Capitolo 21

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POV MARCO


Apro gli occhi, è già giorno, Domenica, il tempo passa senza darci tregua. Guardo fuori dalla finestra, ieri sera abbiamo lasciato le tende aperte. Ha smesso di nevicare e il mio unico pensiero è che lei vorrà andare via e tornare a casa sua. Nonostante le abbia dichiarato le mie intenzioni non posso trattenerla qui, ha una vita, una casa e un lavoro, degli amici e dovrò lasciarla andare.

Tenerla queste notti tra le mie braccia è stato come quando dopo un lungo viaggio torni a casa e finalmente ti addormenti nel tuo letto, che inevitabilmente ti è mancato anche se sei stato negli hotel migliori del mondo. Non sapevo quanto fossi solo finché lei non è comparsa nella mia vita. Non ho mai disdegnato la solitudine anzi credo di averla sempre bramata, almeno nel privato. Ma, da quando c'è lei vorrei averla sempre accanto, ogni volta lasciarla andare senza dirle nulla è stata una tortura anche se lei non lo pensa. Ormai è disincantata, cinica e anche quando perde il controllo è come se avesse una scadenza, una fine già prestabilita, un piano di rientro al quale deve attenersi. Voglio invece che sia libera, che faccia ciò che più desidera, che possa sognare ancora di scappare via insieme a me. Voglio farlo davvero. Voglio rivedere quel sorriso e voglio che quel sorriso sia solo e soltanto per me.

Si muove nel mio abbraccio e sbatte le palpebre, alza gli occhi e mi vede, sorride.

« Buongiorno»

« Buongiorno principessa»

le dico e me lo ricordo quando la chiamavo così perché avevamo visto entrambi La vita è bella di Benigni e quel vezzeggiativo così smielato e scontato, aveva assunto, dopo quel capolavoro, un valore senza precedenti e così come un coglione qualunque le mandavo i messaggi del buongiorno solo per farla felice, probabilmente tra i due, la cosa rendeva più felice me ma, non gliel'ho mai detto. Lei era come una rosa delicata di cui prendersi cura, temo che lo sia ancora adesso nonostante l'armatura che indossa.

« Hai dormito bene?»

« Si, grazie»

« avrei voluto prepararti la colazione ma non mi sono mosso per non svegliarti, dormivi così beata»

« il tuo letto è così comodo»

« il mio letto? Pensavo fossero le mie braccia a farti stare comoda.»

Sorride senza rispondermi, mi basta perché so esattamente cosa sta pensando, riuscivo a capirlo anche da quello che scriveva ma da quando le parlo, la guardo, ogni sua emozione mi arriva diretta colpendomi come un dardo.

Si stiracchia alzando le braccia e rivelando i suoi seni ancora nudi, sono estasiato e non posso più aspettare, la stringo a me e profano la sua bocca con la mia lingua senza attendere che finisca di svegliarsi. Il suo corpo reagisce immediatamente e i suoi capezzoli, piccoli e rosa, puntano adamantini su i miei pettorali dando una scossa più forte all'altro mio cervello che se già era più che sveglio, adesso è pronto per farla ancora mia.

Bacio ogni angolo del suo corpo fino ad arrivare alle punte dei piedi, venerarla, questo voglio. Sento che ne ha un bisogno estremo e io voglio farlo davvero, il tempo passato non posso più recuperarlo ma posso cercare di farmi perdonare e lo farò.

Credevo fosse felice da qualche parte in questo mondo. Era lei quella solare, positiva, quella piena di sogni. Ma i suoi occhi sono cambiati, sento che nasconde qualcosa.

I suoi gemiti di piacere mi destano dai pensieri e continuo a baciarla risalendo all'interno delle sue cosce così lisce. Voglio che sia mia e non solo per un giorno. Voglio che sia mia sempre ed in tutti i modi possibili.

Con un gesto rapido la faccio capovolgere, ride e io non riesco a credere possa esistere un suono più bello. Continuo a baciarla superando i suoi glutei sodi e risalendo verso il collo, senza tralasciare la sua schiena che sembra una duna del deserto, perfetta e sublime.

Quando il cielo non bastavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora