Mi sdraiai a letto e guardai la sveglia appoggiata sul mio comodino. Erano le 2:50. Sbuffando, continuai a rivolarmi nel letto e quando riguardai l'ora, il led segnava le 3:36.
Non c'era ancora traccia della sua auto, nel vialetto. Rimasi a fissare il soffitto immersa nei miei pensieri, fino a che una lacrima solitaria mi bagnò la guancia, ma la asciugai prontamente.
Guardai il mio polpastrello inumidito, prima di asciugarmi anche il dito. Priva di sonno, presi il libro che giaceva sul mio comodino e cominciai a leggere fino a che Morfeo non mi accolse tra le sue braccia.
Mi svegliai quando sentii la sveglia suonare. Indossai un vestitino e ci abbinai una giacchetta in jeans sopra. Legai i capelli in una coda disordinata e mi appoggiai lo zaino su una spalla, pronta per andare in Università.
Salutai Lisa in cucina, "Buongiorno, Lisa," le dissi con un sorriso.
"Buongiorno, dolcezza," ricambiò con un sorriso altrettanto radioso.
Mi versai una tazza di caffè nella borraccia termica e mi diressi a lezione.
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"Vuoi dei biscotti al cioccolato?" Mi chiese Kate dalla cucina, tirandoli fuori dal forno.
"Certo!" Dissi, incanalando aria a pieni polmoni, "Oh mio Dio, Kate! Hanno un profumo pazzesco!" La raggiunsi in cucina e lei mi sorrise fiera. "Certo! Parola della sottoscritta," mi disse.
Mi sedetti su una sedia, mentre Kate prese una spatola, incominciando a sistemare i biscotti in un piatto. Ne presi uno direttamente dalla teglia, prima di mettermelo in bocca e mormorare, "Wow! Sono buonissimi," ammisi, dopo averne morso uno.
"Sono buoni, mm," disse lei divertita.
"Sì, penso che ne prenderò un altro," mi allungai e lo presi, mentre Kate ridacchiava. Facemmo partire un film horror e ci sdraiammo sul divano, condividendo la coperta.
Kate si coprì gli occhi di fronte ad alcune scene di paura, mentre io mi concentrai più a fondo, così da non spaventarmi troppo davanti ad eventuali sorprese.
In alcune scene non potei evitare di stringermi a Kate, ci stavamo facendo forza a vicenda.
Una volta che il film fu terminato, passammo entrambe dall'essere tristi ed impaurite ad essere felici.
"Sai cosa servirebbe per aumentare le nostre entrate?" Mi chiese Kate.
"Cosa?" Le chiesi, lavando i piatti.
"Filmare le nostre reazioni mentre guardiamo i film e pubblicarle su YouTube. Penso che le persone facciano molti soldi così," mi fermai a pensarci su.
"Lo pensi davvero?" Le chiesi lentamente, non mi avrebbe fatto male aumentare i miei risparmi.
"Sì, lo fanno davvero in molti. Potremmo farlo anche noi," ammise Kate.
Terminai di pulire, mentre pensavo ai vari scenari nella mia mente.
"Penso che sia un'ottima idea," ammisi.
Mi preparai per andare al lavoro, indossando le stesse cose della mattinata, cambiai solamente le mie amate sneakers, sostituendole con un paio di stivali.
Le sedie del bar si riempirono velocemente, mentre salutavo ed intrattenevo i nostri clienti abitudinari; riuscii a prendere gli ordini velocemente, anche perché sapevo già cosa volessero la maggior parte di loro.
"Ehi, c'è un ragazzo al mio tavolo che dice di conoscerti," mi comunicò Reid, mentre prendeva le ordinazioni delle bibite che mi aveva richiesto.
Guardai verso il tavolo e notai un paio di occhi blu guardare nella mia direzione.
"Sì, lo conosco," ammisi.
Il bar continuò a riempirsi, ancora ed ancora, ma cercai di fare del mio meglio per conversare un po' con tutti. Sfortunatamente, riuscii a dedicare solo pochi minuti ciascuno, prima che qualcun altro mi chiedesse un drink.
