𝚃𝚠𝚎𝚗𝚝𝚢-𝚗𝚒𝚗𝚎

147 39 9
                                    

Ero ancora scossa dalle parole di Zoe.

Non potevo ancora credere che fosse riuscita a scoprire del mio passato.

Perché?, ma sopratutto, come avrebbe utilizzato le informazioni in suo possesso?.

Ero ricaduta nel vortice della depressione.

Dopo l'accaduto, e dopo essere riuscita a nascondere al meglio l'attacco di panico a Noah e Olivia, ero corsa in biblioteca, rassettato le mie cose e con una banale scusa ero tornata a casa.

Rientrata mi accorsi di essere sola, I Miller si trovavano ancora a lavoro.

Avevo gettato a terra lo zaino, indossato una vecchia tuta grigia e mi ero nascosta sotto alle calde coperte del mio letto.

Olivia, stranita dalla mia fugace fuga, aveva preso a chiamarmi e mandarmi messaggi a raffica.

L'avevo completamente ignorata applicando la modalità aerea al cellulare e gettandolo da qualche parte della stanza.

Come ero potuta cadere nuovamente così in basso?.

Perché non utilizzavo la mia forza come vantaggio?.

Cosa mi spaventava realmente?.

Il giudizio della gente se avesse scoperto la mia vita passata?.,Una vita fatta di inciampi, errori e ancora errori?.

Una vita tormentata che per quanto cercassi di lasciar andare, restava saldamente ancorata a me come una cozza allo scoglio.

Avevo persino saltato la seduta con la dottoressa prevista per quella sera.

Avevo deciso di chiudermi in me stessa, proprio come era successo i primi tempi in casa famiglia.

"Victoria apri, che succede?".

Noah era tornato a casa fiondandosi fuori dalla porta della mia stanza.

Non ricevette risposta.

Per diverso tempo, forse ore, rimase fuori dalla porta nell' attesa di un mio sibilo.

Rimase però deluso.

Mi sentivo come un navigatore, intento ad attraversare l'enorme mare della vita, colpito dopo tante peripezie per partire da una tempesta che l'aveva costretto a cadere in mare e senza tentare di sopravvivere, si stava lasciando trascinare sul fondo.

Il giorno dopo, nonostante l'insistenza di Noah, ero rimasta nella mia stanza, saltando la scuola.

Ero immobile, inerme tra le coperte.

Impassibile di provare qualsiasi tipo di emozione e senza più lacrime da piangere.

Avevo passato la giornata a lacerarmi l'anima immaginando possibili scenari che si sarebbero potuti avverare nel momento in cui Zoe avesse aperto bocca.

Come poteva celarsi tanta cattiveria in una sola ragazza?.

Temevo che Noah avesse saputo...

I Miller, compreso Noah, erano all' oscuro della vita precaria che conducevo a New York dopo la morte di mia madre, il dottor Smith, per non influenzare il loro pensiero su di me, non gli aveva raccontato niente.

Per loro ero solo una povera orfana di madre, niente di più.

Tornato a casa Noah era tornato all'attacco.

Si era piazzato fuori dalla mia porta iniziando a bussare.

La testa iniziò a fischiare, stava per esplodere.

"Noah vattene", strillai disperata.

"Non se ne parla, ho bisogno di accertarmi che tu stia bene".

Odiavo quando faceva il protettivo, sapevo che fosse in grado di abbassare le mie difese contro il mondo esterno.

Teach me to dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora