominciare?" Mi chiese.

"Posso cominciare dalla prossima settimana," le sorrisi.

Uscii dal ristorante con un'enorme sorriso sul volto, felice di avere un punto di partenza.

Le cose cominciavano a mettersi nel modo giusto. Potevo guadagnare i miei soldi e risparmiare.

Oh, che fantastica possibilità!

Sentendomi felice, decisi di andare a fare visita ai miei genitori. Stavo per uscire dal taxi, quando vidi mio fratello uscire dal vialetto d'ingresso e percorrere una porzione di marciapiede.

Decisi di intrattenermi nel taxi un po' più a lungo, per capire dove stesse andando. Aveva raggiunto la fine della strada ed una volta svoltato, non riuscii più a vederlo, così dissi al tassista di seguirlo senza fare sembrare la cosa ovvia.

"Signorina, lo stiamo spiando?" Mi chiese il tassista con un forte accento del sud.

"Sì," gli risposi sinceramente.

Mi guardò attraverso lo specchietto retrovisore con uno sguardo fiammeggiante.

"Comunque, mi chiamo Kevin. Jones Kevin." Si presentò.

Agganciai i miei occhi nei suoi, "Sono Elena-"

"Elena Melvic." Tanto valeva dirgli il mio nome per intero, l'aveva fatto lui per primo.

Continuammo a seguirlo in silenzio, mio fratello continuò a camminare per altri dieci minuti, prima di fermarsi ad un segnale di stop e rimanere lì.

"Ho visto molti criminali nel corso della mia vita. Non farti ingannare dal loro bell'aspetto, ho visto molte mele marce e non penseresti mai che loro potrebbero farne parte! Sono sempre  persone all'apparenza innocenti," mi disse il tassista, annuendo a sé stesso.

"É mio fratello," gli risposi.

Drizzò la schiena e rimase in silenzio per un momento, prima di voltarsi verso di me. "Signorina, perché stiamo spiando tuo fratello? Quel ragazzo si merita un po' di privacy. Soprattutto da sua sorella. Se mia sorella mi spiasse, in famiglia avremmo molte conversazioni strane. Noi, ragazzi, abbiamo bisogno di spazio. Dovresti lasciare quel ragazzo solo, saprà come cavarsela." Mi disse Jones Kevin, cercando di farmi desistere.

"La nostra famiglia sta passando un brutto momento. Voglio assicurarmi che non si stia mettendo nei guai." Abbassai lo sguardo sulle mie mani appoggiate contro il grembo, raccontando una parte della mia storia ad un completo sconosciuto.

Jones Kevin rimase in silenzio per un momento, poi aggiunse, "Mi dispiace, signorina. Siete entrambi molto giovani, è così bello vedervi uniti. Hai provato a parlare con lui?"

"Sì, ma non si è aperto," gli risposi, con un tono triste.

"Anche io ho avuto la sua età, potrà sembrare che non ascoltiamo, invece lo facciamo. Soprattutto i nostri cari. Dagli tempo e continua a provare," mi disse Jones Kevin, come se fosse un consiglio di vita.

Un SUV nero si fermò affianco al segnale dello Stop.

Era uguale a quello che avevo visto l'altra notte.

Io e Jones Kevin ci guardammo l'un l'altro, "Ti sembra che quel SUV appartenga ai tuoi genitori o a degli amici che conosci?" Mi chiese.

Scossi lentamente il capo, tenendo i miei occhi fermi sul SUV, mio fratello entrò nei sedili posteriori e l'auto si allontanò.

"Come pensavo. Quel SUV costa più della maggior parte delle case di questa zona," mi fece notare Jones Kevin.

"Ti sei allacciata la cintura, ragazzina?" Mi chiese, sistemandosi il berretto come se non fosse già a posto.

Annuii dai sedili posteriori e lui strinse gli occhi in una linea sottile.

"Bene," disse Jones Kevin, prima di dare gas e svettare in avanti.


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