𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝙵𝚒𝚏𝚝𝚎𝚎𝚗

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Come potevo? Come potevo seguire le lezioni quando il mio cervello non faceva che ricordarmi il mio quasi bacio con Abel?
‘Ma non scherziamo Victoria, sei solo una povera illusa, Abel non voleva baciarti, ti sei immaginata tutto’ continuavo a ripetermi.
Ma non ne ero affatto convinta.
Eppure, quella notte, in piscina, solo io e lui, qualcosa è successo, io l'ho sentito. Mi è sembrato di vivere un sogno.
Mi ero aperta con lui, raccontandogli cose, se pur a mio modo e omettendo qualche particolare, che fino ad ora avevo raccontato solo a medici e psicologi.
Gli avevo raccontato una parte di me.
Da allora avevo una strana sensazione di leggerezza addosso.
Una persona in meno a cui dover nascondere una parte del mio passato. Ancora mi interrogavo sul perché lo avessi fatto.
Le parole erano uscite così, incontrollate, io non avevo potuto far niente per impedirlo.
Avevo vissuto un bel momento, dovevo ammetterlo, poi Noah e la sua puntualità avevano rovinato tutto.
Chissà se si era bevuto la storia che io e Abel avevamo inventato per spiegare la nostra presenza in piscina di notte.
Non gli avevo più rivolto parola da allora.
Ero ancora ferita per come si era comportato a casa di Jennifer, di fronte alla prepotenza della sua ragazza.
Noah, d'altro canto, avendo ormai imparato a conoscermi, mi stava lasciando tutto lo spazio possibile, affinché riuscissi a perdonarlo.
Entrambi sapevamo che non appena mi fosse passata io e lui saremmo tornati quelli di sempre.
"Signorina Miller".
Il professore batté il palmo sulla cattedra.
"Se non le interessano le mie lezioni è pregata di accomodarsi in corridoio". "Io in realtà..." provai a giustificarmi.
"Stia zitta e esca immediatamente".
Il professore non mi lasciò neanche spiegare e mi cacciò fuori, furibondo. Se solo avesse saputo tutto il casino che avevo in testa...
Uscii accompagnata dalle risate degli altri compagni.
Davvero simpatici..
Non potevo andare avanti così, era più il tempo che ero fuori che quello che ascoltavo le spiegazioni.
Se avessi continuato così avrei perso sicuramente l'anno.
Il corridoio era deserto, stavano tutti facendo lezione, solo ogni tanto passava qualche ragazzo diretto verso il bagno.
Il bidello, con un enorme secchio d’acqua, si apprestava a pulire il pavimento poco lontano dalla mia aula.
Gli unici rumori erano quelli di diversi professori che spiegavano nelle classi. E ora che faccio?
Mi disperai.
Per quanto odiassi la scuola, amavo studiare, e l'idea di perdere un anno non mi piaceva affatto.
Dovevo darmi da fare e impegnarmi di più.
Durante le ore scolastiche mi sarei impegnata solo sullo studio, il resto dei problemi dovevano restare fuori e aspettarmi all'uscita.
Perché era tutto così difficile?
Perché Abel era così bello da riuscire a distrarre il mio cervello?
Victoria, smettila.
Mi colpii da sola la testa.
Annoiata dal dover stare seduta fuori dalla porta, decisi di salire ai piani superiori per andare in biblioteca.
Dovevo prendere un libro che mi sarebbe servito nei prossimi giorni per eseguire una ricerca di biologia.
Con qualche difficoltà, raggiunsi la biblioteca scolastica, questa scuola era veramente enorme, e perdersi era facilissimo.
Con l'aiuto della libraia trovai subito il libro che mi serviva, e dopo averla ringraziata, uscii per tornare nella mia classe.
Presto l'ora di chimica sarebbe finita ed io sarei potuta tornare in classe.
Camminavo nei deserti corridoi della scuola, quando notai in disparte due ragazzi intenti a parlare a bassa voce.
Tirai su lo sguardo.
Riconobbi subito uno dei ragazzi, era Abel, l'altro non lo avevo mai visto.
Abel se ne stava con le braccia incrociate, appoggiato con una gamba sollevata al muro, mentre l'altro, alto poco più di lui, se ne stava in piedi di frontea lui.
Erano talmente presi dalla loro conversazione che sembrarono non accorgersi di me, che con passo lento, gli stavo andando in contro.
Era l'unico modo che avevo per tornare al piano inferiore, dovevo passarli davanti. Mi avvicinai sempre di più, speravo con tutta me stessa che Abel non mi riconoscesse.
"Mamma mia, sei fantastica" sentii fischiare alle mie spalle dopo essere passata davanti ai ragazzi.
Non mi voltai.
"Aspetta bambolina, dove vai così di fretta?".
Non avevo riconosciuto la voce, perciò non poteva essere Abel.
"Coglione" farfugliai tra me e me.
"Che cazzo hai detto?" alzò la voce il ragazzo alle mie spalle.
D'improvviso mi sentì strattonare forte per un braccio, e mi ritrovai quel ragazzo addosso. "Ripetilo, se hai il coraggio" parlò a denti stretti.
