Una settimana, era trascorsa una fottuta settimana da quando ero arrivata a Philadelphia.
Dopo la mia sfuriata con Peter non ero più uscita dalla mia stanza, se non quando ero sicura di essere sola in casa.
Scendevo così... per vedere un po' di televisione e mangiucchiare qualcosa di tanto in tanto.
Il giorno dopo l'accaduto, avevo immediatamente scritto al dr. Smith raccontandogli quello che era successo e come Peter mi aveva trattata.
Non avevo mai ricevuto risposta.
Inutili le più di cento chiamate che gli avevo fatto, mi aveva abbandonata.
Mi ritrovai così a passare intere giornate tra me e i miei incubi.
Stavo così male che non trovavo neanche le forze per uscire ad incontrare la dottoressa Marquez.
Passare H24 a tormentarmi la mente con i miei oscuri pensieri era il modo migliore per autopunirmi.
Erano circa le 5.00 del mattino, quando l'ansia era arrivata per svegliarmi.
Era il 20 settembre, il giorno che Peter aveva scelto per il mio rientro a scuola, dopo anni ed anni passati a studiare da sola nella mia stanza.
Dopo essermi torturata le pellicine di tutte le dita, decisi di alzarmi per iniziare a prepararmi.
Perlomeno mi sarei distratta dal turbinio di pensieri ed emozioni che mi circondavano.
Come prima cosa optai per una lunga e calda doccia, così da rilassare i nervi.
Quando finii, passai una buona mezzora davanti allo specchio per pettinare i lunghi capelli color rame.
Nel mio riflesso rividi mia nonna.
Se ne stava seduta sulla sedia a dondolo in legno che il nonno le aveva costruito, con me seduta sulle sue ginocchia, e tra una canzone e l'altra le sue delicate mani che per ore ed ore, spazzolavano i miei capelli, ripetendomi di tanto in tanto quanto fossero preziosi e quanto fossi fortunata ad avere capelli così belli.
Mi asciugai al volo una lacrima che era uscita dai miei occhi verde mare, come li definiva mia nonna, senza che io me ne accorgessi.
Il gesto brusco che feci,spezzò il ricordo di mia nonna, e la sua immagine scomparve.
Spazzolata dopo spazzolata, si erano fatte le 7.00, in casa, fuori dalla mia stanza, avevo iniziato a percepire i primi rumori, le prime voci.
Mi vestii con le prime cose che trovai nell'armadio, una felpa oversize color beige, che a me calzava quattro volte più grande, un paio di jeans neri strappati sulle ginocchia, e completai il tutto con delle scarpe da tennis bianche.
Non ero una persona a cui interessava come andava vestita in giro.
Dopo giorni che non vedevo nessuno in questa casa, dovevo farmi forza ed uscire da qui dentro.
Finii di prepararmi con un filo di trucco: mascara e burro cacao per le mie labbra screpolate dal freddo, afferrai lo zaino, comprato anch'esso da Margaret, che per fortuna si era limitata ad un semplice zaino monocolore grigio, ed uscii dalla stanza intenzionata a scomparire di casa senza incontrare nessuno della famiglia.
Scesi in punta di piedi le scale che portavano alla porta d’ingresso, cercando di fare il meno rumore possibile.
Più mi avvicinavo, più sentivo le voce degli altri, che sicuramente stavano facendo colazione in cucina.
Ci mancava poco, c'ero quasi, avevo già la mano sulla maniglia e...
"Buongiorno, Victoria" la voce squillante di Margaret alle mie spalle mi fece trasalire.
STAI LEGGENDO
Teach me to dream
Romance"ʟᴇɪ ᴀᴠᴇᴠᴀ ʙɪꜱᴏɢɴᴏ ᴅɪ ʟᴜɪ" "ʟᴜɪ ᴀᴠᴇᴠᴀ ʙɪꜱᴏɢɴᴏ ᴅɪ ʟᴇɪ" "ᴇɴᴛʀᴀᴍʙɪ ᴀᴠᴇᴠᴀɴᴏ ꜱᴏʟᴏ ʙɪꜱᴏɢɴᴏ ᴅɪ ꜱᴀᴘᴇʀʟᴏ" ⚜️ 🅃🅁🄾🄿🄴 ⚜️ 🥀ᴇɴᴇᴍɪᴇꜱ ᴛᴏ ʟᴏᴠᴇʀꜱ 🥀 ʙʀᴏᴛʜᴇʀ'ꜱ ʙᴇꜱᴛ ꜰʀɪᴇɴᴅ 🥀ʙᴜʟʟʏ ʀᴏᴍᴀɴᴄᴇ