21. Ventidue settembre.

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PRIMA PARTE

Don't forget me, I beg
I'lI remember, you said
Sometimes it lasts in love,
but sometimes it hurts instead

ADELE
Someone Like You

James

Presente
21 settembre 2022


Mi ero chiesto per anni cosa si provasse ad essere innamorati, ad amare qualcuno più di quanto ami te stesso.
Avevo osservato attentamente i miei fratelli, innamorarsi ogni giorno di più e diventare persone diverse. Mi ero chiesto se l'amore cambiasse le persone, poi avevo capito che non erano cambiati, erano semplicemente se stessi e non avevano paura di mostrarsi fragili.
Mi ero accorto che con loro mettevano da parte i loro atteggiamenti da maschi alfa, mostrandosi deboli e bisognosi di attenzioni.

Li avevo guardati per anni, mentre mi domandavo se quello che provavo per Evangeline, che ai tempi ancora non mi rivolgeva la parola, era qualcosa di simile. Ero arrivato alla conclusione che no, non era niente di simile.
Col tempo capii, però, che lo era eccome.

Mi pentivo di averla allontanata per tutto questo tempo, dopo la morte di Nathan. Ero così convinto che un giorno se ne sarebbe andata anche lei che ho fatto il possibile per non provare più niente, con la stupida convinzione che se l'avessi allontanata avrei sofferto di meno per la sua perdita.
Avevo capito troppo tardi che anche se fosse arrivato il giorno in cui mi avrebbe lasciato, ne sarebbe valsa la pena di soffrire.

Perché Evangeline è quel tipo di persona che ti entra dentro e non se ne va più.
È quel tipo di persona che si preoccupa per tutti, ma poi, se ci pensi bene, chi è che si preoccupa per lei?
È quel tipo di persona che dà finché non ha più nulla da dare.
È quel tipo di persona che, anche dopo che l'hai tradita, si assicura che tu stia bene.
Ti augura il meglio dopo che l'hai distrutta.
Ti costringe a sorridere quando non vorresti, per poi farti ridere davvero.
E ti ama con tutta se stessa, anche se questo la porterà a stare male.

Sarebbe impossibile non innamorarsi di Evangeline Morris.

<< Tutto bene? >> Chiese uscendo dal bagno, ridestandomi dai miei pensieri.
Indossava una maglia e dei pantaloncini da basket che aveva sicuramente preso dal mio armadio.

<< Si, stavo solamente pensando. >> Risposi facendole segno di venire accanto a me, sul letto.
Mi raggiunse, posando la testa sul mio petto.

<< Pensavi a Max? >> Chiese, facendo riferimento alle condizioni in cui si era presentato ieri sera.

Le avevo chiesto di chiudersi in camera e distrarsi, perché sapevo che mio fratello aveva bisogno di sfogarsi e non era una cosa a cui volevo che assistesse. Io ci ero abituato, tutta la mia famiglia lo era.

Max era distrutto. Ashlyn era tornata, dopo quasi sette anni, e aveva finto di non riconoscerlo.
Si conoscevano da quando erano nati, erano cresciuti insieme, erano stati migliori amici finché un giorno, senza preavviso, Ashlyn era scomparsa. Il caos nella casa accanto era cessato, la sua auto aveva smesso di entrare nel vialetto accanto al nostro, e dalla loro famiglia non avevamo avuto più notizie.
Nessun saluto, nessun addio. Solo silenzio.

Avevo sempre sospettato che Max provasse dei sentimenti per lei, ne avevamo avuto la prova nel momento in cui aveva capito che se n'era andata.
Era a pezzi, lo è stato per molto tempo.

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