Il tragitto sembrava essere infinito, erano passati 45 minuti da quando ci eravamo rimessi in strada. Con la musica di sottofondo, cominciai a rilassarmi. Mantenni lo sguardo fisso oltre il finestrino, mentre la vista dell'oceano mi apparve davanti. Mi sedetti, raddrizzando la schiena, godendomi quella stupenda vista. Era bellissima.
Attraversammo un ponte, o meglio Griffin guidò attraverso un ponte.
"Dove stiamo andando?" Gli chiesi, per la seconda volta in quella giornata.
"A mangiare," mi rispose.
"Hai guidato fino a qui per mangiare," ripetei sospettosamente, sollevando un sopracciglio.
"Per cosa pensi ti abbia portato qui?" Sollevò un sopracciglio di rimando.
"Oh, non lo so, per gettare il mio corpo esanime nell'oceano, forse?"
"Credimi, quello che voglio fare al tuo corpo non implica gettarti nell'oceano," mi rispose.
Ritrassi così velocemente il collo, che pensai si spezzasse.
"Ora, puoi uscire dalla macchina di tua spontanea volontà oppure posso caricarti sulla mia spalla come un sacco di patate. A te la scelta," mi disse.
Ci guardammo l'un l'altra, nessuno dei due voleva desistere per primo.
Griffin sospirò, "Okay, l'hai voluto tu," cominciò ad allungarsi verso di me.
"D'accordo! D'accordo! Faccio da sola," dissi, schiaffeggiandogli le mani.
"Non lo so, penso di aver cambiato idea. L'idea di portarti mi sembra migliore," si allungò per cercare di afferrarmi.
"Griffin!" Esclamai.
Ridacchiò, tornando sul suo sedile, sembrava stesse godendo di tutta quella situazione. "Su, andiamo a mangiare."
L'interno del ristorante era bellissimo, decorato con delle capannine dove mangiare all'interno ed abbellito ulteriormente da palme che riempivano gli spazi vuoti. Quasi tutti i tavoli erano occupati dai clienti. Una capannina con all'interno un bar occupava il centro della stanza, estendendosi lungo tutto il muro. Tutte i posti sembravano essere occupati.
Griffin si incamminò verso il banco e la donna dall'altra parte sollevò immediatamente lo sguardo, facendolo scorrere lentamente su Griffin. Le sue guance si tinsero di rosso, mentre lo salutava, "Ciao," disse.
"Un tavolo per due, per favore," disse Griffin.
Quando notò la mia presenza al suo fianco, le sue guance diventarono ancora più rosse.
"Certo," prese rapidamente i menù, invitandoci a seguirla.
Ci condusse in un tavolo affianco ad una staccionata in legno che aveva una splendida vista sull'oceano.
Ci sedemmo. "Alley, la vostra cameriera, vi raggiungerà tra un minuto," ci avvisò, mantenendo lo sguardo fisso su Griffin, che apri il menù, cominciando a leggerlo.
"Grazie," le dissi gentilmente e lei si voltò verso di me con un'espressione schiva. "Prego," mi rispose, prima di allontanarsi.
Aprii il menù e cominciai a sfogliarlo.
"Ciao, sono Alley e mi prenderò cura di voi oggi. Cosa posso portarvi da bere?" Sollevai lo sguardo, notando il sorriso brillante di Alley.
"Io prendo dell'acqua," rispose Griffin.
"Anche per me," aggiunsi.
"Certo, arrivo subito!" Ci disse Alley, gioiosamente.
Volsi lo sguardo verso l'oceano, la brezza marina riempiva l'aria e la superficie dell'oceano si increspava con il vento leggero. Un bambino e suo papà stavano giocando vicino all'acqua, il bambino schizzava il padre, poi cominciava a scappare. Il papà lo prese, facendolo sedere sulle sue spalle ed il bambino rise. Sorrisi a quella dolce scena.
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Griffin
Chick-LitElena trascorreva la sua vita pacificamente, fino a che non fu obbligata ad unirsi alla famiglia Godson per pagare i debiti creati dalle generazioni prima di lei. A complicare ulteriormente le cose è Elena, che purtroppo cattura le attenzioni indesi...