Chapter 7

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Arrivata a casa presi le chiavi da dietro il vaso, aprii la porta e mi diressi in cucina con il sacchetto Starbucks sgocciolante. O-M-G, non potevo fare a meno di pensare a tutte le figuracce che avevo fatto quella mattina. Seriamente, sapevo stare in mezzo alla gente, rimanendo calma e professionale e sapendo parlare di qualsiasi cosa; lavoravo toccando corpi praticamente nudi, e mi bastava andare a sbattere contro un ragazzo, alla fine a me sconosciuto, per diventare così? Necessito di aiuto.

Vidi, nel sacchetto riposto sul bancone di granito lucido della cucina, che la scatola di ciambelle era ancora intatta ed illesa, per fortuna, così buttai via i bicchieri vuoti dei frappuccini e andai a chiamare Katherin. Prima di entrare in camera sua, però, mi fermai in bagno a sciacquare leggermente il ginocchio leso con un po' d'acqua fresca.

Riuscii a svegliare Kathe e a farla venire in cucina. Mangiammo le quattro ciambelle, cosa che si rivelò alquanto sciocca dato che non avevamo assolutamente nulla da bere, e le raccontai delle mie peripezie della mattinata.

"E quel punto di ha detto: 'Okay, allora a presto senza che tu mi venga sopra, o quello che hai detto tu!'??? AHAHAHAHA, oh mio Dio amica, perché non sei mai così esilarante in mia compagnia?" mi disse la stronza, accompagnata da forti convulsioni provocate dalle grasse risate!

"Dai non essere stronza, non so cosa mi sia preso! Capiscimi, ero scioccata di essermelo ritrovata davanti, e sono ancora scioccata da ieri per il fatto di essere davvero qui. Non uscirò mai più da questa casa." piagnucolai.

"Eh no carina, fatti una doccia veloce che sei sudata e andiamo a fare la spesa, sto anche morendo di sete!" replicò le mia coinquilina nel pieno delle forze, si era finalmente svegliata del tutto.

Salii le scale e andai in camera mia, mi spogliai e rientrai per la seconda volta di quella mattina all'interno della doccia: sì, non si era rivelata una buona idea prima lavarsi e poi fare jogging, ma non era previsto. Ci impiegai pochi minuti, mi ri-truccai leggermente, infilai dell'intimo pulito e decisi di indossare un lungo vestito a righe orizzontali bianche e nere con spalline larghe e due spacchi laterali lungo le gambe, con converse alte nere. Presi la mia Louis Vuitton Neverfull mettendoci dentro portafogli, chiavi di casa e telefono e scesi in atrio dove Kathe mi stava aspettando.

Uscimmo di casa e ci incamminando verso il Super Market che vidi in precedenza quella mattina e dissi: "Comunque, non so di cosa tu ti sia fatta, ma qui nei dintorni non c'è nessun Market, non ho idea di dove tu possa averlo visto ieri!" scoppiando a ridere. Lei mi rispose che probabilmente era un'allucinazione quella del giorno precedente, data dalla semplicemente fame. Ridendo e guardando le case del vicinato arrivammo alla via un po' più grande e trafficata, quella arricchita da qualche negozio. La percorremmo fino ad arrivare al Super Market, dove entrammo.

Due ore dopo fummo di ritorno a casa. Non so come ci sia stata tutta la roba che comprammo in sole quattro borse, ma d'altronde eravamo a piedi, e più di quello non avremmo potuto trasportare. Avevamo comprato tutto quello che ci sarebbe servito e ora, nella nostra nuova casa, avremmo potuto viverci sul serio!

Preparammo il pranzo, costituito da un semplice piatto di pasta, per poi decidere di metterci il costume e andare a prendere un po' di sole a bordo piscina. La nostra vita non era affatto male.

"Kathe, credo che sarebbe meglio comprare un'auto, prelevare qualche contante e cambiare gli euro che ci sono rimasti nei portafogli, cambiare operatore telefonico e poi informarci meglio sui corsi per l'equipollenza per i nostri titoli di studio." dissi con aria svogliata ma consapevole, bellamente distesa sul mio comodo e reclinabile sdraio. Katherin sbuffò, ma mi diede ragione.

Ci rivestimmo e cercammo su internet, tramite il Mac dello studio, la concessionaria più vicina, che risultò non troppo distante dalla via dello Starbucks e di tutto il resto, così ci incamminammo,determinate a comprare un'auto.

Arrivate in concessionaria mi si illuminarono gli occhi: era un rivenditore di più marchi. Fecero breccia nel mio cuore un'Audi R8 bianca, una Lamborghini Gallardo gialla abbastanza al di sopra del nostro budget, ed una Range Rover Evoque nera lucida. Fortunatamente io e la mia amica avevamo gli stessi gusti, ed alla fine scegliemmo la Range Rover, sotto il compiaciuto sguardo vigile dell'avvoltoio in completo blu profondo firmato Armai più lecca piedi di tutti i tempi.

Come se fosse cosa di tutti i giorni, strisciammo la carta di credito e comprammo l'auto, con la quale oltretutto tornammo a casa.

Probabilmente quella di oggi era una semplice giornata tipo in quel di Calabasas.

Lungo la strada del ritorno ci fermammo ad un centro servizi telefonico e ci facemmo sostituire le carte sim italiane, ed infine ci fermammo in banca.

Dopo aver cenato guardammo un po' di televisione in salotto, scoprendo programmi americani di cui non sapevo nemmeno l'esistenza e mangiando allegramente una coppa di gelato.

In conclusione, appena ci sentimmo abbastanza stanche, raggiungemmo il piano superiore, dividendoci sulle soglie delle nostre camere da letto.

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