𝚃𝚠𝚎𝚗𝚝𝚢

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I giorni erano trascorsi velocemente.

Da qualche giorno ormai Philadelphia era ricoperta da candida neve.

La scuola che frequentavo era in pausa per le vacanze natalizie.

Mi stavo godendo al massimo la mattinata, rimanendo nel caldo torpore del mio letto.

Avrei dormito tutto il pomeriggio se non fosse stato per Noah, al piano inferiore, stava parlando, ad un volume troppo alto da infastidirmi.

Alzai gli occhi al cielo.

quale tipo di dramma aveva colpito Noah?.

Controvoglia mi buttai giù dal letto.

In punta di piedi raggiunsi le scale, mi accucciai così da origliare meglio la conversazione tra Noah e Margaret.

"cosa significa che non partiamo oggi?".

Sentì la voce di Noah.

"partiremo domani".

Gli rispose la madre.

"ma ogni anno passiamo la vigilia con i nonni".

Si lamentò il figlio.

Mi sporsi molto incuriosita.

"quest'anno invece passeremo solo il natale".

"ma perché?".

Noah alzò la voce.

Margaret dovette smettere di lavare i piatti poiché non percepì più lo scorrere dell' acqua, ne il rumore delle stoviglie.

"quest'anno è entrata nella nostra vita Victoria...".

Stavano parlando di me, interessante.

"non trovi che, dopo quello che ha passato, Victoria non abbia voglia di passare la vigilia di natale con i miei genitori?, che per lei non sono niente".

Spiegò con calma Margaret.

"hai ragione mamma".

"passeremo la vigilia tutti assieme, se domani victoria vorrà partire con noi, i nonni saranno felici di accoglierla, altrimenti sarà per il prossimo anno".

Concluse.

Avevo davvero apprezzato le sue parole.

Era una brava donna.

Purtroppo odiavo il natale, non lo festeggiavo da tempo e questo anno non sarebbe stato diverso dagli altri.

sbadigliando me ne tornai nel mio caldo letto.

Fortunatamente riuscì a prendere di nuovo sonno.

due piccole e paffute manine mi sfiorarono la guancia.

Aprì, spaventata, gli occhi trovandomi davanti il dolce faccino di Emily.

"ehi birbante".

Sorrise scoprendo la dentatura a cui mancava qualche dentino da latte.

"non si svegliano le persone".

La ammonì per scherzo.

La bambina si rabbuio.

La presi allora afferrandola per i fianchi ed iniziando a farle il solletico.

Le risate della bambina risuonavano giocose nella stanza.

Era tenerissima e io adoravo giocare con lei.

"ehi, io non posso giocare?".

Noah entrò in stanza facendo il finto offeso.

Teach me to dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora