Dei nuvoloni neri riempirono lentamente il cielo, come se fosse un oscuro spettro.
I tuoni ci graffiavano le orecchie, mentre il cielo borbottava, facendo tremare il terreno.
Dei lampi chiari fendevano arrabbiati quella coltre scura, illuminandola come per rivalsa. Il terreno tremò di fronte a quella catastrofe.
Il vento scuoteva gli alberi come se fosse il pianto di un'ossessa.
Un altro lampo si riverberò il cielo e il rumore del tuono sferzò l'aria.
Delle gocce di pioggia cominciarono a scontrarsi rumorosamente contro il vetro della finestra.
La pioggia cominciò a colpire il tetto, ancora più rumorosamente.
Il rumore della pioggia rompeva la quiete della casa.
Con una tazza di caffè in mano, Griffin guardava la tempesta circostante affacciato all'ampia vetrata.
I suoi piedi erano freddi contro il pavimento in legno, ma non gli interessava.
Guardava silenziosamente fuori dalla finestra.
Si portò la tazza alle labbra, bevendo un altro sorso del suo bollente caffè.
La fragranza dell'aroma pervase i suoi sensi. Gli ricordò un giorno d'estate, con il vento che gli soffiava sulla schiena.
Bevve, in silenzio.
Gli alberi si muovevano ripetutamente a causa della forte corrente d'aria.
Stringeva e allentava la presa sulla sua tazza, scaldandosi la mano.
La tranquillità di quella mattina era interrotta dal rumore battente della pioggia sul tetto.
Un dolce tocco gli avvolse le gambe.
Abbassò lo sguardo sul morbido manto di capelli neri, una guancia era appoggiata contro la sua coscia tonica.
I suoi piedi non era più freddi, mentre due manine lo stringevano a sé.
"Ehi, piccolo. Cosa ci fai in piedi?" Con le manine si strofinò gli occhi assonnati, mentre guardava Griffin.
"Papà," la sua voce stanca era un chiaro segnale che si fosse svegliato solamente qualche minuto prima.
Griffin sorrise, appoggiando la tazza sul tavolino al suo fianco.
Si chinò e prese in braccio suo figlio.
"La tempesta mi ha svegliato," Griffin si strinse suo figlio al petto, appoggiando la sua guancia paffutella contro la sua.
Guardarono insieme la tempesta, la pioggia intensa batteva contro la finestra, facendo sussultare suo figlio.
Griffin rafforzò la presa, "Va tutto bene, non avere paura. É solo pioggia," disse dolcemente, cercando di pettinare con le dita i capelli scompigliati del figlio.
Gli occhi nocciola con le sopracciglia lievemente sollevate gli donavano un'espressione adorabile, Griffin non poté evitare di sorridere a quel volto grazioso.
Suo figlio aveva i suoi occhi ed il suo naso, ma le sue labbra era un misto tra le sue e quelle di Elena.
La sua caparbietà l'aveva presa da lui, mentre la pelle chiara era quella della sua mamma.
Il suo brillante sorriso lo riscaldava anche nelle notti più buie, ricordandogli quello della donna che amava.
Strofinò la sua morbida guancia contro quella di Griffin, sorridendogli con i suoi dentini mancanti.
"Posso avere una cioccolata calda, papà?" Gli chiese.
"Certo, piccolo."
Si diresse in cucina con suo figlio tra le braccia.
"Posso bere un po' del tuo caffè, papà?" Quel bambino sapeva di poter ottenere ciò che voleva e non aveva timore ad usare questo vantaggio.
"No, Trevor. Il caffè è per gli adulti," Griffin riprese suo figlio.
Trevor mise il broncio con le labbra tremanti, mentre i suoi occhioni guardavano il padre.
Griffin sospirò, sì era decisamente perso di suo figlio. E lui lo sapeva.
A volte si infuriava con se stesso, perché non voleva che suo figlio crescesse con l'idea di poter ottenere ciò che voleva.
Faceva del suo meglio per non viziare il piccolo, consapevole che Elena avrebbe storto il naso.
"Ma anche la cioccolata calda è per adulti," cercò di far ragionare il figlio.
"Sì! Con i marshamallow!" Esclamò il bimbo di quattro anni, deliziato.
"Certo!" Griffin gli baciò la guancia paffutella ed entrambi si sorrisero.
Griffin si spostò per cominciare a preparare la cioccolata, attraversando la cucina ed accendendo il fuoco. Appoggiò momentaneamente il figli sul bancone.
Il fuoco cominciò a prendere vita, scoppiettando.
Il focolare illuminò lievemente la stanza, mentre i tuoni rimbombavano all'esterno.
Delle calde braccia gli si allacciarono attorno alla vita ed un sorriso gli incurvò le labbra. Guardò le delicate braccia avvolte attorno a lui.
Si voltò lentamente.
"Buongiorno, piccola."
I suoi occhi marroni lo salutarono, mentre il sorriso che tanto amava faceva capolino sulle sue labbra.
"Buongiorno, amore," rispose Elena.
Si mise sulle punte e lo baciò.
Griffin le sorrise, i suoi occhi si spostarono dietro di lei, posandosi sull'altra sua fonte di gioia dai capelli neri come la madre.
Si chinò, mentre una piccola peste di cinque anni trotterellava verso di lui con lo sguardo ancora assonnato, "Buongiorno, papà,"
Le baciò la fronte, "Buongiorno, Sophia," salutò la figlia maggiore.
"L'ho trovata nella nostra stanza, uscendo dal bagno," disse Elena, prendendo in braccio il figlio minore.
"Buongiorno, mamma. Papà mi sta preparando la cioccolata calda!" Disse Trevor, deliziato.
Elena sollevò un sopracciglio verso il marito.
"Ora?"
Con un sorriso sul volto, Griffin fece spallucce alla moglie.
Elena sospirò, "D'accordo, oggi potete avere la cioccolata calda a colazione!"
"Sì!" Esclamarono gioiosi entrambi i bambini.
"Possiamo anche guardare una maratona di cartoni oggi?!" Chiese Trevor, saltellando tra le braccia della madre.
"Per favore?!" Anche Sophia si unì al fratellino.
Elena guardò fuori dalla finestra, notando la tempesta in corso. Il cielo era scuro e bagnato.
Il loro salotto era illuminato dalla fiamma dorata e il calore danzava nella loro casa.
Elena sorrise ai tre, "D'accordo."
Un'espressione contenta fece capolino sul volto di Griffin, mentre un'improvvisa scarica di felicità le scorreva nelle vene.
I loro stati d'animo si illuminarono in netto contrasto con il cielo scuro all'esterno della loro casa.
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Griffin
ChickLitElena trascorreva la sua vita pacificamente, fino a che non fu obbligata ad unirsi alla famiglia Godson per pagare i debiti creati dalle generazioni prima di lei. A complicare ulteriormente le cose è Elena, che purtroppo cattura le attenzioni indesi...