Chapter 1

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Non ci potevo credere, lo stavo davvero facendo.

Ero realmente seduta su quell'aereo in attesa del decollo.

La hostess parlava già da un po', credo stesse informando i passeggeri per quanto riguarda le procedure d'emergenza.

Tuttavia, io, non riuscivo a capire una sola parola emessa dalla sua bocca: ero così emozionata ed agitata che le mie orecchie percepivano soltanto un fastidioso sibilo metallico.

"Signore e Signori, Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza. Ci prepariamo al decollo. Vi ricordiamo che durante questa fase del volo è severamente vietato fumare e alzarsi dal proprio posto a sedere. Vi preghiamo, inoltre, di spegnere i vostri telefoni cellulari. Grazie." L'unica frase che mi fu chiara era stata solamente l'ultima che quella biondina aveva pronunciato. Era un tipo davvero attraente: giovane, sul metro e settanta, snella e slanciata; capelli biondi perfettamente raccolti in un ordinato chignon. Indossava la tipica divisa da hostess: un tallieur composto da gonna a vita alta lunghezza ginocchio-camicia-giacca, sui toni scuri del verde sottobosco. Decollette nere con tacco a spillo, non troppo alte, primi due bottoni della camicia bianca non allacciati, viso curato, pelle di porcellana e due occhi di ghiaccio contornati da lunghe ciglia nere e folte, arricchite da abbondante mascara. Fine ed elegante, molto professionale. Non dev'essere stato facile fare quel lavoro ed avere una vita privata che andasse a gonfie vele. Peccato, avrebbe facilmente potuto diventare una modella.

Abbassai lo sportello dell'oblò alla mia sinistra: soffrivo di vertigini e avevo semplicemente paura di guardare in basso durante il decollo.

"Il Comandate Massimo Casagrande, il Primo Ufficiale Antonio Braggion e l'equipaggio, vi danno il benvenuto sul Boing 747 di American Airlines, in partenza da Milano-Malpensa, con destinazione Los Angeles-Internetional Airport. Le condizioni atmosferiche esterne sono caratterizzate da un cielo sereno con mantenimento previsto fino al nostro arrivo ed una temperatura di 26° centigradi. Il tempo stimato per la durata del volo è di 15h 10'. Ora del decollo 9.15, atterraggio previsto per le 2.25pm, ora locale di Los Angeles. Preghiamo i gentili passeggeri di rispettare le norme di sicurezza. Auguriamo a tutti un buon volo!"

Il mio cuore era in trepidazione.

Voltai lo sguardo alla mia destra, incontrando il viso della mia persona: Katherin.

"Lucy, è arrivato il momento, il nostro momento. Stiamo per realizzare ciò che abbiamo progettato per anni." Mi strinse la mano mentre pronunciava queste parola con aria solenne. Le sorrisi, uno di quei sorrisi trattenuti, durante i quali, in realtà, vorresti urlare e salare in preda all'euforia come una stupida tredicenne al concerto del suo cantante preferito.

Katherin e io ci conoscevamo ormai da sette anni. Frequentammo la stessa classe dello stesso Istituto Professonale, qualificandoci Operatrici del Benessere ormai quattro anni fa, dopo i tre anni di superiori. Ricordo che il primo anno c'era un astio reciproco tra di noi, ed ora eccoci qui, pronte a ricominciare la nostra vita insieme. No, non eravamo fidanzate, non c'era nessun rapporto di quel genere tra di noi, non che sia un male, ma siamo entrambe etero. Il nostro rapporto era fondamentalmente basato su un amore-odio. Non eravamo le classiche migliori amiche tutte starnazzi e abbracci, anche se ciò non toglieva il sentimento affettivo che condividevamo: eravamo più che altro riservate, ma essendoci in qualsiasi momento l'una per l'altra.

Eravamo spiriti liberi e affini, semplicemente ci capivamo.

"Ti confesso che se fossimo quel tipo di persone adesso ti abbraccerei, amica.

Sono assurdamente felice di ciò che stiamo facendo e.. beh.. grazie." Dissi sincera rivolgendomi a Katherin, che scoppiò in una risata contenuta, aggiungendo un "anche io amica".

Il frastuono delle eliche dei motori cominciò, segno che furono messe in funzione, e il mio cuore smise di battere. Rimasi inconsciamente in apnea finché non sentii l'aereo partire e cominciare a percorrere quel centinaio di metri che permettevano di raggiungere la velocità sufficiente a farci prendere il volo.

Nonostante non lo facessi mai, a parte durante il lavoro, raccolsi i miei, davvero troppo lunghi, lisci e castani capelli in uno chignon disordinato in cima alla mia testa, emulando quello della ragazza seduta al mio fianco.

Le ruote dell'enorme bestione alato si staccano da terra, e il decollo era cominciato. Rimanemmo con le schiene premute ai sedili per via della forza di gravità e chiusi gli occhi, accorgendomi che la mia mano destra era ancora intrecciata saldamente a quella sinistra di Katherin.


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