𝚃𝚑𝚒𝚛𝚝𝚢-𝚝𝚠𝚘

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Abel pov's

Victoria, strano da dirsi, ma ci raggiunse con uno strano sorriso stampato in volto.

La sua bellezza non catturò solo l'attenzione dei due ragazzi seduti al nostro tavolo, che la osservarono come cani affamati, altre persone, sedute altrove, la fissarono dopo il suo passaggio.

"Che ci fai qui?" esclamò sorpreso Noah, alzandosi dalla poltroncina in pelle per darle un abbraccio.

Karl e Dennis ancora non riuscivano a staccargli lo sguardo di dosso.

Avrei tanto voluto sapere quali squallidi pensieri stavano facendo su di lei.

"Sono venuta in città per alcune commissioni, sapevo di trovarvi qui così ho pensato di passare" spiegò lei salutando anche James e Luke, in modo molto meno affettuoso.

"Se disturbo torno a casa, non ci sono problemi" aggiunse subito dopo, come se si sentisse in difetto.

"Disturbare? Niente affatto anzi, ci fa piacere fare la tua conoscenza".

Fu Karl a parlare.

In modo molto scenografico, il ragazzo si alzò e, sotto l'evidente imbarazzo di Victoria le afferrò la mano per lasciarle un casto bacio su di essa.

Proprio lui provava a fare il gentiluomo, lui che se ne scopava anche tre assieme senza preoccuparsene, e chissà cos'altro.

Era proprio un animale.

Solo in quell'istante Victoria sembrò notare la mia presenza.

Non ricevetti saluto, anzi, mi lancio uno sguardo torvo, misto a disprezzo, poi, come se già non le avessi spiegato che il divano era per me, prese prepotentemente posto al mio fianco.

Sapeva che non mi sarei azzardato a farle una scenata di fronte a Noah.

Da quando Victoria si era unita a noi, il mio amico sembrava ancora più agitato.

Anche se non lo avevamo detto apertamente, temevamo per lei, sapevamo bene come i due new-yorkesi erano soliti trattare le ragazze.

Non volevamo si avvicinassero troppo a lei, e avevamo già capito quanto ne fossero rimasti ammaliati.

"Possiamo offrirti una bella birra ghiacciata? "azzardò Dennis con fare malizioso.

"Victoria non beve" tuonai io al posto suo.

I miei amici mi lanciarono uno sguardo interrogativo, e io mi maledii mentalmente. Perché avevo risposto alla sua domanda?

"Oh, io non bevo, una coca cola andrà benissimo".

Per quanto tentasse di sembrare carina e cortese io, che le ero accanto, percepivo tutta la sua agitazione.

Si sentiva a disagio.

Non era scema, aveva sicuramente interpretato gli sguardi dei due ragazzi.

"Spero di non aver interrotto qualche conversazione seria".

"Normali chiacchiere tra amici" rispose James.

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