Capitolo 16

5 2 0
                                    




Apro gli occhi e la luce del giorno, sarà l'alba, attraversa lo spiraglio tra le tende colpendo un punto esatto sul comodino accanto a me.

Provo a muovermi, sento un peso sul mio corpo, provo anche a voltarmi ma il braccio di Marco mi avvolge ancora e mi ricordo di essermi addormentata in questo modo ieri sera, così, circondata dalle sue braccia.

Piano, cercando di non svegliarlo mi sistemo ritrovandomi ad un soffio dalle sue labbra, dorme beato, tranquillo e ancora una volta mi sento a casa, come quella sera, della giacca, famosa.

Guardo i suoi lineamenti e sempre come quella sera mi sembrano così familiari, sorrido e penso a come questa assurda situazione in realtà mi stia così bene.

Ho sempre amato la neve, sin da bambina, evento rarissimo per noi e perciò così mistico e fantastico e oggi ho un motivo in più per amarla, mi ha permesso di essere qui, adesso, con lui e anche se sarà solo per un momento, per poco tempo, voglio pensare che sia stato il destino.

Una voglia irrefrenabile di accarezzarlo mi fa alzare la mano lentamente e strusciare le mie dita sulla sua guancia, spostare i capelli dalla sua fronte, delicatamente ma, i suoi occhi si aprono all'improvviso e li ritrovo a fissarmi, rimango immobile, in silenzio, la mia mano non vuole saperne di fermarsi e continua ad accarezzarlo.

Lui mi tira ancora più a sé, stringendomi, le nostre labbra possono quasi sfiorarsi.

« Dormi, è ancora presto»

« non ci riesco»

mi bacia la fronte e stringe

« non vado da nessuna parte questa volta, resto qui con te, non avrei mai voluto, mai»

Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal torpore dei nostri corpi così vicini e stretti.


***


Quando mi sveglio sono ancora appoggiata a lui, alzo lo sguardo, questa volta anche lui è sveglio e sta leggendo qualcosa sul telefonino, si accorge dei miei occhi che lo guardano e posa l'iPhone sul comodino per poi voltarsi di nuovo verso di me.

« Hai visto? Te lo avevo detto che era ancora presto e poi dove saresti voluta andare con questo tempo... la neve è bella quando puoi guardarla da dentro casa.»

Sorrido

« hai ragione»

faccio per alzarmi ma, lui me lo impedisce, scivola di nuovo di fianco a me, siamo l'uno di fronte l'altra e il mio cuore non riesce a rallentare.

« Io, io volevo dirti grazie e scusami se ho avanzato la richiesta di non dormire da sola ieri sera, a volte dimentico di avere gli anni che ho e mi sento ancora una bambina che ha paura del buio»

« per me sarai sempre la bimba mia»

queste sue parole fanno fare click ai fili nella mia testa, non resisto più e come una furia mi alzo lasciandolo ancora lì sdraiato che mi guarda attonito. Inizio a camminare su e giù con le mani sui fianchi e a pensare, tremila domande si accavallano nella testa e vorrei riuscire a formulare una frase di senso compiuto.

« Non è consumando il pavimento che troverai le risposte»
« allora dammele tu le risposte»
« chiedi tutto quello che vuoi, ti ho sempre ascoltata»

« ecco, appunto cosa significa ti ho sempre ascoltata? Sempre implica un tempo lontano e non il breve periodo che abbiamo di conoscenza, a volte dici cose così strane, come se tu sbagliassi i tempi verbali ma sono sicura che padroneggi perfettamente la grammatica. Mi confondi e io odio essere confusa»

« lo so, lo hai sempre odiato»

« aaaaaaahhhhhh»

grido stringendo i pugni, vuole farmi diventare pazza, prendo la porta ed esco dalla stanza, mi getto letteralmente su uno dei divani dell'open space tenendomi la testa tra le mani e dondolo avanti e indietro come una pazza.

Dopo qualche minuto lo vedo arrivare camminando tranquillamente come se il Mondo potesse aspettare e anch'io con esso.

« Hai sempre avuto fretta, sei stata sempre così impaziente»

alza le tapparelle automatiche e la luce invade la stanza, la neve continua a cadere e mi sembra di essere all'interno di una di quelle bolle di vetro, dentro sembra tutto perfetto ma, basta scuoterle per scombussolarne l'equilibrio.

« Pensavo che ieri sera avessi capito? Ti fossi ricordata e per questo mi avessi chiesto di dormire con te»

lo guardo ancora più confusa

« cosa avrei dovuto ricordare?»

« Capisco che sono passati tanti anni, quasi venti per l'esattezza e capisco anche che hai visto la mia faccia soltanto in foto ma le nostre conversazioni erano importanti, almeno per me, ma sono sicurissimo lo fossero anche per te»

sgrano gli occhi e tutti i pezzi del puzzle, in un secondo, vanno a comporre il quadro che sino ad adesso non riuscivo a mettere insieme.

« Sei stato tu a mandarmi tutti i pacchetti!»

« Chi altro cara la mia Jane84»

ed ecco che l'immagine del suo viso, che mi sembrava così familiare, risale dal pozzo dei miei ricordi e inizio a tremare, tutto combacia, tutto... questa volta il destino mi ha davvero sorpresa, sconvolta, più di tutte le altre in cui ho creduto che si fosse intromesso.

« Non posso crederci, io...»

si avvicina chinandosi, i nostri occhi sono alla stessa altezza, prende le mie mani tra le sue.

« devi crederci, sono io.»

Lo guardo senza riuscire a dire nulla, non ho più salivazione, sto tremando. Mi libero dalla sua presa e provo ad alzarmi dal divano, lui rimane fermo immobile e mi guarda.

L'unica cosa che riesco a fare è iniziare ad indietreggiare, allontanandomi, poi mi volto di scatto e inizio a correre, apro la porta e attraverso il corridoio che conduce allo studio, attraverso anche questa stanza fino ad arrivare alla sala d'aspetto, apro la porta e corro giù per le scale, non ho più fiato ma non riesco a fermarmi.

Mi ritrovo nel giardino, avanzo nella neve con indosso solo la tuta e i calzini di spugna, é tutto bianco come in un sogno, ma il freddo mi blocca e rimango lì, circondata dalla neve e incapace di correre ancora via.

Quando il cielo non bastavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora