Griffin era pronto ad uscire dall'ospedale, c'era rimasto troppo a lungo.
Dei mormorii estasiati si ergevano in aria, mentre lui si preparava a lasciare ufficialmente quella stanza.
Si tolse il camice dell'ospedale, infilandosi la sua maglietta quando la porta si aprì.
Si voltò e Jackie rimase, ferma, di fronte ad essa.
Lui la guardò rapidamente, prima che lei gli corresse incontro per allacciare le sue braccia attorno alla sua vita.
Griffin fece un passo indietro, colto alla sprovvista, lasciando vagare le sue braccia in aria, con una sola manica infilata.
Lei tirò su con il naso, appoggiata contro il suo petto.
Abbassò lo sguardo sulla sua testa, "Jackie-"
"Sono felice che ti sia svegliato!" Mormorò.
"Pensavo che non ti avrei più rivisto," continuò.
Griffin chiuse gli occhi per comprendere le sue parole. "Sto bene ora. Dovrei infilarmi la maglietta."
Lei sollevò lo sguardo, lasciando il mento appoggiato contro il suo petto con un sorriso a dipingerle il volto. "Non mi importa. Mi piace ciò che vedo."
Griffin cercò di farle allentare la presa, "Jackie, a me importa."
Lei si rannicchiò ancora di più, "No, mi piace stare qui."
"Jackie!" La richiamò ad alta voce.
Lei raggelò.
Allentò lentamente la stretta.
"Stavo solo scherzando un po' con te," ammise.
"Non farlo, per favore. Non voglio che le persone fraintendano." Griffin si infilò la maglietta dalla testa.
"Sei arrabbiato solo perché ti sto facendo visita per la prima volta da quando ti sei risvegliato?"
Griffin si abbassò la maglietta fino a metà torace, "Cosa? No, non sono arrabbiato. Ma devo andare," cominciò ad infilare le cose nella sua borsa.
"Perché sei così sfuggente ogni volta che vengo a trovarti?!" Gli chiese Jackie.
Griffin si fermò, voltandosi verso di lei.
"Posso portarti io a casa! Non puoi guidare nel giorno delle tue dimissioni dall'ospedale!" Aggiunse rapidamente. "Per favore? Lascia che ti accompagni a casa."
Le sue tempie cominciarono a palpitare, "Jackie-"
"Su, Griffin. Sai anche tu che ho ragione, non dovresti guidare nelle tue condizioni," lo interruppe.
Cercò di prendere il suo borsone.
"Jackie, smettila. Ascoltami." Spostò il suo borsone, così che lei non potesse raggiungerlo.
Attese fino a che lei non lo guardò in volto.
"Mi interessi solo come amica. Non potrà mai esserci altro tra noi."
Lei scosse la testa e i suoi occhi diventarono lucidi. "No, non dire così."
"Siamo stati l'uno la prima volta dell'altro, Griffin. Non puoi dirmi che non significa niente," le lacrime cominciarono a scorrerle lungo le guance.
"Eravamo giovani e vulnerabili. Ero debole, avrei dovuto capire che non era giusto. Vorrei poter tornare indietro ed impedirci di farlo."
"No, non dirlo! C'è stato qualcosa. Noi eravamo qualcosa."
"No, noi non siamo niente."
Si piegò, cominciando a singhiozzare. "Sei così crudele! Come puoi dire una cosa del genere?!"
"Ho bisogno che tu lo capisca. Mi dispiace. Siamo amici, ma finché non riuscirai a mettere i tuoi sentimenti da parte, non penso che dovremmo continuare a parlare e frequentarci."
Voleva stringerla e confortarla com'era abituato a fare, ma sapeva di non poterlo fare. Bastava guardare dove il suo comportamento li aveva portati.
Incomprensioni e dolori.
"Devo andare. Prenditi cura di te, Jackie."
Non aveva avuto il coraggio di dirle che Elena lo stava aspettando, che sarebbe stata la ragazza che lo avrebbe accompagnato a casa. Non voleva girare il coltello in una ferita già aperta.
Avrebbe lasciato quel dettaglio per un altro giorno.
Oggi voleva solo stare con la sua ragazza.
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Griffin
أدب نسائيElena trascorreva la sua vita pacificamente, fino a che non fu obbligata ad unirsi alla famiglia Godson per pagare i debiti creati dalle generazioni prima di lei. A complicare ulteriormente le cose è Elena, che purtroppo cattura le attenzioni indesi...