5. Quella che tutti conoscono

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Tutto ciò che sentiamo è un'opinione,
non un fatto.
Tutto ciò che vediamo è una prospettiva,
non la verità.

MARCO AURELIO

Evangeline

4 anni prima
28 maggio 2019

Questo fine settimana ci sarebbe stata la festa in onore di mia madre e io ancora non avevo trovato modo di invitare James a partecipare con me.
Questo perché io e lui non ci eravamo mai parlati, se non ieri quando stava per rischiare la vita. L'ho fermato perché già sarebbe stato imbarazzante dire a Jenna e alle altre che sarei andata con lui, se avesse combinato qualche casino avrei potuto dire addio alla mia dignità.

Non che io pensi che uscire con lui sia imbarazzante, ma loro lo pensano e se mettessi in qualche modo fine alla nostra "amicizia" non farei altro che portare altra vergogna sul nome della mia famiglia.
Ormai conosco quelle arpie, farebbero di tutto per infangare il nome di qualcuno che è loro d'intralcio e io per loro lo sono senza ombra di dubbio.

So che Jenna cerca un motivo per attaccarmi da anni, Chanel non aspetta altro e Ella va dove va la sua amichetta. L'unica che pare non avere interesse nel rovinarmi è Mya, l'ultima arrivata.
Sapendo che il loro interesse è farmi affondare teoricamente dovrei starle lontana, ma col tempo ho capito che l'unico modo per tenerle d'occhio e assicurarmi che non scoprano nulla è tenermele vicine. Così non penseranno mai che ho qualcosa da nascondere, solo che sono una stronza viziata come loro.

Peccato che non ci sia cosa più lontana dalla realtà. La realtà era un'altra e nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza.
Non sia mai che il nome dei Morris venga infangato.

<< Stavo pensando che oggi potremmo andare a fare un po' di shopping, il vestito che ho preso per questo fine settimana non mi piace più. >> Disse Chanel, seduta sul tavolo della mensa mentre si limava le unghie.

<< Ho da fare, chiedi a Jenna. >> Risposi fingendo di non prestarle attenzione, mentre continuavo a scorrere i commenti sotto il mio ultimo post.

In realtà non li stavo neanche leggendo, di quello si occupavano gli agenti di mio padre che decidevano cosa dovessi postare e cosa no. Stavo facendo finta, come sempre.

Perché questo è un mondo dove contano le apparenze e io non sono nella posizione di decidere come apparire agli altri.

<< Cosa mai potrai avere da fare che sia più importante dello shopping, Eva? >> Chiese seccata, come ogni volta che rifiutavo.

La verità era che dovevo lavorare, dato che al contrario di ciò che pensavano non era mio padre a supportare le mie spese. Avevo trovato un lavoro fuori città, in modo che non lo venisse a sapere nessuno a New York, altrimenti chi l'avrebbe sentito mio padre. La notizia avrebbe causato uno scandalo d'altri tempi. L'uomo più ricco di New York che caccia sua figlia di casa a soli sedici anni, la manda a lavorare e le paga solamente i vestiti per le cerimonie a cui la obbliga a partecipare.
Sarebbe scoppiato il caos nei media.

<< Ho delle cose da fare con mia madre per la rivista, ti avevo già detto che mi vuole come modella per i nuovi capi, giusto? >> Domandai, consapevole del fatto che non le avevo detto nulla perché in realtà non era vero.

<< No, non mi pare. >> Rispose diventando rossa in viso, per quanto si stava trattenendo.
Sorrisi, soddisfatta.

<< Oh, dev'essermi passato di mente con tutte le cose che ho da fare. Beh, ora lo sai. >> Proprio quando terminai la frase suonò la campanella che indicava la fine della pausa pranzo, perciò mi alzai.

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