Capitolo 39: La confessione

789 38 3
                                    

L'auto cominciò a rallentare nei pressi di un grande edificio.

L'uomo spense il motore ed uscì dall'auto. Sembrava un'altra fabbrica, però questa era in condizioni migliori rispetto alla precedente. Da quello che potevo notare era un altro edificio isolato, non c'erano abitazioni in vista.

L'uomo si avvicinò al mio lato, aprendomi la portiera.

"Fuori," mi ordinò.

Seguii lentamente le sue istruzioni, poi mi afferrò per un braccio, trascinandomi verso l'edificio.

"Dove siamo?" Gli chiesi, consapevole che non mi avrebbe risposto.

Come avevo predetto, la sua voce non giunse alle mie orecchie.

Feci del mio meglio per annotare lo spazio a me circostante. C'erano molte più finestre in questa fabbrica, che sembrava abbandonata date le condizioni fatiscenti del prato. Un lungo viale alberato si estendeva dietro l'edificio, continuando per quelli che sembravano ettari.

Tremai al pensiero di dove poteva essere seppellito il mio corpo. Sola, in una zona boschiva, dove i miei genitori non avrebbero potuto trovarmi finché il mio corpo, ormai morto, non si sarebbe decomposto, fungendo da vitamine al terreno circostante.

Un brivido mi percorse la spina dorsale.

L'uomo mi trascinò oltre la porta.

Venni salutata dalla figura di mia zia, in piedi sotto lo stipite della porta, che ci salutava come se ci stesse dando il benvenuto per una vacanza.

"Benvenuta, mia cara! Questo posto è più grazioso, non trovi?" Mi salutò.

"So di essere stata terribile ultimamente, ma ho una buona notizia per te! Questo posto ha ancora l'acqua allacciata, perché non vai a ripulirti un po'?" I suoi denti bianchi brillarono sotto i raggi solari.

Senza attendere una mia risposta, l'uomo mi spinse in direzione del bagno.

Entrai e chiusi la porta a chiave.

Mi avvicinai lentamente allo specchio.

Ero orribile, proprio come mi sentivo.

Dei nuovi vestiti erano stati appoggiati vicino al lavandino. Aprii l'acqua e comincia a togliermi i vestiti sporchi.

Entrai in doccia, gettando il mio volto sotto l'acqua fredda.

Successivamente, mi passai lo shampoo alla lavanda su tutto il corpo.

Una volta terminato, rimasi sotto l'acqua finché non sentii un colpo contro la porta.

"Il tempo è scaduto. Esci," mi disse l'uomo.

Rimasi ferma, poi chiusi rapidamente l'acqua.

"Ok! Quasi fatto!" Gli risposi.

Mi infilai rapidamente i vestiti puliti ed aprii la porta.

L'uomo mi lanciò un'occhiataccia, prima di indicarmi con il mento il percorso che dovevamo seguire, segnalandomi di raggiungere mia zia. Ubbidii e cominciai a camminare, mentre lui mi rimaneva dietro.

I miei passi si interruppero, quando vidi altri uomini presenti nella stanza, armati.

"Non avere paura, cara. Sono qui solo per precauzione. Vieni, siediti. Abbiamo molto di cui discutere," mi disse mia zia.

Mi indicò di sedermi sull'unica sedia riposta al centro della stanza ed io mi incamminai lentamente verso essa, sedendomi. Mi stavano circondando, in piedi.

"Ti starai probabilmente chiedendo perché siamo qui," mi disse, guardando il suo orologio.

"Non abbiamo molto tempo, quindi è meglio che ci sbrighiamo," continuò.

GriffinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora