Capitolo 50: La mano che una volta strinse la mia

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Era tardi e mio fratello si era addormentato sul divano, nonostante la mia insistenza nel farlo tornare a casa a dormire comodamente.

Non riuscivo ad addormentarmi, così contrastando i miei stessi pensieri, decisi di fare visita a Griffin.

Entrai in stanza e notai che Logan stava lavorando al computer, seduto sul divanetto.

Mi guardai intorno, non c'era traccia di Jackie.

Alzò lo sguardo quando mi sentì entrare e con gli occhiali sul volto, sembrava davvero Clark Kent.

Si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi, "Elena, va tutto bene?" Le chiese.

"Non riesco a dormire," gli risposi.

Spese il computer, appoggiandoci gli occhiali sopra, "Ti capisco fin troppo bene."

"Stai ancora lavorando?" Gli chiesi.

"É difficile smettere, quando hai un'azienda da mandare avanti," ridacchiò.

"Siediti," mi propose.

Mi sedetti nella sedia posta alla destra del letto di Griffin.

"Quando si sveglierà?" La mia voce era roca.

"Non lo sappiamo... É difficile da stimare. Il Dottore che lo ha sotto controllo dice che il massimo che possiamo sperare, al momento, è che lui continui a respirare," la sua voce era bassa e sembrava lontana anni luce.

"C'è una possibilità che possa non-" Logan si interruppe.

"No, per favore," lo pregai.

Ce la farà... vero?

"Deve farcela. Ce la farà. Non ci lascerà così. Non così. Non può. Non glielo permetto. Non può. Non può succedere," un singhiozzo angosciato lasciò le mie labbra.

La vita può essere crudele, delle volte.

Non è giusto.

Per favore.

Pregai e scongiurai ogni Dio che mi passasse in mente.

Pregavo prima di andare a letto, così come pregavo quando mi svegliavo.

Ma le risposte erano sempre le stesse. Silenzio.

Una mano mi toccò dolcemente la spalla.

"Ti ha scritto una lettera," cominciò Logan.

"Voleva che te la dessi al momento giusto. Non so quando sia il momento giusto, ma sembra che sia ora." Mi porse una busta bianca.

"Perché mi avrebbe dovuto scrivere una lettera?" Delle lacrime calde mi rigavano le guance e il mio cuor batteva dolorosamente. Non riuscivo a smettere di sanguinare dall'interno.

"Immagino avesse paura che questo sarebbe potuto accadere," mi rispose Logan.

"Per favore, prendila," la sua voce tremava.

Presi la lettera con mani tremanti.

"Quando te l'ha data?" Gli chiesi tutto d'un fiato.

"Il giorno prima che sapeva di averti trovata," mi rispose.

"Se l'avessi saputo - L'avrei fermato. Avrei combattuto più duramente per farlo rimanere," la voce di Logan tremò ancora di più.

"É stata colpa mia," i suoi occhi diventarono lucidi, mentre cercava di trattenere le lacrime.

"Sono l'ultima persona che ha visto prima di andarsene," una lacrima solitaria gli bagnò la guancia, mentre guardava il fratello.

"Sono suo fratello maggiore. E ho fallito."

Avete mai assistito ad un uomo che si spezza davanti a voi?

Era la vista più straziante a cui poteste mai prendere parte.

Si coprì le labbra tremanti con una mano, mentre guardava il fratello minore steso su un letto d'ospedale.

Volevo aiutarli entrambi, ma non potevo. Non ero abbastanza forte.

"Logan...," ma ci provai comunque.

Gli strinsi la mano, mentre lo guardava. Si strofinò gli occhi, "Devo uscire un attimo," mi disse.

Mi sorrise lievemente e mi strinse la mano in segno di rassicurazione.

"Ok," gli risposi.

Logan abbassò le tende ed uscì.

Guardai la lettera che mi aveva dato.

La voltai ed il mio nome, scritto con la calligrafia di Griffin, giaceva al centro della busta. Era bellissima.

Una lacrima cadde sulla carta, sporcandola. Mi asciugai freneticamente le lacrime, ma non volevano saperne di smettere.

Singhiozzai in silenzio, accompagnata dal rumore fastidioso delle macchine a cui era attaccato. Il suo petto si alzava e si abbassava, come il mio. Ma lui non era con me.

Gli strinsi la mano e gli baciai le dita che una volta strinsero le mie.


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