Pov MarcoDue Mesi Prima
« Va bene, caro Marco, adesso ti lascio, è appena arrivata la nuova Editor, ha organizzato tutto lei questa sera, passa dopo al nostro tavolo magari te la presento»
« Grazie Giorgio, dovrò andare via a breve, ho un altro impegno in tarda serata.»
« Immagino di quale natura»
mi dice Giorgio Bergàmi, l'amministratore delegato della casa editrice, schiacciandomi l'occhio, sorrido complice facendogli credere quello che già pensa.
« Ci sentiamo presto, goditi la festa»
« certo»
si volta e va via, lo vedo raggiungere un gruppo di persone che parlano tutte insieme, c'è anche Levinson, lo saluta con una pacca sulle spalle, il suo protetto. Ritorno al bar e appoggiandomi al bancone attiro l'attenzione del barman che capisce al volo servendomi il terzo whisky della serata, liscio. Guardo l'orologio sono quasi le dieci, a quest'ora avrei avuto i piedi sul tavolo basso di fronte al divano, davanti al camino nel mio posto preferito e invece ho dovuto rinunciarvi, l'ho fatto volentieri per Ludovico, anche se non condivido questa malsana idea che ha avuto di chiedere a Miriam di sposarlo. Lei mi piace, stanno insieme da diversi anni e forse è questa la decisione giusta per loro ma, non per me, perché le cose debbano per forza andare in un determinato modo non riesco proprio ad accettarlo. Il problema comunque non è mio, gli auguro di essere felici, io non mi sposerò mai. Quando è venuto a chiedermi lo chalet per organizzare la sorpresa non sapevo se fossi più orgoglioso dell'uomo maturo che finalmente è diventato o più sorpreso di come quel bambino che mi seguiva ovunque andassi, come un'ombra, il mio fratellino, fosse già così grande da diventare un marito. Gli ho lanciato le chiavi e mi sono ritrovato senza più nessuna scusa per non presenziare alla festa di stasera. Spero facciano presto con questa benedetta presentazione così da poter andare via subito dopo.
Le luci si abbassano, finalmente, svuoto il bicchiere abbandonandolo sul bancone e fisso la mia attenzione al palco dove sta salendo Antony insieme ad una donna, deve essere la nuova editor di cui tutti tessono le lodi. Snella, cammina in maniera lenta ma sicura, non pensavo fosse anche bella visto che dev'essere anche brava. Il mio maschilismo congenito non smette di torturarmi così decido di avvicinarmi per vedere meglio questa fantomatica bellezza.
De Vito sta parlando, quando raggiungo le prime file la presenta, lei avanza, prende il microfono che le porge e aspetta che l'applauso si plachi. L'occhio di bue la illumina e inizia a parlare nell'esatto momento in cui l'aria dai miei polmoni fuoriesce lasciandomi agonizzante. Non riesco a muovermi, non riesco a staccarle gli occhi di dosso, non riesco a fare nulla. Rimango immobile ad ascoltarla, i ricordi mi travolgono, il cuore inizia a pompare sempre più forte e la vena che solca la mia tempia si gonfia ridestandomi. Non può essere, non può essere lei. Ma il contorno del suo viso, i suoi capelli, le linee delle sue labbra sono incise a fuoco nella mia mente, non posso sbagliarmi.
Tiro fuori dalla tasca della giacca il programma della serata e leggo " Intervento della Dottoressa Aurora Augusti" il nome corrisponde, cazzo, cazzo è lei e io, qui immobile, sono solo un povero coglione che l'ha pensata per quasi vent'anni. Sento la sua voce, finalmente ma, non ascolto nessuna delle parole, quando rialzo gli occhi sta scendendo dal palco, la musica è ricominciata e le luci sono accese, la seguo con lo sguardo e la vedo circondata dalle sue colleghe. Dovrei avvicinarmi, presentarmi, dove è Bergàmi quando serve, non aveva detto che me l'avrebbe fatta conoscere, che ironia. Faccio il giro della sala posizionandomi dal suo lato per osservarla da vicino, sembro quasi uno stalker, ancora non posso credere sia davvero lei. La mia bimba, la mia poetessa, la mia... è una donna adesso e neanche nei miei sogni più tormentati avrei potuto mai immaginarla così bella. Il vestito la fascia alla perfezione e il suo corpo è fiorito, cresciuto, non è più la ragazzina delle foto. Non sembra essere con nessuno di sesso maschile, voglio andare da lei, ma, aspetterò con pazienza che finisca di cenare e quando si alzerà mi avvicinerò con una scusa.
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Quando il cielo non bastava
RomanceIl Destino sa esattamente cosa fare, anche se non sembra così.