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× Non ha potuto fare a meno di parlare con le sue amiche di quello che era successo in realtà

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× Non ha potuto fare a meno di parlare con le sue amiche di quello che era successo in realtà. Quando si svegliò, alla sera, Melissa era frastornata ed era rimasta sdraiata a fissare il soffitto per un bel po'.

"Finalmente ti sei svegliata, credevo che dovessi rianimarti." le aveva sorriso Ginevra, ma Melissa non ricambiò come al suo solito e capì che qualcosa non doveva andare per il verso giusto.

Letizia le raggiunse dopo aver ricevuto il messaggio da parte della maggiore in cui le diceva di raggiungerle senza dire niente ai ragazzi. Melissa raccontò così tutto alle sue più care amiche che rimasero di sasso e collegarono le varie cose tra loro. La coprirono con gli altri tre dato che non aveva voglia di affrontare quel discorso, dicendo che non stava bene, che aveva la nausea e che era meglio lasciarla da sola nel caso in cui fosse stato qualcosa di contagioso. Le portarono qualcosa da mangiare ma non toccò nulla, nemmeno con lo sguardo e, verso le tre del mattino, riuscì ad addormentarsi. Si svegliò alle otto, prima di tutti gli altri, lasciò un messaggio alle sue amiche ed uscì a fare un giro per liberare un po' la mente, prendere aria e capire cos'avrebbe dovuto fare. Ancora a stomaco vuoto dal giorno precedente, si è ritrovata tra gli scaffali di un supermercato per fare la spesa dato che a casa manca qualcosa. Ha la testa altrove, è stanca ed è visibile. Avrebbe preferito starsene a casa ma non voleva vederlo e non ce la faceva più a starsene sdraiata nel letto, rinchiusa nella sua stanza. Fare una passeggiata è stata l'idea migliore che ha avuto ma se ne pente perché, adesso, si annoia parecchio.

Mentre si allunga per prendere una confezione di cereali, si sente come osservata e, dopo neanche due secondi, sente una voce che si riferisce proprio a lei.

"Melissa, cara." sorride in lontananza Mateo.

Sono in contrasto. Lei vestita con una felpa scolorita e dei pantaloncini neri, i capelli spettinati e il viso stravolto dalla stanchezza. Lui è fresco come una rosa, con una camicia perfettamente stirata addosso, un pantalone nero, i mocassini bianchi e il ciuffo perfettamente sistemato.

"Ciao." prova a fargli un sorriso, ma ha paura di sapere cosa ne sia venuto fuori.

"Come stai? Come mai sei qui tutta sola?"

"Sono uscita per fare.. una corsetta ed ho pensato di fare la spesa." mente, anche perché non vuole dirgli la verità.

"Sei una sportiva quindi, mi piace."

"Più o meno." non andrebbe mai a correre con questo caldo, è qualcosa che va oltre le sue capacità. "A te come va? Come mai qui così presto?" cerca di sviare il discorso, sentendosi tremendamente a disagio per via del suo aspetto terribile.

"Sono uscito di casa per andare in ufficio per un meeting importante ma è saltato tutto, così ho pensato di venire qui a riprendere alcune cose che mancavano a casa." indica il cestino che tiene tra le mani, con dentro poche e semplici cose.

"Spero non sia successo nulla di grave in ufficio."

"Niente di preoccupante, me ne occuperò dopo." la osserva e si rende conto che, al contrario del suo piccolo cestino rosso e quasi vuoto, il carrello della ragazza inizia a riempirsi di cose.

La causa di ciò è anche la tristezza che l'ha portata a pensare che non sarebbe stato affatto male prendere qualcosa con cui consolarsi, come il cioccolato, le caramelle o tutte quelle cose che le faranno venire i brufoli e delle carie.

"Tutto ok?" chiede, vedendolo imbambolato.

"Si, certo." sorride raggiante. "Dammi, lascia che ti dia una mano." tira verso di sé il carrello, offrendosi di spingerlo fino alla casa dopo averla accompagnata nel suo giro.

"Non devi, dico davvero."

"Figurati, mi fa piacere."

Parlano del più e del meno mentre vagano per il supermercato quasi completamente vuoto: di lavoro, delle vacanze, di come lui non l'abbia più vista ad un certo punto alla festa a cui hanno preso parte insieme ai loro amici.

"Non mi sono sentita bene e sono tornata a casa." le sembra la scusa più plausibile e, al momento, non ha molte idee in testa.

Quando arrivano alla casa, Melissa sistema tutto nei sacchetti con l'aiuto dell'uomo, paga e poi esce fuori, maledicendo il supermercato per via dell'aria condizionata troppo alta che fa a pugni con il caldo terribile che c'è fuori. Maledice anche sé stessa per aver messo una felpa.

"Aspetta, ti do un passaggio fino a casa."

"Non ce n'è bisogno, posso tornare a casa da sola."

"E lasciarti da sola con questo caldo e tutte queste buste? Non esiste, non potrei mai." estrae le chiavi della sua auto, niente poco di meno che una Lamorghini Urus nera meravigliosa.

"Sei molto gentile, ti ringrazio." sorride e lo aiuta a sistemare le cose nel portabagagli, anche se lui insiste per fare il lavoro da solo.

La macchina è bellissima e, al suo interno, si sente un buonissimo profumo di vaniglia. È perfettamente pulita e soprattutto è munita di un impianto d'aria condizionata che le fa quasi dimenticare il caldo che fa fuori.

"Una bella ragazza come te non dovrebbe mai girovagare da sola, Ibiza è trafficata e per questo potrebbe essere anche pericolosa."

"Non era una cosa pianificata arrivare fin qui in realtà." sospira.

"Avevi bisogno di correre di più oggi?"

"Suppongo che avessi bisogno di allontanarmi di più." dice senza nemmeno pensarci troppo, cercando di cancellare quell'espressione triste che ha in viso.

"Fa bene allontanarsi dai problemi, aiuta a riflettere." capisce che ci sia qualcosa che non va, ma non chiede per non sembrare insistente.

Melissa apprezza la sua discrezione e il modo in cui cambi velocemente discorso subito dopo. Il viaggio dura comunque poco stranamente.

"Aspetta, prendo le chiavi del cancello." fruga nel tascone della felpa e le tira fuori.

Da per scontato che tutti gli altri stiano già dormendo. È mancata per circa un'oretta e solitamente impiegano molto più tempo per mettersi in piedi ma, quest'oggi, qualcosa deve averli tirati giù dal letto più velocemente.

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÷ - DIVIDERE / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora