𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝙽𝚒𝚗𝚎

225 72 43
                                    


Sentii il mio corpo essere sollevato dal freddo pavimento.

Aprii allarmata gli occhi.

Noah, dolcemente, mi aveva presa in braccio, come si faceva con le spose, e mi stava piano piano appoggiando al letto.

Mi trovavo ancora nella villa della festa, nella stanza che credevo essere il bagno e in cui, evidentemente, mi ero addormentata.

La testa mi faceva un male cane, ma almeno la stanza intorno a me aveva smesso di girare.

Mi trovai sdraiata supina sull'enorme letto, Noah, con un sorriso dolce stampato in volto, se ne stava seduto al mio fianco.

"Quando non ti ho vista più mi sono spaventato".

Mi alzai a sedere anche io.

Fortunatamente anche il senso di nausea era scomparso.

"Stavo cercando un bagno, ricordo solo questo” mi toccai le tempie doloranti.

Che stupida che ero stata.

Allontanarmi da sola e addormentarmi in una casa che non conoscevo circondata da persone a me estranee, sarebbe potuto accadere di tutto.

"Non farlo mai più, ho promesso a Peter di riportarti intera" rise.

Ci fu un attimo di completo silenzio, notai che entrando Noah aveva chiuso la porta, di fatti l'assordante musica si sentiva molto poco, come se fosse in sottofondo.

Con il palmo della mano, Noah sfiorò la mia, attirando la mia attenzione.

Eravamo molto vicini, non me ne ero resa conto, stavamo l'uno seduto di fronte all'altra.

Ci fissammo intensamente, quasi a studiarci a vicenda.

"Sei davvero bella" sussurrò.

Lo disse talmente a bassa voce che pensai lo avesse fatto apposta, così che non avessi potuto sentirlo.

Mi appoggiò la mano calda sulla guancia, carezzandomi.

Mi beai di quel leggero tocco.

L'effetto del alcol non era ancora scomparso, da sobria non mi sarei comportata così.

Attratti, come due calamite, ci avvicinammo.

Eravamo tanto vicini, talmente tanto da sentire i suo respiro sfiorarmi le labbra.

Lo vidi bagnarsi con la lingua le labbra, le stavo fissando ipnotizzata.

Cosa stava succedendo?

Sentii il battito del mio cuore accelerare e correre come un treno in corsa.

Di fianco a noi sentimmo la porta spalancarsi con un grande tonfo.

Improvvisamente, come svegliati da una trans, entrambi ci allontanammo l'uno dall' altro.

Entrambi visibilmente imbarazzati.

"Noah, Zoe ti sta cercando, è molto infuriata, amico" disse Abel.

Anche Abel era qui? Da quando?

Stava in piedi appoggiato allo stipite della porta, aveva un aria molto divertita.

Lo squadrai velocemente.

Ai piedi indossava degli scarponcini neri.

Jeans skinny che gli fasciavano alla perfezione le magnifiche gambe palestrate, neri, strappati qua e là e con una catena attaccata alla tasca.

Una semplice t-shirt, anch'essa nera.

Notai un bracciale in argento al polso e vari anelli, di media grandezza, su diverse dita delle mani.

Teach me to dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora