Chapter 83 - Last One Chapter

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"Non penserai davvero che io ti lasci andare via così facilmente" disse Justin seguendomi e facendomi rigirare verso di lui.
La sua espressione era seria, la sua mandibola serrata e contratta. 
Perché non poteva semplicemente lasciarmi andare via? Ero troppo orgogliosa per scoppiare a piangere dalla rabbia e dal nervoso davanti a lui, e non averi mai voluto mostrare quanto fossi rimasta ferita.
Purtroppo, la verità, era che non avevo una vera e propria ragione per rimanere così delusa: a prescindere dal fatto che avesse rivisto o meno la sua ex, e che ci avesse fato qualcosa oppure no, io non ero la sua fidanzata e non potevo 'impedirglielo' od essere gelosa. Dunque perché mi dovevo sentire così.. tradita?
"Non ho mai detto né pensato che sarebbe stato facile" risposi pacatamente, riprendendo a camminare verso l'uscita.
"Allora, se non ti è così semplice, vuol dire che nemmeno tu te ne vuoi davvero andare!" esclamò, afferrandomi una mano e bloccandomi un'altra volta, facendomi girare ancora verso di lui. 
"Oh mio Dio" sbottai, "perché devi essere così frustrante!?" esclamai nuovamente, alzando gli occhi al cielo per impedire alle lacrime di cadere. 
"Io frustrante? Non lasci nemmeno che ti spieghi come stanno le cose!" esclamò esasperato e facendo spallucce, prima di non riuscire a trattenere un sorrisetto e scuotere la testa. 'Che cazzo ridi, coglione?'
"Non ho bisogno che tu mi spiega niente, avresti dovuto semplicemente dirmi che non mi volevi vedere perché preferivi fare altro" continuai, guardandolo negli occhi e cercando di far valere la mia tesi. "E, con questo, lasciami andare" conclusi, fissando la mia mano stretta nella sua. 
"No!" continuò, facendosi scappare una breve risatina. 
"Sì, invece! Non voglio stare qui, non dovevo nemmeno venirci! Io non sono una di quelle ragazze che fa.. queste cose!" sbottai sbigottita, guardandomi intorno. Continuai il mio discorso notando la sua faccia in attesa di spiegazioni. "Non sono una di quelle ragazze che corre dietro alle persone alle quali non interessa, soprattutto. Non sono una di quelle ragazze che fa questo tipo di scenate, non sono una di quelle ragazze che si fa prendere in giro dai ragazzi come te, non sono una di quelle deboli, che si fanno comandare a piacimento e che si fanno usare come stracci. Io sono un'orgogliosa e, per Dio, non sono una di quelle fottute ragazzette che piangono!" dissi lamentandomi, sentendo la tensione che risaliva e le lacrime calde di rabbia rigare le mie guance.
Guardai di nuovo verso l'alto, asciugandole velocemente con le mani, spazzandole via con un movimento di esse dal centro verso i lati del mio viso, imponendomi di fermarle.
Cominciò a mordersi il labbro inferiore, trattenendo uno dei suoi sorrisi che mi avrebbe fatto mozzare il fiato. 
"E si può sapere che cazzo hai da ridere?!" ringhiai agitata, sentendomi ancor di più presa in giro, se possibile, e spingendolo dopo aver posato le mani sul suo petto. 
Non oppose troppa resistenza, ma rimase facilmente fermo immobile al suo posto, lasciando che lo colpissi senza che davvero gli facessi nulla, mentre sentivo le lacrime di frustrazione scendere ancora lungo le mie gote. Non sarei potuta cadere più in basso di così, ma nemmeno la vergogna di avrebbe fatta fermare, a quel punto. 
Dopo qualche momento, in cui fu palese che non riuscivo ad arrecargli alcun disturbo, bloccò i miei polsi con le sue mani, stringendoli in maniera tale da tenermi ferma, ma anche in modo che non mi facesse male e che la sua presa rimanesse gentile. 
"Piccola, ti sei sfogata adesso?" disse dolcemente, guardandomi negli occhi. 
"No! E non chiamarmi 'piccola'" mi lamentai piagnucolando, stufa che non ascoltasse nemmeno una delle mie richieste. 
"Ti amo" mi disse sorridendo appena e spostando repentinamente le mani dai miei polsi ai lati del mio viso, tenendolo fermo ed attaccando in contemporanea le sue labbra alle mie.

Tenni la bocca quasi completamente serrata, nel bel mezzo di una crisi interiore: avrei voluto allontanarmi ed andarmene ma, come una stupida, non riuscivo ad ignorare quello che aveva appena detto, senza contare su quanto fossero distraenti le sue labbra morbide ancora sulle mie dopo un tempo che sembrava infinito.  
Le mie mani passarono confusionariamente dai pugni sospesi a mezz'aria nelle quali le aveva lasciate Justin, all'avvicinarsi poi ai suoi pettorali con l'intenzione di spingerlo via ma, poco prima di toccarli, ricaddero, con le mie braccia, inermi lungo il mio busto. Ero completamente frustrata e confusa dal prendere ogni decisione possibile. 
Nel frattempo, Justin, non si disperò né mollò la presa: continuò a baciarmi aspettando che dischiudessi a sufficienza le labbra.

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