13. Solo problemi

512 12 13
                                    


PRIMA PARTE

To live for the hope
of it all

TAYLOR SWIFT



Asher

La notte prima al processo sul caso Lewis


Camminai con calma, attraversando alcuni dei vicoli più pericolosi di New York, con soltanto la luna a illuminare la strada.
Non c'erano rumori, se non le lamentele dei vecchi ubriachi che mi strisciavano accanto.
Tutto ciò che si sentiva erano i miei passi, mentre andavo incontro alla persona che mi aveva aperto gli occhi due settimane fa.

Alexander era stato un buon amico, quando eravamo piccoli. Da adolescenti il nostro rapporto era cambiato, non ci vedevamo più ogni giorno e non eravamo più in contatto come una volta. Rimanevamo amici, ma era diverso.

Lui si era trasferito a Boston, di conseguenza ci vedevamo raramente, inoltre aveva smesso di chiamarci.
Inizialmente io e Kevin avevamo tentato di rimanere in contatto con lui, ma Alexander sembrava intenzionato ad allontanarsi. Non ci aveva mai detto che era ancora in contatto con Audrey, che erano amici, anche a distanza di anni era geloso del rapporto che avevamo avuto con lei.

Nonostante tutto, quando veniva a New York per il lavoro dei suoi genitori, veniva da noi. Quei giorni passavano velocemente, tornavamo ad essere i ragazzini di sempre, combinavamo ogni tipo di casino.

Finché non è arrivata la notte dell'incendio, quando i quattro agenti migliori sono morti per salvarci. Quella notte ha segnato la fine del nostro trio, che ai tempi era molto conosciuto dai nostri coetanei. Aspettavano tutti quei giorni in cui ci riunivamo perché sapevano che ci sarebbe stato tanto divertimento in giro per la città.

Io e Kevin abbiamo smesso di parlare con chiunque, lui ha lasciato la città per trasferirsi in California, rinunciando alla borsa di studio che aveva ricevuto nella New York University.
Alexander ha chiuso definitivamente i contatti con tutti ed è completamente sparito per quasi tre anni. Si è fatto sentire poco prima del ritorno di Audrey, chiamando Kevin per dirgli non so cosa.

Quella notte era stata difficile per tutti da superare, tutt'ora se ci ripensavo mi venivano i brividi. Le urla, il panico, le fiamme alte che rischiavano di ucciderci.
Ma ciò che non avrei mai dimenticato sarebbero state sempre le espressioni dei genitori di Audrey, quando riconoscendo me, Alexander e Kevin ci aiutarono ad uscire, rimanendo poi intrappolati.

Avevamo visto il terrore nei loro occhi, attraverso il vetro della finestra, nel momento in cui le fiamme si alzarono e per loro non ci fu più speranza.
Quello era stato l'ultimo momento passato insieme. L'ultimo fino a due settimane fa, quando tutta la verità era venuta a galla.

Andai sul retro dell'edificio che mi era stato indicato, trovando Kevin seduto a terra con una sigaretta tra le dite e una bottiglia di birra nella mano opposta. Una posizione che mi ricordò terribilmente Audrey, che avevo scoperto essere sua sorella pochi giorni fa.
Poi c'era Alexander, immobile e impassibile come non l'avevo mai visto prima. Sembrava una persona completamente diversa da quella che mi aveva puntato una pistola contro solo pochi giorni fa, non solo sembrava più lucido ma anche apatico.

<< Mi sorprende il fatto che siate venuti entrambi, mi aspettavo che almeno uno di voi mi avrebbe dato buca. >> Disse ironicamente, non ottenendo risposta.
Kevin sbuffò, aveva tutta l'aria di uno che voleva essere da tutt'altra parte, probabilmente in qualche pub a drogarsi. Io, invece, non avevo più un posto da chiamare casa. Si, abitavo ancora con la mia famiglia, ma la persona che ormai era diventata la mia casa non c'era più. Non aveva solo lasciato New York, aveva anche smesso di rispondere al telefono. Non che l'avessi chiamata, ma i miei fratelli l'avevano fatto numerose volte e Audrey non si era fatta sentire.

BetrayalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora