Eravamo seduti al tavolo, già intenti a degustare le nostre ottime pietanze portate come antipasto.
Il ristorante era fantastico, lussuoso, frequentato, ma ogni tavolo aveva la propria privacy. Era tutto fantastico, come sempre quando ero con Justin, che non fece un eccessivamente esagerato scalpore alla sua entrata.
Data la location decidemmo di mangiare pesce, cominciando da una prima portata di ostriche servite su un letto di ghiaccio, procedendo poi con la prima portata, che ordinammo sorprendentemente uguale e che consisteva in una succulente aragosta.
"Ho intenzione di farti arrivare fino al dolce stasera, e farti fare le cose per bene, questa volta" disse Justin, sorridendomi dopo aver bevuto un sorso di champagne. Sorrisi, ripensando all'unica volta in cui mi aveva portata fuori a cena: praticamente il pretesto per avermi per la notte, sesso o no. In quell'occasione quasi non riuscimmo a mangiare neppure l'unica portata, la principale.
"Bel gesto" dissi dopo aver portato un'ostrica alla bocca ed averla ingurgitata senza masticarla, lasciandola scivolare lungo le pareti della mia gola. "Dunque non devo farmi allusioni sul fatto che tu mi stia facendo mangiare uno dei più noti cibi afrodisiaci", continuai leccandomi le labbra.
"Piccola," disse sorridendo ed abbassando lo sguardo verso un punto indefinito del tavolo, "non credo ci servano afrodisiaci" aggiunse riprendendo il contatto visivo. Dopo quello sguardo così penetrante sentii il bisogno di stringere le gambe che tenevo accavallate, come se avesse avuto ripercussioni direttamente sul mio basso ventre.
"Non posso darti torto in effetti" sorrisi ancora nelle basse luci soffuse, prendendo un'altra ostrica, seguita da lui.
"Comunque, ti piace qui?" mi chiese dolcemente, poggiando la mano sul dorso della mia. "E' davvero stupendo, come sempre" dissi. "Come sempre? E' la prima volta che veniamo qui" disse sorridendomi confuso. "Come sempre quando sono con te, Juju" dissi dopo aver alzato gli occhi al cielo. "Non chiamarmi così in pubblico" disse fingendo di rimproverarmi, guardandosi in torno "è davvero imbarazzante il fatto che qualcuno possa sentirlo". "A me piace, e poi credo ti siano capitate cose ben più imbarazzanti" dissi cercando di contenere una risata. "Come per esempio?" disse alzando un sopracciglio e sorridendomi enigmatico. "Non lo so, ma scommetto che ti sia capitato qualcosa di più imbarazzante di quello" risposi facendo spallucce. "No, sto sempre attento a quello che faccio" disse, sembrando quasi serio. Lo guardai perplessa, non riuscendo più a contenere la risata, quando anche lui rise. "Piccola impertinente" si lamentò, incrociando le nostre dita sul tavolo.
"Scusatemi per l'interruzione, i signori sono pronti a ricevere la prossima portata?" chiese il cameriere, presentandoci al lato del nostro tavolo.Justin mi guardò, attendendo il mio assenso implicitamente. Gli sorrisi, tornando con lo sguardo al cameriere. " Sì, siamo pronti" dissi, ancora sorridendo e spostando il mio busto leggermente all'indietro, attendendo che i nostri piatti ormai quasi vuoti venissero portati via. "Verrete serviti a breve" replicò l'uomo, sparendo in direzione della cucina.
"Ti ho già detto che sei bellissima stasera?" mi chiese Justin, una volta che rimanemmo nuovamente soli. "Almeno una decina di volte" risposi ironicamente sorridendo, cercando di nascondere il mio imbarazzo. "Beh, lo sei" disse dopo essersi fatto scappare una piccola risata, giocherellando con le nostre dita intrecciate. Abbassai lo sguardo verso queste ultime, perdendomi a fissarle, sentendo le mie guance sempre più surriscaldarsi. "E così riesco ancora a farti arrossire come quando ti ho conosciuta!" disse lo stronzo, burlandosi di me.
Ragazzo, se solo sapessi quando sono fottutamente innamorata di te.
