Il passato
"Griffin! Griffin!" Qualcuno lo chiamò e lui si fermò, voltandosi.
Jackie Hart era in piedi vicino all'armadietto con le sue amiche e gli fece cenno di aspettarla.
Disse qualcosa alle sue amiche che si voltarono tutte a sorridergli dolcemente. Alcune lo salutarono anche con la mano.
Sorrise di rimando, guardando l'orologio.
Jackie si fece strada verso di lui, "Ciao!" Lo salutò entusiasta.
"Ehi," rispose lui.
Tornò a guardare il suo gruppo, alcune ragazze avevano cominciato a parlarsi nell'orecchio, ridacchiando di tanto in tanto.
"Va tutto bene?" Le chiese lui.
Jackie guardò le sue amiche, "Oh! Non farci caso," si rivoltò verso di lui.
"Cosa succede? Non ti vedo più tanto spesso. Ogni volta che chiedo ai ragazzi dove sei, mi dicono che sei già andato via. Dove stai andando ultimamente?"
"Da nessuna parte. Sono sempre a casa," le rispose.
Jackie sollevò un sopracciglio, "Davvero, Griffin? Sei sempre a casa?" Ripeté, non credendogli.
Griffin guardò nuovamente l'orologio.
"Ti serve qualcosa, Jackie? In caso contrario, dovrei andare."
"Non mi serve nulla. Solo che, mi manchi."
L'espressione della ragazza rimase carica di aspettativa. Un'aspettativa che non le venne concessa.
"Senti, Jackie-" Cominciò.
"Lo so, Griffin," sollevò una mano per fermarlo.
"Per favore, non dirlo. Puoi mancarmi, almeno questo mi è concesso?" Lo guardò, i suoi occhi cercavano quelli dell'amico, mentre le sue mani poggiavano sul suo corpo.
"Jackie. Sappiamo entrambi che questo non è ciò che vogliamo."
"Perché sei così cattivo con me?!" Sembrava sull'orlo delle lacrime.
"Jackie, sarei cattivo se ti illudessi. Ci tengo a te. Non rendere la situazione ancora più difficile," le disse lui.
"É facile dirlo per te, non hai mai provato questa sensazione," confessò lei.
Oh, che ironia.
Lui non si fece scappare quest'occasione.
"Credimi, la conosco più di quanto tu possa pensare."
Lei lo guardò con gli occhi spalancati.
"Chi è lei?" Sembrava quasi gelosa.
"Devo andare, Jackie. Prenditi cura di te," si tolse le sue mani dalle braccia.
"Griffin!" Lo richiamò lei.
Ma lui continuò a camminare, senza voltarsi.
Il presente.
"Merda! Merda! Aiuto! Aiuto!" Logan chiamò le infermiere.
Griffin aveva le convulsioni e le infermiere accorsero nella sua stanza.
Una di loro inserì qualcosa nella flebo.
Il suo corpo cominciò a calmarsi.
"Sta avendo un arresto cardiaco!" Disse una delle infermiere.
"Prendi il defibrillatore. Ora!" Istruì un'altra di loro.
Una delle infermiere iniziò a fare il massaggio cardiaco, mentre un'altra gli metteva una maschera dell'ossigeno su naso e bocca.
Il suo petto si muoveva in su e in giù a causa della pressione delle loro mani, ma i suoi occhi rimasero chiusi.
"Allontanatevi tutte!" Gridò un'infermiera.
Tutte le mani si alzarono dal corpo di Griffin. Appoggiò gli elettrodi sul suo petto.
Il suo corpo si sollevò dal letto, prima di ricaderci sopra.
Rimasi in un'angolo della stanza con la mano tremante sulla bocca e le lacrime che non volevano smetterla di scendere.
L'infermiera urlò nuovamente e tutto sembrò andare a rallentatore. "Di nuovo!"
La mia mente non riusciva più a distinguere la realtà dalla fantasia.
Per ogni scarica di shock che veniva data al suo petto, sentivo un fulmine trapassare il mio. Le mie mani erano intorpidite, così come il resto del mio corpo.
I miei occhi si spostarono lentamente sul monitor cardiaco.
Una spessa linea rossa mi bruciò la retina.
Sentii qualcuno dire qualcosa, ma l'unica cosa che vedevo era il suo corpo senza vita steso sul letto.
Gli diedero un'altra scossa, facendo sollevare e ricadere il suo corpo sul letto.
Chiusi gli occhi, ma l'immagine di lui in quelle condizioni si era già radicata nel mio cervello.
Poi un raggio solare illuminò la stanza ed io riaprii gli occhi.
"É tornato! C'è battito!" Urlò una delle infermiere.
Guardai il suo monitor cardiaco e la linea, prima piatta, aveva cominciato a fare zig zag.
La stanza cadde nel silenzio. L'unica cosa che riuscivo a vedere era lui.
Era strano da dire, ma sentii una scia di vento scontrarsi contro il mio corpo in quella stanza d'ospedale.
Era fresca e leggera.
Fluttuò ed io sbattei le palpebre diverse volte.
Fluttuò nuovamente e le sue palpebre cominciarono a tremare.
Annaspai.
Griffin aprì lentamente gli occhi.
"É stata un'entrata infernale, fratello!" Disse Logan, premendo il suo volto contro quello del fratello.
Il labbro superiore di Griffin si sollevò debolmente.
Logan fece un passo indietro.
Gli occhi di Griffin analizzarono la stanza, come se fossero alla ricerca di qualcosa. O di qualcuno.
La scansionò lentamente, fino ad arrivare ad immergere lo sguardo nel mio.
Un sorriso gli incurvò le labbra.
"Ehi," mi salutò.
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Griffin
ChickLitElena trascorreva la sua vita pacificamente, fino a che non fu obbligata ad unirsi alla famiglia Godson per pagare i debiti creati dalle generazioni prima di lei. A complicare ulteriormente le cose è Elena, che purtroppo cattura le attenzioni indesi...