Shakerando un Margarita, sentii una voce a me familiare, "Ciao."
Sollevai lo sguardo dai miei ordini e lo puntai in quegli occhi blu.
"Salve, Signor Mattigon," gli sorrisi.
"É bello rivederti," affermò, con un sorriso.
"É passato un po' di tempo," ammisi.
"Hai ragione. Ti dispiace se mi siedo su una di queste sedie?" Mi domandò.
Guardai il tavolo dov'era seduto fino a qualche momento fa.
"Una è mia sorella e l'altro è il suo fidanzato, stiamo cenando assieme perché volevo congratularmi per il fidanzamento. Stanno tornando a casa," disse, guardando il tavolo, ormai vuoto.
"Certo, siediti pure. É una serata piuttosto movimentata, ma farò del mio meglio per tornare a parlare con te."
"Lo capisco, sono un uomo paziente," disse, prima di sedersi.
I miei occhi seguirono i suoi movimenti, sembrava diverso stasera, più rilassato nei suoi vestiti casual che consistevano in una maglietta e un paio di jeans blu. Era sempre lo stesso, ma diverso.
Continuai a preparare le ordinazioni, assicurandomi di portare i drink a tutti, prima di dirigermi verso il Signor Mattigon.
Mi asciugai la mano nel grembiule, "Cosa posso portarti, Signor Mattigon?" Gli chiesi.
"Chiamami Oliver, Elena. Non sono più il tuo insegnante di matematica," mi disse.
I suoi occhi si illuminarono, mentre mi guardava.
"Oliver," ripetei il suo nome.
"Un whiskey, grazie," mi rispose.
"Arrivo subito," dissi, prima di fare un giro tra i clienti e fermarmi a scherzare di tanto in tanto. Poi mi diressi verso la mia postazione e preparai i drink richiesti.
Quando la serata cominciò ad alleggerirsi, il Signor Mattigon era al suo secondo whiskey. Faceva sorsi brevi, mentre parlava con colui seduto al suo fianco.
Quando la serata si calmò, mi sedetti su uno degli sgabelli e mi unii alla sua conversazione, mi porse immediatamente la sua attenzione, facendomi sentire subito a mio agio.
"Non stavi scherzando quando mi hai detto che era una serata movimentata," affermò,
Risi, "A volte può essere davvero dura," ammisi.
Il Signor Mattigon mi guardò, "Sei davvero cresciuta molto," constatò.
Consapevole della cosa, mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed i suoi occhi seguirono i miei movimenti, mentre un sorriso gli incurvava le labbra.
"Cosa stai facendo?" Mi chiese.
"Principalmente lavoro ed Università," gli risposi.
"Oh, cosa stai facendo a lezione?" Mi chiese.
"Cose semplici al momento, sto studiando economia," gli dissi.
"Avresti spiccato in qualsiasi facoltà."
"Non mi dispiacerebbe aprire una mia attività un giorno, niente di troppo grande, una piccola pasticceria andrebbe bene," gli dissi con un tenero sorriso.
"Adoro i dolci, devo venirti a trovare più spesso," mi disse prima di guardarmi, poi i suoi occhi si soffermarono su qualcosa alle mie spalle.
Il suo sorriso scomparì quando guardò l'orologio, "Devo scappare, domattina ho lezione," mi fece un sorriso di scuse ed esitò per un momento prima di guardarmi negli occhi e scrivere qualcosa su un tovagliolo.
"Questo è il mio numero. Mi piacerebbe che ci tenessimo in contatto," mi disse, appoggiando una banconota da 20$ sul banco. "Spero di sentirti presto, Elena," mi disse, prima di lasciare definitivamente il bar.
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Griffin
ChickLitElena trascorreva la sua vita pacificamente, fino a che non fu obbligata ad unirsi alla famiglia Godson per pagare i debiti creati dalle generazioni prima di lei. A complicare ulteriormente le cose è Elena, che purtroppo cattura le attenzioni indesi...