"Ebbene sì, Bieber. E parlando di cosa imbarazzanti: quella è stata una delle cose più imbarazzanti in assoluto per me!" dissi, riprendendo sicurezza e guardandolo in faccia. "Ricordo solo quanto riuscivo a metterti soggezione i primi due o tre giorni" disse di nuovo ridacchiando. "Scusami se non mi capitava spesso di incontrare celebrità del tuo calibro" mi lamentai, prima di ridere. "Ed ora invece eccoci qui, fuori a cena a centinaia di chilometri da casa, soli soletti in un isola deserta" disse a bassa voce, sorridendo e facendo calare lo sguardo nuovamente sulla mia mano, il quale dorso era accarezzato dal suo pollice. "Già" sussurrai stringendo la sua mano.
"Ed ecco a voi le vostre ordinazioni, c'è altro che posso fare?" ci interruppe nuovamente, con garbo, il cameriere, servendo ad ognuno i nostri piatti. "No, è tutto perfetto" disse Justin. "Ottimo, all'ora buon appetito" replicò congedandoci.
Fissai l'aragosta davanti a me, cercando di capire da dove cominciare: non ne avevo mai viste di così grosse. "Non mi aspettavo fosse così.. enorme" dissi, cercando di ritrovare la mia compostezza. Justin rise delle mie parole prima di cominciare a mangiare la sua. "Non ridere di me tu, bastardo" dissi ridendo. "Non oserei mai" mi rispose ironico, cercando di nascondere il suo ghigno.
Cominciai a mangiare dopo avergli sorriso. Quell'aragosta sarà stata enorme, ma fu tra le portate di pesce più buone che avessi mai mangiato.
"Ti piace, almeno?" mi chiese Justin, dopo avermi scrutata a lungo. "E' superlativa" dissi dopo un sorso di champagne, sorridendogli sincera per la milionesima volta della serata.
"Come fai ad essere sempre così.. così... Non so nemmeno come definirti!" sbottò sorridendo. "Spiegati, non ti capisco" chiesi, totalmente incuriosita dal suo discorso senza fondamenta, rivolgendogli un sorriso confuso. "Non lo so" sbottò, fissandomi, "Sembri sempre così eccitata, così contenta di qualsiasi cosa ti si presenti davanti, così.. non lo so, positiva forse?" continuò, guardandomi con un sorriso elettrizzato. Sorrisi, guardando verso le mie cosce, scuotendo la testa. "E' così che stai quando arrivi dove volevi essere, dopo esserti fatto il culo per anni. Sono dove volevo essere, ho ottenuto quello che volevo ottenere per questa fase della mia vita, non posso che essere contenta per tutto quello che ho. Mi concentro sulle cose positive, per quanto possano essere piccole rimangono comunque tali, e mi godo ogni secondo e non credo ci sia nulla di male in questo" dissi dopo aver ritrovato il suo sguardo, "metaforicamente parlando, ovviamente: mai mi sarei immaginata di essere in vacanza da sola con te" conclusi ridacchiando, guardandomi poi intorno, ammirando il posto incantato che mi circondava, assicurandomi che non fosse un'allucinazione o un sogno.
"Comunque," ripresi dopo aver ristabilito il contatto visivo, "sono sicura che tu sappia di cosa sto parlando. Forse ora lo hai dimenticato o lo hai perso di vista perché ci hai fatto l'abitudine, ed hai perso un po' di quel brio che avevi all'inizio, ma anche tu avrai vissuto momenti emotivi come questo" aggiunsi. "Sì, probabilmente hai ragione" disse lui dopo averci pensato qualche attimo.
Sentii il rumore di una vibrazione provenire dal mio fianco, così abbassai lo sguardo verso la mia clutch, intuendo si trattasse del mio cellulare. "Scusami un secondo" dissi a Justin, estraendo il mio telefono dalla borsetta, consapevole che chiunque fosse doveva essere qualcuno di relativamente importante, dato che non ero più in contatto con molte persone da dopo il mio trasferimento.
Justin mi studiò perplesso, non scostando lo sguardo dalle mie mosse.
Vidi di aver ricevuto un messa su WhatsApp, così aprii l'applicazione scoprendo che il mittente era Kathe.
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Independent
FanfictionATTENZIONE: linguaggio maturo e contenuti sessuali. Non fraintendetemi: amavo la mia famiglia, i miei amici, il mio ormai ex-ragazzo e qualsiasi altra cosa mi fossi lasciata alle spalle in Italia, ma la vita mi aveva chiamata ed il primo sogno dell...