27. The Way I Loved You

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And I never knew i could feel that much.

TAYLOR SWIFT

James

27 settembre 2022

Stavo crollando.
Non c'era stato un solo momento in cui l'ansia non mi aveva logorato dentro, non c'era stato un solo momento in cui non avevo avuto bisogno di lei accanto a me.

Dovevo solamente aspettare fino a stasera, ma il tempo non sembrava scorrere. Non riuscivo a non pensare agli scenari peggiori, non riuscivo ad essere ottimista. Cercavo di tenermi occupato, ma la mia mente andava sempre a lei.

Avevo riflettuto molto nelle ultime ore ed ero arrivato ad una conclusione. Non mi piaceva, ma era la decisione migliore per lei ed era questo l'importante.

Volevo che realizzasse i suoi sogni e sapevo come poteva farlo, per farlo però avrei dovuto rinunciare a qualcosa.

La verità era che mi stavo costringendo a pensare al futuro, perché ero terrorizzato dall'idea che un futuro non ci sarebbe stato.
Volevo rivederla, dirle tutta la verità, volevo che sapesse quanto la amavo, perché se prima lo sapevo, ora ero certo che l'amore che provavo per lei andava ben oltre un semplice innamoramento. La sentivo dentro di me, nel cervello, nelle ossa, nel cuore. Ovunque.

Quando il pensiero andava a lei e a come l'avevo lasciata, al fatto che stesse venendo da me quando è scomparsa... mi mancava il respiro. Non era solo senso di colpa, perché era davvero colpa mia, ma anche un senso di impotenza.
Non potevo fare niente se prima Harry non veniva indebolito.

Qualcuno bussò alla porta, e per l'ennesima volta nell'arco della giornata mi ritrovai ad aprirla.
Dall'altra parte non c'era Asher, come immaginavo, dato che veniva ogni tanto a controllare che non stessi avendo una crisi di nervi. C'era Caitlyn.

<< So che non è un buon momento, Audrey mi ha parlato di quello che è successo. Volevo passare per vedere se stessi bene. >> Sicuramente aveva lasciato Juliet a mia madre, che se ne prendeva cura volentieri da quando Millie era partita per Parigi.

Nell'ultimo mese io e Caitlyn non avevamo parlato molto, io ero impegnato con questa faccenda di Evangeline e la sua famiglia, lei con mia nipote. Non avevamo avuto tempo per vederci.

<< Sto bene, grazie Caity. >> Accennai un sorriso, ma entrambi sapevamo che stavo mentendo.
Caitlyn era stata la prima a leggermi dentro, dopo di Nathan, prima che Line entrasse nella mia vita come mia ragazza.

Era stata ed era tutt'ora la mia migliore amica, le volevo bene come una sorella.

Tuttavia invidiavo la sua forza. Aveva affrontato la morte di mio fratello sicuramente meglio di me, e l'aveva fatto nonostante la gravidanza e la nascita di Juliet.
Jul era cresciuta non solo con i racconti dei libri, ma anche con la storia dei suoi genitori. Era piccola, aveva appena quattro anni, ed era innamorata dell'amore in qualsiasi sua forma.
Era sensibile e un vero talento nel campo artistico, nonostante la sua età. Era la fotocopia di mio fratello, ma introversa come sua madre.

<< Vuoi parlarne? Intanto ti preparo una tisana. >> La faceva sempre quando intuiva che ero nervoso. Un tempo lo faceva per le verifiche, ora invece perché Evangeline era stata rapita.
Ripensandoci ora, a quei tempi in cui a preoccuparmi era un semplice voto, mi veniva da ridere. Non potevo immaginare che quell'ansia che all'epoca mi sembrava opprimente non sarebbe stata nulla a confronto con quella che provavo ora.

<< No, preferirei che mi parlassi tu. >> Caitlyn capì il mio bisogno di distrarmi, così iniziò a raccontarmi dei suoi studi in oncologica. Ero rimasto sorpreso quando mi aveva detto che non avrebbe studiato lettere, bensì medicina. La facoltà di lettere era sempre stata il suo sogno, nessuno di noi credeva che la morte di Nathan le avrebbe fatto cambiare idea.

<< Qualche giorno fa ho incontrato Ashlyn, Max sa che è qui? >> Chiese poi, posando la tazza fumante davanti a me.
Annuii.

<< Non ha preso bene il suo ritorno. >> Intuì che cosa volessi dire. Anche se la conosceva poco aveva visto anche lei il rapporto che li legava, capiva perché avesse reagito male.

<< Caity, posso farti una domanda? >> Osservai la sua tranquillità, chiedendomi come ci riuscisse. Erano passati solamente quattro anni e lei stava bene.

<< Certo. >> Annuì, mettendosi seduta alla penisola della cucina.

<< Come riesci a stare bene senza Nathan? >>
Domandai.
Lei accennò un sorriso triste.

<< Stare bene ed essere felici sono due cose diverse, James. Io sto bene, perché Nathan mi ha insegnato che il mio benessere non dipende da un'altra persona bensì solo da me stessa. Ma sono pochi i momenti in cui sono davvero felice. Juliet mi rende felice, la vostra famiglia mi rende felice, passare del tempo con mia madre mi rende felice. È diverso dal tipo di felicità che provavo quando avevo tuo fratello, ma è pur sempre felicità. >> Non ero sicuro di capire il suo discorso.
Avevo passato un solo giorno senza Evangeline e già mi sembrava di non respirare.

<< Ma non ti manca mai? Non succede anche a te di vedere qualcosa che lui avrebbe adorato e sentirti male all'idea di non poterlo condividere con lui? >> Portò lo sguardo sul suo polso, dove aveva tatuato una piccola scia di stelle.

<< Non stiamo più parlando di Nathan, vero? >> Chiese in un sussurro. Aveva capito subito che il soggetto della conversazione non era più mio fratello.
Ma rispose comunque alla mia domanda.

<< Nath mi manca ogni secondo di più, nonostante il passare degli anni, mi mancherà sempre. È normale, dopo un po' ti ci abitui, mai completamente ma alla fine farà meno male. Succede anche a me di vedere qualcosa che lui avrebbe adorato e pensare che sarebbe dovuto essere qui per vederlo, questo, però, non mi fa sentire male. Nath ha smesso di soffrire e non so quale sia la tua situazione, ma se pensi che quella persona stia meglio lontana da te, sai qual'è la scelta giusta. >>

Il problema, però, non era il come stava con me, ma senza. Avrebbe rinunciato al suo sogno per rimanere qui, dove io stavo inseguendo il mio e io non potevo permetterlo. Doveva imparare a stare bene anche da sola, doveva vivere per se stessa.

Il telefono che squillava mi ridestò dai miei pensieri sul futuro, facendomi sobbalzare.
Asher mi stava chiamando.

<< Sei pronto? È ora. >> Disse subito.

<< Sto arrivando. >> Risposi semplicemente, per poi lasciare Caitlyn con un cenno del capo come saluto.

Se c'era la possibilità che non sarei mai tornato a casa, non mi interessava. Avrei fatto qualsiasi cosa perché Evangeline fosse al sicuro, anche mettere a rischio la mia vita.




hey narcisi

anche questo è un capitolo corto, lo so.
ma tranquilli, è solo di passaggio.
aggiornerò il prima possibile

-Asia💜

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