Aveva tutta l'aria di essere un criminale, non mi trasmetteva niente di buono. Mi fissava con uno strano ghigno sulle labbra.
Era ricoperto di tatuaggi, più di quanti ne avesse Abel, questo ragazzo li aveva anche sulla faccia.
"Stupida bimbetta".
Senza mollare la presa sul mio braccio, con l'altra mano, prese e gettò via il libro. "Sei un bastardo".
Fu più forte di me, in quel momento sentii di dover rispondere.
Prima che potessi fare o dire qualsiasi altra cosa, mi ritrovai spiaccicata contro il muro. Il ragazzo, con tutto il suo peso, mi teneva ben schiacciata senza la possibilità di muovermi. Mi accarezzò una guancia con la sua mano ruvida.
Mi costrinsi a non guardarlo.
"Non mi importa che tu sia una bambina, a me non fa differenza, se qualcuno mi manca di rispetto, lo pesto" mi ringhiò ad un centimetro dal viso.
Provai più volte a divincolarmi, ma la sua presa su di me era troppa.
Aspetta un attimo.. Abel! Abel era qui a pochi passi da noi, e non faceva niente? "Non ho paura di te..." lo sfidai.
"Vuoi picchiarmi? Fallo" gli sorrisi.
Non era il primo prepotente che avevo incontrato nella mia vita, ormai ci ero abituata. "Non scherzare, bambina".
Mi annusò il collo.
Rabbrividii.
"Hai davvero un buon profumo, sai?".
"Aron, smettila".
Alle sue spalle, Abel gli poggiò una mano sulla spalla.
"Oh andiamo amico, non rompermi le palle, mi sto solo divertendo" si giustificò l'altro ragazzo.
Notai lo sguardo di Abel incupirsi, e diventare rosso dalla rabbia.
"Ti ho detto di darci un taglio".
Il ragazzo lasciò la presa su di me per voltarsi verso l'amico.
Tirai un sospiro di sollievo ma non osai muovermi.
"Avanti amico, non ho fatto niente".
Aron diete una pacca amichevole sulla spalla di Abel, solo che l'altro sembrava tutto fuorché divertito.
"La ragazzina è la sorella del mio migliore amico..." parlò Abel.
"Se la sfiori anche solo con un dito, sarò costretto ad andarci giù pesante con te". Il tono era basso e minaccioso.
Lo stupido sorriso che contornava la faccia di Aron fino a quel momento scomparve. "Okay amico, scusa, non ti arrabbiare, me ne vado subito".
Guardai il ragazzo, con la coda tra le gambe, allontanarsi.
"G...grazie" mi rivolsi ad Abel.
Il ragazzo saettò il suo sguardo sul mio, si avvicinò lentamente, e come aveva fatto da prima il suo amico, anche se in maniera meno rude, mi incastrò tra lui e la parete.
"Smettila di intrometterti, ragazzina, sei insopportabile" mi sussurrò.
"E tu sei uno stronzo" ribattei.
Per quanto cercavo di negarlo a me stessa, non appena Abel mi si era avvicinato, il mio corpo aveva reagito.
“Sei così impertinente, se non fosse che sei la sorella di Noah mi sarei molto divertito nel vedere Aron picchiarti" ghignò.
Alle sue parole, mi si riempirono le palpebre di lacrime, dovetti trattenermi per non scoppiare a piangere, non gli avrei dato questa soddisfazione.
Io pensavo che lui.. io pensavo che lui fosse diverso...
"Sta alla larga da Aron, la prossima volta non interverrò, e impara a tenere chiusa la bocca".
Dove era Abel dell'altra notte? Quello dolce, carino, premuroso e che mi diceva tutte quelle belle parole?
Chi era veramente Abel?
Colui che avevo in questo momento di fronte? O il dolce ricordo di quel weekend? Lo fissavo sbigottita negli occhi.
Non appena allentò la presa, corsi via da lui.
Presi al volo il libro scaraventato a terra, e mi sbrigai per allontanarmi da li al più presto. Decisi che non sarei rimasta a scuola un secondo di più.
Non appena la campanella di fine lezione suonò, afferrai dalla classe lo zaino lasciato precedentemente.
"Victoria, dove stai andando? Tutto okay?"
Noah, vedendomi andar via, mi corse dietro, ma non gli lasciai il tempo di avvicinarsi. Ero sconvolta.
Avevo raccontato tutte quelle cose ad Abel, e lui si comportava così male con me. Lo odiavo, dovevo capirlo dal primo istante che in quel ragazzo non c'era niente di buono. Da oggi non mi sarei più avvicinata a lui né tanto meno gli avrei parlato. Per me era morto.
Rientrata a casa, sfortunatamente, trovai Margaret in salotto sul divano, speravo di essere sola.
"Victoria, come mai già a casa?" chiese mentre salivo le scale.
Non le risposi.
"E’ arrivata una lettera per te".
A quelle parole, mi bloccai sui gradini e tornai indietro.
La donna mi porse una busta bianca sigillata.
"Non l'hai letta, vero?" ringhiai arrabbiata.
La donna sentendosi attaccata, abbassò lo sguardo.
"Certo che no, non mi sarei mai permessa".
"Bene, allora prossima volta non permetterti neanche di toccarla, la mia posta". Le strappai dalle mani la busta e corsi nella mia stanza.

Correzione di @eri_b0oks (profilo IG).

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