Chapter 6

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Rimasi interdetta con la bocca leggermente socchiusa, guardandolo dalla testa ai piedi e dai piedi alla testa per poi soffermarmi sui suoi occhi per qualcosa come un paio di secondi, o almeno speravo fossero stati solo un paio.

La mia psiche faticò a non pensare a quanto fosse sexy con quella canottiera bianca, scurita in alcune zone dal sudore, quei pantaloncini da basket neri che lo fasciavano d'incanto e quello snapback dei Bull's.

"Oh mio Dio scusami, stavo correndo, ero.... sovrappensiero e.. non ti ho visto! Scusami, mi dispiace tantissimo, tutto apposto?" dissi completamente mortificata e sperando di essere sembrata una persona per lo meno mentalmente sana.

"Sì, sto bene non preoccuparti. Tu piuttosto, mi sembra di no" disse Justin Bieber indicando il mio ginocchio sinistro, che solo dopo una manciata di secondi guardai, seguendo la direzione indicata dal suo dito: ero ancora incantata a guardarlo, non ci potevo credere. Io amavo quell'uomo! Cioè, bel ragazzo e tutto, ma più che altro adoravo la sua musica, le sue canzoni e fino a ieri non avrei neanche creduto possibile venire qui a vivere, figuriamoci andare a sbattere contro Justin Bieber mentre facevo jogging.

Dopo il silenzio alquanto imbarazzante nel quale pensai a tutto ciò, osservai il mio ginocchio e riuscì a vedere la piccola escoriazione che ci si era formata in superficie, dalla quale usciva un po' di sangue, ma assolutamente nulla di grave.

Riguardai il ragazzo biondo davanti a me, perdendomi nuovamente nei suoi occhi color ambra, a dir poco pazzeschi. "Non preoccuparti, tutto apposto, non lo sento nemmeno. Tu, piuttosto, sei realmente sicuro di stare bene? Io... mi dispiace così tanto" dissi come una perfetta cretina: diciamo pure che la facoltà di parola mi aveva abbandonata schizzando fuori dalle orecchie durante la caduta. Figuraccia numero due.

"Ho detto che sto bene, tranquilla." replicò il ventunenne con un affabile sorriso. "Non ti ho mai vista qui in giro, e solitamente a quest'ora faccio jogging anche io," disse accennando col capo al mio abbigliamento e al fatto che stessi correndo; "Non sei di qui, vero?" mi chiese infine, credevo vedendomi così spaesata dalla sua presenza. Sicuramente il vicinato sapeva che abitasse lì e non credo si riveli così interdetto ogni qualvolta lo incontri per caso.

"Uhm, in realtà io mi sono trasferita qui con la mia coinquilina proprio ieri... dall'Italia." dissi, sentendomi in dovere di dare delle spiegazioni al ragazzo che avevo 'investito'.

"Dunque sei una nuovo vicina! Dove stai precisamente?" mi chiese senza malizia e con aria socievole, proprio come se fossimo due ragazzi normali che facevano conoscenza, senza che il fatto che lui fosse quel Justin Bieber e stesse lì a parlare con una sconosciuta dall'aria psicopatica risultasse un problema. "Abito laggiù, 24918 Norman Way." risposi indicando casa mia, stupidamente, dato che fosse difficilmente percepibile alla vista dalla nostra locazione. "Comunque, piacere Justin Bieber" disse porgendomi la mano destra, che scrutai con aria incredula per poi passare ai suoi occhi e di nuovo alla sua mano. "Certo, so chi sei" ditemi che non l'avevo detto seriamente "piacere Lucia, cioè Lucy, Comparin!" gli americani hanno difficoltà con i nostri rispettivi 'gia' e 'cia', così ho pensato che forse con 'Lucy' sarebbe stato più facile, anche se tecnicamente lui non era americano, ma canadese. Imbarazzatissima gli strinsi la mano, e mi schiaffeggiai mentalmente per quel 'so chi sei!': Gesù, sarò apparsa come una stupida adolescente, piuttosto che per una sua coetanea.

La stretta di mano si protrasse a lungo, mentre guardavo in tutte le direzioni fuorché quella del suo viso, evidentemente impacciata, quando lui sembrava assolutamente a proprio agio nella sua persona.

"Beh è stato un piacere conoscerti! Cioè, forse sarebbe stato meglio non incontrarci dato che ti sono finita sopra....no scusa intendevo dire, dato che ti sono venuta addosso... mm, no intendo, dato che non vedendoti ti sono inciampata addosso. Comunque devo andare!" Il premio per la peggior figura di merda dell'anno va aaa... Lucia Comparin!

Justin scoppiò in una fragorosa risata, facendo imbarazzare me ancor di più, se possibile, e aggiungendo: "Okay, a presto allora senza venirmi sopra, o come hai detto tu!" e si girò per andarsene. Potevo ancora udire le sue delicate risa mentre lo vedevo allontanarsi scuotendo il capo.

Non ero mai arrossita in vita mia, mai, tranne che in quella fottuta mattina. Aiuto.

Mi girai ricomponendomi, raccolsi il sacchetto di Starbucks da terra cercando di non sporcarmi con i frappuccini che erano finemente andati al diavolo e tornai a casa mia.

Ero sicura che non sarei mai più uscita di casa.


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