𝚃𝚑𝚒𝚛𝚝𝚢-𝚏𝚘𝚞𝚛

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Abel Pov's

"Come posso fidarmi se mi dici che stai andando da Noah per studiare?" mia madre sorrise, buttando gli occhi al cielo.


Non amavo particolarmente lo studio, lo sapeva bene, ragion per cui non aveva minimamente creduto alle mie parole.

"Ed invece stavolta devi fidarti".

Mi avvicinai, stava pulendo la tavola, le cinsi con le braccia le spalle e le stampai un tenero bacio sulla guancia.

"Ti aspetto per cena?" chiese, prima che mi chiudessi alle spalle la porta d'ingresso.

"Ti faccio sapere, ma non credo, forse ordiniamo una pizza", la avvisai.

MMi irrigidii quando uscendo, una folata di vento mi fece accapponare la pelle.

Salii in auto e, non prima di essermi acceso una sigaretta, mi misi in strada.

Lasciai la strada che mi avrebbe condotto da Noah per fare una breve deviazione in un minimarket e acquistare qualche birra.

Ovviamente non ci stavamo vedendo per studiare, chi vogliamo prendere in giro, ci eravamo organizzati per vedere assieme una partita di basket.

Parcheggiai l'auto, non avrei dovuto metterci molto, il parcheggio del market era praticamente vuoto.

Entraii dalla porta che si aprì davanti a me grazie al sensore di movimento, ed andai dritto agli scaffali in cui ero sicuro di trovare qualsiasi tipologia di birra.

Con lo sguardo, esaminai le varie bottiglie, leggendo le etichette di quelle che mi ispiravano di più.

Afferrai un cartone, composto da dodici bottiglie di birra Backs.

Mentre con il mio bottino mi dirigevo alla cassa, mi sentii particolarmente osservato.

Mi voltai incuriosito, ero consapevole di essere affascinante, ma adesso anche le vecchiette al supermercato mi morivano dietro?

No, non era una vecchietta, bensì una ragazza dai lunghi capelli mori che, accortasi che mi stavo voltando, aveva tentato invano di spostare lo sguardo altrove.

Troppo tardi, l'avevo riconosciuta.

Era quella stramba amica di Victoria, se non sbaglio si chiamava Olivia, non ne ero sicuro.

"Guada che se mi saluti mica ti mangio eh" le gridai dietro giusto per metterla in imbarazzo.

La ragazza, consapevole della figuraccia appena fatta, sgranò gli occhi e le guance le si tenero di rosso.

Buttai gli occhi al cielo ridendo, soddisfatto.

Aspettai il mio turno in cassa, pagai ed uscii felice ed orgoglioso.

Arrivato davanti alla porta di casa di Noah, estrassi da sotto lo zerbino le chiavi di scorta per entrare.

Era stato Noah che mi aveva detto dove i suoi genitori le nascondevano.

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