31. Ci rivedremo, Scintilla

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Una stanza che sembra
Avere troppi ricordi
Su un orizzonte di carta
Rivedo i giorni in cui c'eri
Se fossi ancora qui con me
Ti farei vedere io
Che la lezione d'amore che mi hai insegnato
lo l'ho imparata bene

ERMAL META

Evangeline

30 settembre 2022

James mi stava accompagnando in aeroporto. Mi aveva aiutata a fare le valigie, mi aveva tranquillizzata sul viaggio e sul nuovo inizio.
Si era comportato normalmente, come se di lì a pochi minuti non sarei partita.

Io avevo parlato poco.
Non perché mi avesse tradito, ma perché non riuscivo a capacitarmi di essere in procinto di partire. Tra qualche ora sarei stata su un aereo, non avrei più visto James ogni giorno, non avrei più dovuto sopportare gli schifosi caffè del bar del campus, non avrei più avuto a che fare con gli Anderson.

Avevo imparato a considerare quei ragazzi e i loro genitori la mia famiglia, quella che non avevo mai avuto.
Dubitavo che avrebbero continuato a cercarmi dal momento che io e James ci eravamo lasciati, soprattutto se lui avesse avuto un'altra ragazza.

Sembrava tranquillo anche mentre tirava le mie valigie fuori dall'auto. Io invece ero tutt'altro che tranquilla. Non lo mostravo, ma nonostante stessi partendo per realizzare il mio sogno, non volevo lasciarmi alle spalle quelle persone.

Per quanto James mi avesse ferita, sapevo che non avrei amato nessuno come avevo amato lui e sapevo che nessuno mi avrebbe fatta sentire parte di qualcosa, come avevano fatto gli Anderson con la loro famiglia.

Presi le valigie da terra, incamminandomi verso l'ingresso del terminal.
Mi aspettavo che James se ne sarebbe andato, invece mi seguì all'interno, fino al banco del check-in.

Mi sentivo i suoi occhi addosso mentre controllavano i documenti, mentre mandavano le valigie in stiva, mentre ritiravo le mie carte d'imbarco.

Tornai da lui per salutarlo prima di partire, ma prima che potessi dire qualsiasi cosa mi abbracciò. Strinse così forte che mi mancò l'aria, e io feci lo stesso, aggrappandomi al tessuto della sua felpa con tutta la forza che avevo.

Avrei voluto che questo momento durasse per sempre, avrei voluto rimanere qui per sempre.
Avrei voluto tornare a casa con lui, avrei voluto che mi dicesse che mi amava.

Invece mi staccai, nascondendo le lacrime che minacciavano di uscire dietro un sorriso.

<< Abbi cura di te, James. >> Gli scompigliai i capelli giocosamente e mi allontanai.

Mi guardai alle spalle, guardai le porte che tra pochi minuti avrei varcato, dando inizio alla mia nuova vita.

<< Anche tu, Line. Stai attenta. >> Sorrise, mettendosi le mani in tasca.

Mi voltai, indecisa tra dire addio oppure semplicemente ci vediamo.
Ma lui mi lèsse nel pensiero, conoscendomi.

<< Non è un addio. Ci rivedremo, Scintilla. >> Annuii, facendo un passo indietro.

<< Ciao, James. >> Me lo lascia alle spalle, mi incamminai verso il mio nuovo futuro.

Per anni avevo pensato che James sarebbe stato il mio futuro, perché ero convinta di non avere bisogno di altro. Ma nessuno sa cosa ha in serbo il destino per noi, e il mio chiaramente non era qui con lui.

Non mi guardai alle spalle, non mi voltai verso di lui, temevo che se lo avessi fatto non sarei riuscita a salire su quell'aereo.

Sorpassai le porte, mi concessi di fermarmi solo quando non potevo più vederlo.
Ma ricacciai indietro le lacrime e proseguii.
Era giusto così.

James sarebbe andato avanti con la sua vita, anche lui doveva cavarsela da solo.
Io avrei fatto lo stesso, forse con qualche difficoltà, ma lo avrei fatto.
Potevo farcela.

James

Non si era voltata.
Avevo sperato che si girasse un'ultima volta, ma non lo aveva fatto.

Avevo temuto di aver fatto la scelta sbagliata, non avevo dormito per paura di aver sbagliato. Ora invece ero sicuro di aver fatto la scelta giusta.

Avevo visto un cambiamento in Evangeline oggi, l'avevo vista farsi forza per affrontare una nuova vita.
Era quello che volevo, che per una volta facesse qualcosa per se stessa, che per una volta non pensasse alle conseguenze che la sua azione avrebbe avuto su di me.

Per farlo avevo dovuto mentire, perché la conoscevo abbastanza da sapere che se non lo avessi fatto non sarebbe mai partita. Si sarebbe lasciata sfuggire questa opportunità dalle mani, e in futuro se ne sarebbe pentita.

Saremmo rimasti insieme, è vero, ma lei non sarebbe mai stata completamente felice e, con il tempo, il rimpianto sarebbe cresciuto, sarebbe diventato più grande del sentimento che provava per me.

Per questo avevo mentito, per questo avevo inviato quel provino senza chiederglielo, per questo le avevo comprato un biglietto di sola andata e una stanza d'hotel.

Avevo fatto la scelta giusta.

Quando rientrai a casa mi resi conto che era ovunque. La vedevo seduta sul divano intenta a studiare, in cucina a preparare la cena, in bagno a prepararsi per le feste, in camera da letto a riposare, sul tappeto a guardare la tv, in ogni angolo della stanza a pulire i casini che facevo.
Era nelle foto, nei miei libri di matematica, nelle mie felpe colorate, nelle medicine che mi dava quando tornavo troppo ubriaco.

La amavo sopra ogni cosa, ma spesso le cose non andavano come vorremmo che andassero.

Alla fine mio fratello aveva ragione: esistono anime gemelle e anime affini, conosciamo tutti le anime gemelle, ce ne parlano fin da bambini. Nessuno ci parla mai delle anime affini, però, quelle persone che entrano nella nostra vita affinché impariamo una lezione, ma che non sono destinate a rimanere. Se ne andranno e farà male, moltissimo.

Eppure non potremo che essere grati e desiderare che si possa rifare tutto da capo, perché anche la più grande sofferenza è degna di essere vissuta se significa riavere quella persona accanto.

Io avrei dato tutto per riavere Evangeline accanto, anche solo per qualche minuto.
Rifarei tutto altre mille volte, consapevole di come sarebbe stato il finale, perché ne valeva la pena.

Evangeline Morris valeva tutte le lacrime versate e quelle non versate, valeva talmente tanto che avevo dovuto mentire e ferirla perché potesse ritrovare se stessa, valeva talmente tanto che l'avevo lasciata andare nonostante fosse l'ultima cosa che volevo.
Evangeline era un sorriso inaspettato, una lezione di matematica che da chiunque altro avresti odiato, era una bugia a fin di bene.
Line era una scintilla che non dovrebbe spengersi mai, una luce abbagliante e insistente che, anche se opponi resistenza, finirà per illuminare l'oscurità più profonda.

Ora, però, aveva bisogno di ritrovare quella luce e tenersela per sé.





hey narcisi!

ammetto di aver versato qualche lacrima durante la stesura di questo capitolo

spero vi sia piaciuto

-Asia💜

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