𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚃𝚑𝚛𝚎𝚎

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Il resto della giornata la trascorsi nella mia nuova stanza.

Quante volte, ripeto, quante volte, voltandomi di spalle alla stanza in casa famiglia, avevo chiuso gli occhi, sperando di riaprirli e trovarmi davanti una stanza come questa...

E adesso che avevo la stanza dei miei sogni, non ero contenta, forse perché avrei avuto piacere di condividerla con la mia mamma, e non con persone a me completamente estranee.

Non sentendomi completamente a mio agio qui dentro, avevo apportato qualche modifica, che se pur richiamasse la casa famiglia, mi faceva sentire un po' meno fuori luogo.

Frugando tra i vari cassetti avevo trovato delle lenzuola completamente bianche che avevo sostituito a quelle orribili piene di fiori già presenti sul letto.

Le tende lilla in un solo colpo erano scomparse, in due anni in casa famiglia non avevo mai visto un raggio di sole entrare dalla finestra, a causa degli enormi alberi presenti lì davanti, avevo bisogno di luce, di sole e le tende erano solo d'intralcio.

Quando avevo aperto l'armadio per riporre i pochi indumenti, ero rimasta esterrefatta.

Peter e la moglie non avevano badato a spese, l'intero armadio era stracolmo di abiti.

Li scorsi con le mani uno ad uno rimanendo schifata da ogni abito, la maggior parte erano di colori sgargianti, pieni di paillettes o con fantasia di fiori, totalmente lontani dal mio stile semplice e che esprimeva tutt'altro che felicità.

Scelsi di tenere le cose più semplici, per fortuna si erano degnati di comprare anche qualche jeans e qualche felpa monocolore, me li sarei fatti andar bene e buttai tutte le altre cose, a Margaret sarebbe preso un colpo di sicuro se avesse visto tutti quegli abiti mentre venivano buttati via.

Fuori si era fatto buio, ed io, stremata dalla giornata, mi ero gettata sul letto e avevo continuato a leggere il libro di cui mi mancavano davvero poche pagine.

Dopo qualche minuto, qualcuno bussò alla porta.

"Victoria, la cena è pronta" era Peter, che rimase fuori dalla porta .

"Non ho fame" risposi girandomi su un fianco e sbuffando, non mi ero accorta fosse l'ora di cena.

"Avremmo piacere di parlare con te, ti prego scendi, ti aspettiamo a tavola" sbuffai ancora più forte, nella speranza che mi sentisse, lo sentii allontanarsi e scendere le scale.

L'idea di sedermi a tavola insieme ai due non mi allettava per niente, solo al pensiero mi sentivo super a disagio.

Ci pensai un po' su, poi mi dissi, perché no? Potrebbe essere l'unica volta che scendo a cena, domani mi basta chiamare il dr. Smith e torno a cenare da sola nella mia stanza all'istituto.

Presi coraggio, un bel respiro di incoraggiamento, e scesi al piano inferiore.

Quando arrivai nella sala, notai la tavola imbandita di un sacco di piatti, storsi il naso.

"Non sapevo cosa ti piacesse, così ho cucinato un po' di cose" parlò Margaret alle mie spalle, era appena uscita dalla cucina e con se portava un vassoio stracolmo di patate fatte al forno.

Mi accigliai nel notare che a tavola erano apparecchiati solo tre posti.

"Oh si, ho portato Emily da mia madre cosi che noi possiamo parlare tranquilli" mi rispose Margaret come se mi avesse letto nel pensiero.

Perfetto, l'unica persona che tolleravo in questa casa non c'era, iniziamo bene...

"Victoria, accomodati, non essere timida, questa è anche casa tua ora" Peter, anche lui uscito dalla cucina, mi passò davanti, andando a indicarmi la sedia a tavola prima di prendere posto.

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