𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝙵𝚘𝚞𝚛𝚝𝚎𝚎𝚗

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Rimasi immobile.

Di scatto portai le mani sul petto, avvolto in un morbido reggiseno in velluto, per coprirlo il più possibile.

Abel.

Se ne stava fermo immobile appoggiato allo stipite della porta.

Con le sue iridi scure mi fissava intensamente.

Cercai di distogliere il mio sguardo dal suo corpo privo di imperfezioni.

Ero molto imbarazzata.

Abel avanzò nella stanza chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle.

Deglutii nervosamente.

Il suo sguardo bruciava sulla mia pelle come tizzoni ardenti.

Aveva lo sguardo perso immerso in chissà quale pensiero.

"A...Abel" balbettai impacciata.

Il suo sguardo, da prima fisso sulle mie braccia, incontrò il mio.

"Puoi uscire, per favore?" chiesi timidamente a voce bassa.

Il mio sguardo, fermo dalla vergogna sulle mie scarpe, era calamitato verso il suo corpo.

Era...bellissimo.

Quell'aria così arrogante e misteriosa.

Quei pettorali, fasciati ed esaltati a perfezione da una t-shirt nera che lasciava intravedere le muscolose braccia tatuate.

Quei tatuaggi, irresistibili, incomprensibili per me, ma che mi facevano impazzire.

Il suo sguardo, il solo sguardo, cavolo...

Capace di mettermi in soggezione.

Le mie parole sembrarono scomparse nel niente.

Il tenebroso ragazzo avanzò ancora.

La distanza tra i nostri corpi divenne quasi minima tanto si avvicinò.

Da quando era qui, non aveva ancora proferito parola.

Il suo sguardo cupo e indagatore parlava però al posto suo.

"Come te li sei procurati?" parlò.

Un tono di voce freddo, distaccato, ma comunque che trasmetteva tranquillità e oserei dire, quasi preoccupato.

Capii si stesse riferendo ai miei tagli.

Mi agitai all'istante, iniziando a tentennare da una gamba a l'altra.

"Smettila" mi sussurrò afferrandomi le braccia.

Il suo tocco non era affatto aggressivo, tutt'altro, era un tocco molto leggero.

Avrei potuto tranquillamente divincolarmi dalla presa.

"Lasciami" ringhiai, convinta di mettergli paura.

Con la mano libera, mi scostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

"Come te li sei procurati?" ripeté lentamente.

Il suo caldo respiro colpiva le mie labbra.
Le mie narici inspiravano il suo profumo mascolino, inebriandomi completamente.

"Ti prego Abel...lasciami".

Il suo morbido palmo mi accarezzò una guancia.

Il suo tocco scese sul mio collo, ed infine sul mio braccio, mi carezzò dolcemente le ferite.

Non sapevo che fare, come reagire.

Il suo tocco, a contatto con la mia pelle, mi piaceva, forse troppo.

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