Capitolo 25

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POV MARCO


Sento che sta arrivando al punto di non ritorno e nonostante vederla così provata mi sta lacerando dentro devo aspettare, volevo e dovevo sapere. Lo avevo sospettato ma non potevo averne la certezza. Continua a ripetermi mentre cerca di allontanarsi che provo pietà per lei, cosa le hanno fatto, con chi è stata fino ad ora per pensare una cosa del genere. Io voglio solo che non soffra e mi prenderei a pugni per averla lasciata sola, per aver permesso che le accadesse tutto questo. Che uomo è uno che accetta una decisione del genere. Un uomo che non l'ha mai amata davvero. Sono stato un idiota, sento il senso di colpa montare, e ogni cosa che dice mi riverbera dentro, ricordandomi lo sbaglio che ho fatto. E ora pensa davvero che la lascerò, no, non sbaglierò ancora.

Devo cercare di farglielo capire, di calmarla, di farla ragionare. Avanzo piano verso di lei, i suoi occhi sono vitrei, sono quasi arrivato. Non riesco a prenderle la mano, non voglio farle male, devo essere cauto

« sono solo un guscio vuoto, un maledettissimo guscio vuoto»

le sue parole mi bloccano, un pugnale ha trafitto il mio cuore, la sua sofferenza mi sta dilaniando.

Non faccio in tempo a prenderla che cade a terra, mi getto in ginocchio accanto a lei e la stringo tra le mie braccia come la cosa più preziosa che io abbia, come fa a non capirlo.

Ho vagato su questa terra sempre in cerca di qualcosa che avevo perduto, era lei e ora è qui con me. La sollevo stringendola ancora più forte, continua a piangere ma non oppone resistenza. La macchina è vicina, la porterò in braccio. Tutto quell'allenamento in sala dovrà pur servire a qualcosa.

Così mi concentro e insieme ci solleviamo.

« Aurora, piccola, adesso ti porto a casa.»

Raggiunta l'auto, la adagio sul sedile e le metto la cintura di sicurezza, non piange più ma, nemmeno reagisce. Devo sbrigarmi. Salgo dall'altro lato e metto in moto il motore, sono le quattro del mattino e per fortuna le strade sono praticamente vuote, corro nonostante i limiti di velocità, non mi importa voglio solo portarla al caldo, al sicuro e dirle che io questo guscio vuoto lo amo. Credo di averlo sempre saputo, da quando quella sera ho capito che era lei, e adesso non voglio mai più separarmene.


***





POV AURORA


Apro gli occhi, la luce filtra lieve attraverso le tende, le braccia di Marco mi avvolgono. Poi il ricordo, improvviso, di questa notte mi colpisce e la vergogna mi assale. Non avrei mai dovuto. Ma lui mi ha fatto sempre questo effetto, mi porta al limite. Devo alzarmi, ho un mal di testa atroce e non riesco ancora a rimanere a letto. Piano sollevo prima un suo braccio e poi l'altro per liberarmi dalla sua presa e li adagio sul letto. Deve essere sfinito per non svegliarsi. Già, sfinito da me.

Sgattaiolo fuori dalla stanza, la casa è avvolta nella penombra, vado nel bagno della camera degli ospiti per potermi vestire senza fare rumore ed evitare di svegliarlo. Devo andare via.

Faccio scorrere l'acqua nel lavandino e inizio a strofinarmi la faccia per sistemarla dai residui di trucco. Non ricordo neanche come sia arrivata a letto ieri. Ricordo solo il dolore, il buio, lo strazio, ancora una volta della mia anima che non vuole arrendersi.

Alzo lo sguardo e il riflesso che mi restituisce lo specchio mi lascia attonita, sono di nuovo il fantasma di me stessa. Mi vesto velocemente e vado alla ricerca della mia pochette che trovo adagiata sul divano in salotto. Con le scarpe in mano per non fare rumore torno ancora una volta, l'ultima, nella stanza di Marco.

Quando il cielo non bastavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora