𝚃𝚑𝚒𝚛𝚝𝚢-𝚜𝚎𝚟𝚎𝚗

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Le vacanze erano trascorse troppo, ma veramente troppo, velocemente.

Le lezioni sono riprese ieri, ma sinceramente non ne sono molto dispiaciuta.

Lo studio avrebbe tenuto occupata la mia mente da tutto il resto.

Studio, solo studio, volevo terminare al meglio quest'anno scolastico ed eccellere in tutte le materie.

Era sempre meglio che passare ore ed ore a star male per Abel.

In questi giorni Olivia mi era stata molto vicina, mi aveva consolata e ripetuto allo sfinimento quale fosse la cosa giusta da fare: denunciare Ryan per quello che aveva fatto.

Alla fine mi ero convinta...

Io e Noah eravamo appena usciti da scuola, stavamo camminando nel cortile per raggiungere la sua auto.

"Ti dispiace se non torno con te?".

Il mio fratellastro stava per salire all'interno del veicolo ben parcheggiato.

"Oh no, nessun problema, posso accompagnarti da qualche parte?" domandò gentile.

Mi sentii una merda, gli stavo di nuovo mentendo.

"Non preoccuparti, ho ordinato dei libri in biblioteca e devo passare a ritirarli".

"Se vuoti ti por-".

"Davvero, nessun problema, faccio in un attimo".

Lo rassicurai forzando un sorriso.

Sembrò convincersi.

Mi stampò un bacio sulla guancia e poi lo vidi sfrecciare via in gran velocità.

Uscita dalla caserma, stavo meglio.

Mi ero tolta un grande peso.

Non lo avevo fatto solo per me.

Mentre ero lì, che deponevo la denuncia, pensai a quanto il mio gesto avrebbe dato coraggio e tolto dalle grinfie di Ryan altre ragazze.

Sapevo bene che Ryan non fosse l'unico al mondo a fare queste cose alle ragazze, ma se lo avessero arrestato, sarebbe comunque stato un pericolo in meno nella società.

Ero fiera della mia decisione.

In fondo, lo avevo fatto anche per aiutare lui, un po' come lui aveva fatto con me quando aveva deciso di parlare al padre di una casa famiglia che mi avrebbe potuta aiutare ad uscire dal periodo buio vissuto dopo la morte di mia madre.

Nel pomeriggio, avevo deciso di dedicarmi completamente allo studio.

A breve avrei avuto un interrogazione orale, ed ero pronta a dare il meglio di me.

Purtroppo sembravo non aver testa.

Stavo mordicchiando nervosamente il tappo della bic sdraiata a pancia in giù sul letto, con il libro davanti agli occhi.

Era la nona volta che leggevo la stessa frase senza capirne il significato.

Avevo la mente altrove.

Non riuscivo a non pensare ad Abel, alla notte passata assieme...

Non si era più fatto vivo né con me, né con Noah.

Per sbaglio avevo sentito una conversazione tra lui e Luke, in cui entrambi si interrogavano sulla sparizione dell'amico.

Non potevo credere che lui non avesse provato niente.

Insomma..come mi aveva guardata, toccata, baciata...

No, mi rifiutavo di crederlo.

Per me era stata una notte fantastica.

Avevo completamente abbassato le mie difese, gli avevo permesso di avvicinarsi, sia emotivamente che fisicamente.

Teach me to dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora