Vascolaro ha spostato l'orario dell'appuntamento di oggi, se prima dovevamo vederci in tarda mattinata, adesso mi aspetta per le quattro del pomeriggio. So già cosa significa questo, che non andrò via dal suo studio molto presto, non che mi dispiaccia, ma quando cala il buio temo me stessa più di quando sono alla luce del giorno.
Ormai non sono andata in ufficio e ho deciso di passare qualche ora in palestra scaricando la tensione che, speravo, ieri sera di cacciare via grazie alla serata con Mark ma poi lui, prepotentemente, compare ogni volta davanti a me, inizio a pensare che forse, sono io stessa ed evocarlo, mi sento legata a lui da una sensazione, da qualcosa che non riesco a spiegare, a ricordare ma, che c'è e io non posso farne a meno. Sono quasi pronta quando il mio iPhone inizia a squillare, guardo lo schermo, è Anna.
- Anna, dimmi, che cosa è successo?- Oh Aurora, dove sei?- A casa, stavo per andare da Vascolaro- devi passare prima da qua, è arrivato un altro pacco, devi aprirlo.
Rimango in silenzio per qualche istante, sono combattuta, ma anche troppo curiosa.
- Va bene, a dopo-
dico sbattendogli praticamente il telefono in faccia, devo sbrigarmi per riuscire ad arrivare puntuale allo studio di Vascolaro visto la deviazione che dovrò fare in ufficio.
Di solito salgo per le scale ma, stavolta ho deciso di prendere l'ascensore per raggiungere l'ufficio, me ne sono pentita immediatamente, questo maledetto coso sembra andare a rilento.
« Eccomi» Anna si alza immediatamente
« è qui, l'ho tenuto con me» dice porgendomi un pacchetto piccolo di colore rosso
« aprilo dai»
« Anna non posso farlo adesso, ho troppa fretta scusami»
« basta che stasera mi aggiorni»
mi grida alle spalle mentre sono già giù per le scale. Esco in strada, il mio Uber è a un minuto, improvvisamente l'aria gelida mi investe, quando c'è stato questo repentino cambio di temperatura, non me ne ero accorta fino ad adesso. Per fortuna sono avvolta nel mio cappotto e la mia sciarpa infinita mi copre, praticamente, fino alla testa.
Salgo sull'auto. Ci vorrà un pò per raggiungere lo studio di Vascolaro, ho il tempo di aprire il pacchetto penso, così lo adagio sulle mie gambe e districo il fiocco nel quale è avvolto. Come l'ultima volta riconosco la card per la musica, sistemo gli AirPods nelle orecchie e digito il codice. La voce di De André mi investe con la sua delicata persuasione, non ricordo questa canzone, non la conosco, effettivamente e non sono un'esperta della sua discografia, leggo il titolo Suzanne, la faccio ripartire, ascoltandone parola per parola, mentre i miei occhi sono fissi sul traffico di Roma.
In fondo allo scatolino il solito biglietto bianco: < ... e tu vuoi viaggiarle insieme, vuoi viaggiarle insieme ciecamente.> Il mio cuore manca un battito e anche se le parole non fossero il mio mestiere capirei che questa, altro non può essere, che una dichiarazione di voler starmi accanto, nonostante tutto, qualsiasi cosa accada, mi scappa un sorriso perché, in fondo, mi fa piacere ma a chi mai, io, possa aver suscitato questi sentimenti, sempre se siano veri e non le, indiscriminate, voglie, di un playboy da strapazzo, anche se in possesso di un indiscutibile gusto per la musica e per la letteratura. Adesso sono davvero curiosa, se solo mi lasciasse un modo per contattarlo anche senza rivelare subito chi sia, potrei rivolgergli delle domande, provare a capire, ad indovinare. So che tutti questi regali, sono mirati, sono le briciole, meravigliose, di Hansel e Gretel e ognuno di essi, almeno per lui, voglia dire qualcosa e io ci provo, a metterli insieme, a creare un quadro ma, tra tutti gli uomini che conosco non sono riuscita ad associarli a nessuno. Si, ho pensato anche che possa essere qualcuno che io non conosco anche se lo escludo a priori, uno sconosciuto che riesce a leggermi fin dentro l'anima; devo ammetterlo, ogni singola parola, gesto, mi colpisce e sfiora delicatamente il cuore.
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Quando il cielo non bastava
RomanceIl Destino sa esattamente cosa fare, anche se non sembra così.