15. Non sei sola

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PRIMA PARTE

It's never too late
to be who you wanna be

LANA DEL REY

Alexander

Presente
18 settembre 2022

Non avevo mai desiderato morire. Al contrario, avevo sempre pensato alla vita come a un dono inestimabile.
Ma ormai ero così abituato a toglierlo, quel dono, da desiderare che qualcuno facesse lo stesso con il mio.

C'era solo una ragione che mi aveva impedito di togliermi la vita negli ultimi anni: Harry, o come lo conoscono tutti, Dio.

Era un malato mentale fissato con i personaggi della Bibbia, in particolare Adamo, Eva e Lilith. Non a caso aveva nominato noi tre con quei nomi.

Era talmente instabile da passare le giornate in una stanza arredata e illuminata in modo da sembrare il paradiso.
Non era il fatto di essere il suo braccio destro a fermarmi, però. Era sua figlia.

Quello scricciolo viveva con la paura di essere uccisa da lui da quando era nata, e io non avevo dubbi sul fatto che se volesse lo farebbe senza problemi.

L'avevo conosciuta dopo la morte dei miei genitori, quando gli scagnozzi di Harry erano piombati a casa mia e mi avevano portato con la forza nella sua dimora. Lì, Dio mi aveva parlato di un debito che avevano i miei nonni nei suoi confronti, un debito che non era stato estinto dai miei genitori, data la loro recente morte. Eppure non ero rimasto al suo fianco per quello, avevo deciso di rimanere dopo aver visto in che modo trattava la sua stessa figlia.

Era così minuta in confronto a lui e in ogni caso provava sempre ad opporsi al suo volere. Provava a dirgli cosa era sbagliato e cosa era giusto, ottenendo da lui solo torture e minacce di morte in cambio.

Io ero rimasto, eravamo diventati amici e in poco tempo mi ero accorto del fatto che, in mia presenza sul padre la lasciava in pace, concentrandosi su di me.

Tempo dopo scoprii la verità sulla morte dei miei genitori: la notte dell'incendio Dio aveva ordinato a Lilith di ucciderli, per evitare che continuassero a indagare sul suo conto, e lei dopo aver appreso che se non avesse fatto come diceva una persona a cui teneva sarebbe morta, aveva appiccato quell'incendio.

Non l'avevo mai incolpata per ciò che aveva fatto, capivo le sue ragioni. Davo tutta la colpa a suo padre. 

Per fortuna il caso venne archiviato come un incidente e lei non venne scoperta.
Almeno finché non venne riaperto e affidato a Audrey.

Ero terrorizzato all'idea che potesse scoprire la verità, cercai di convincerla che il cattivo della storia era Asher, ma sapevo che non avrebbe funzionato, lui era troppo buono per dubitare della sua innocenza.
Così iniziai a commettere gli omicidi, scegliendo con attenzione i nomi delle vittime, in modo che Audrey iniziasse a sospettare di me.

Anche incolpare Asher faceva parte del piano per risultare colpevole.

Ci riuscii, ma fu in parte grazie a lui e Kevin, che testimoniarono il falso, sostenendo la teoria di Audrey.

Passai anni in prigione, riuscendo a uscire ogni tanto grazie all'aiuto di Dio, ma non mi  pentii mai di ciò che avevo fatto.
Mi dispiaceva per le vittime e le loro famiglie, nonostante le persone che avevo ucciso non erano belle persone. La maggior parte avevano ucciso a loro volta, altri trafficavano organi e altri commettevano abusi sui bambini.

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