4x2- Bussare alla porta è passato di moda?-

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*josephine's pov*

Io e Thomas stavamo discutendo di affari quando dalla porta entrò una donna tutta sorridente, aveva dei capelli a caschetto corvini con una frangia. Era vestita bene.
«Non è più di moda bussare prima di entrare in una stanza?» chiesi io facendo cadere sul tavolo la penna che avevo in mano.
«Che scortese! Sarà per la prossima.» disse lei con un tono sarcastico e sbeffeggiante.
«Dovrei parlare con il signor Shelby.» continuò lei standosene in piedi davanti alla porta.
«Lui è qui e vi sta ascoltando.» dissi io accendendomi una sigaretta.
«Scusatemi ma non sono discussioni di cui una segretaria possa far parte.» feci per ribattere ma Thomas mi precedette.
«Signorina Eden, lei è Josephine White e non è la mia segretaria, è la mia donna e lavora con me.»
«D'accordo allora.» disse per poi mettersi a sedere alla destra di Thomas e davanti a me.
«Dite che c'è una disparità di paga in base al sesso.» cominciò lo Shelby.
«Sapete... i tagliatori di ferro della rover, una fabbrica distante due chilometri, prendono dieci scellini a settimana in più delle tagliatrici che lavorano qui.»
«Fabbriche diverse, paghe diverse.» dissi io aspirando di nuovo la mia sigaretta.
«ma entrambe le fabbriche sono vostre sig. Shelby. Non sono a vostro nome, è ovvio, sono infatti a nome di altre società.» disse la corvina per poi iniziare a fare l'elenco di tutte le aziende di Thomas.
«Quindi non parliamo più di uomini e donne, si parla di me.» disse per poi alzarsi e quadrare fuori dalla finestra.
«Tommy Shelby, ufficiale dell'impero britannico. No parliamo di voi. Parliamo di disparità. Dieci scellini a madri che lavorano per comprare scarpe hai propri figli.» a sentir parlare sta donna mi faceva venire il mal di testa. E poi perché lo chiama Tommy?
«Io non avevo le scarpe.» disse Tommy per cercare di farla star zitta ma non funzionò.
«È le negate agli altri?»
«A piedi scalzi sono divenuto cattivo. ma voi sapete tutto.» disse lui con fare ironico che solo chi lo conosceva bene poteva intuire.
«Siete divenuto cattivo, è forse una minaccia velata?»
«Nessuna minaccia.» intervenni io ormai stufa di questa situazione.
«oh, a Birmingham siete noto, sig. Shelby.»
«Dolcezza... qualunque cosa si dica, non ho bisogno di fare minacce.» infatti Tommy non era una da minacce era uno che agisce. se non lo capisci una volta, non hai tempo di pensare la seconda volta.
«I miei fratelli e sorelle-» la interruppi
«I vostri fratelli e sorelle... ascolti, abbiamo intenzione di comportarci da uomini e donne d'affari, quindi abbasseremo di cinque scellini a settimana agli operai della Rover e alzeremo di cinque scellini alle operaie di questa fabbrica così da arrivare alla sua fottuta parità sacra. Ma diremo anche agli operai che hanno famiglie da sfamare, che l'idea di ridurre le loro paghe è vostra.» finii il mio discorsetto e la signorina si alzò arrivando a muso duro su di me. Era qualche centimetro più alta ma non mi faceva paura. Restai ferma al mio posto è gli risi in faccia.
«Se ne avrete il coraggio farò scioperare tutti i membri del mio sindacato.»
«Ah si, la settimana dopo Natale, Sicura?» chiesi io ridendole in faccia.
«Sapete, tutto quello che avete detto è il fatto che ci siamo incontrati qui oggi, mi suggerisce che siete una donna che non ha una famiglia.» disse Thomas mettendomi le mani sui fianchi facendomi indietreggiare di poco.
«E tutto quello che ho sentito io, invece, mi suggerisce che non avete una famiglia neanche voi.» disse lei con fare sapientone.
«qui vi sbagliate, Thomas ce l'ha una famiglia e ce l'hai qui davanti... dolcezza.» dissi io soddisfatta.
«Io, i miei fratelli e sorelle, non vi temiamo. Il 26 dicembre convocherò una riunione straordinaria del comitato esecutivo. I fischietti suoneranno in tutta Birmingham.»
«Vi aspettiamo.» dissi per poi lasciarla andare via.
Mi girai verso Tommy che mi quadrava con brama.
«Chiama un altra donna dolcezza e ti taglio le palle amore.» dissi guardandolo negli occhi.
«Agli ordini capo.» disse lui afferrandomi con delicatezza il viso e avvicinarlo al suo.
«Sei sexy quando prendi posizioni.» continuò lui lasciandomi dei dolci baci sulle labbra.

-
Era sera e mentre Thomas registrava le ultime scartoffie arrivò la governante a dargli la posta e chiedergli quante persone eravamo per la cena di natale.
Mentre i due parlavano io aprivo la posta 3 mi incuriosì una lettera in particolare:Proveniva dalla gran bretagna ma aveva il francobollo di New York.
L'aprii è quello che vi era dentro mi spiazzò.
«Poi andare Mary.» dissi alzandomi e mandando fuori la governante.
«Tra la posta c'era questa, Tommy. È la mano nera, direttamente da Luca Changretta.» 
«Merda.» disse rimettendosi a sedere dietro la sua scrivania.
«Ho ucciso io Vincent, cosa centrate voi?»
«Si tu hai ucciso il vecchio ma noi abbiamo ucciso il figlio, Angelo. Ma anche se non fosse, a loro non frega un cazzo. Per loro è stata la famiglia e te sei la mia famiglia.»
«Mi dispiace Tommy, è tutta colpa mia.» cercai di sembrare calma ma lui mi abbraccio facendo aderire la mia schiena al suo petto. Il suo respiro mi fece calmare.
«Non è colpa tua e nessuno ti farà del male, devono passare su di me prima.»
«Io non ho paura per me Tommy, io ho paura per te, per John e per tutti voi. Io non ho paura di morire... ho paura di vederti morire.» dissi con le lacrime agli occhi.
«Non succederà niente a nessuno. Gli ammazzo prima, Josie. Nessuno tocca la mia famiglia.» disse lui per poi girarmi e baciarmi con passione.
-
Dopo aver messo a letto Charlie vado da Thomas che era ancora in ufficio. Mi misi dietro di lui e gli posai le mani sulle spalle.
«La devi smettere di lavorare così tanto, stessa cosa vale per il Whisky, devi diminuire.»
«Lo so, lo so, ma se non finisco entro due giorni avrò molto di più da fare.» disse lui facendo un tiro della sua sigaretta.
Lo osservai molto attentamente, i suoi muscoli erano in tensione, i capelli in disordine e la camicia semi aperta.
«Oh che peccato. E io che avevo intenzione di darti il tuo regalo di natale. Vorrà dire che aspetteremo.» dissi facendo la finta triste. A sentire le mie parole, Thomas si girò verso di me e mi prese per i fianchi facendomi poi cadere sulle sue gambe.
«Per te ho sempre del tempo.» sorrise buttando la sua sigaretta e posò tutta la sua attenzione su di me.
«Vuoi sapere il tuo regalo?» il moro annui sorridente come un bambino che aveva appena sentiva odore di caramelle.
«Mi sono chiesta: "cosa regalo ad un uomo che ha già tutto quello che desidera?" Così ho preso la cosa che più ti piace e l'ho decorata al meglio.» dissi maliziosa.
«E cosa sarebbe?» chiese curioso, qualcosa si aspettava ma non sapeva davvero cosa.
«Scoprilo da solo.» Presi la sua mano dalla mia gamba e la trascinai piano piano sotto la mia gonna, fino ad arrivare al mio intimo.
Thomas accarezzò quel tessuto bucherellato e non appena realizzò mi mise a cavalcioni su di lui così da coincidere le nostre intimità.
«Contento Tommy?» chiesi con modo sensuale.
«Posso scartare il mio regalo?» chiese abbassandomi una spallina del vestito che portavo indosso.
«Solo se mi dai un bel bacio.»

Con una mano circondò il mio collo con un po' di forza e mi avvicinò alla sua bocca facendo iniziare un bel bacio appassionato.
Le mie mani tra i suoi capelli già disordinati e la mia intimità che strusciava sulla sua per far crescere il desiderio.
In un secondo il mio vestito cadde sul pavimento e non appena gli occhi di Thomas caddero sul mio completino in pizzo rosso, perse la ragione.
«Mi dispiace di doverlo strappare.» disse lui tra le mie labbra oramai rosse per il bacio intenso.
«È fatto apposta.» Come detto a Tommy mi strappo il completino e prese a baciarmi il seno.

In questo momento io ero completamente nuda al suo cospetto, per questo gli tolsi la camicia e gli sbottonai i pantaloni che si sfilò in un solo gesto.
Adesso non c'era niente che poteva separarci.
La sua mano destra scivolò nel mio inguine e iniziò a massaggiarmi il mio punto debole con movimenti circolari.
Iniziai a graffiargli la schiena dalla troppa eccitazione e i nostri genitori riecheggiavano nella stanza.
ad un tratto si fermò ed entrò in me prendendomi alla sprovvista, cosa che mi fece più eccitate di prima.
Poteva sembrare rude come cosa, ma il modo in cui Thomas mi fa sentire nonostante tutto non me ne potrei mai vergognare.
Iniziai a salterellare sopra il suo membro, così da farlo entrare più in profondità.
«Tommy... oh Tommy.» ansimai più forte che potei.

Gli affondi si fecero più intensi e mentre il momento di massimo piacere stava arrivando sentimmo la porta dell'ufficio aprirsi di scanno con una voce che chiamava Tommy.
«Oh cazzo. scusate tantissimo.» Disse Ada prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta dietro di se.
Scesi dal grembo di Thomas e raccolsi il mio vestito da terra infilandomelo, stessa cosa fece Thomas con i suoi vestiti.
«Porca troia, ma nessuno bussa oggi?» imprecò Tommy allacciandosi i pantaloni.
«Ada non ha colpe, non poteva saperlo.» dissi io sistemandomi i capelli.
Cercammo di essere il più presentabili possibili e dimmo a a Ada di entrare.
Il suo viso era rosso dall'imbarazzo e dalla mortificazione.
«Scusate se ho interrotto la vostra "unione"»
«Non fa niente Ada. Siediti.» dissi facendole un sorriso per rassicurarla.
«Sto bene in piedi grazie»

In Love With A Gangster // Peaky Blinders  {SOSPESA!!}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora