Capitolo 19

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POV AURORA

Quella maledettissima sera, la mia memoria non sbaglia mai, ho sempre ricordato tutto, per filo e per segno, ricordo ancora i passi dell'Edipo Re. Avrei dovuto scavare più a fondo, concentrarmi, guardare le vecchie foto e invece sono rimasta nel dubbio e ancora avrei dovuto collegare tutto subito, quei regali, quelle parole ma, neanche nei sogni più reconditi pensavo che lo avrei mai rivisto, o dovrei dire visto. I giorni sono diventati mesi, poi anni e la vita mi ha travolta con la sua ineluttabile voracità e io ho messo tutto da parte, chiuso in fondo ad un cassetto della mia anima, quello più puro, fanciullesco, quello dei sogni irrealizzabili.

Eppure l'ho sognato, pensato per così tanto tempo. Una volta, ai tempi dell'università, sono anche andata dall'amica di una mia amica, brava dicevano, a leggere i tarocchi, e me lo disse di cercarlo, di risolvere questa cosa ma, non lo feci e poi dove avrei dovuto cercarlo, e anche se lo avessi trovato chissà cosa faceva, con chi era, se mai aveva pensato a me. Richiusi tutto nel famoso cassetto e non ci pensai più.

Ho gli occhi fissi sul suo volto mentre saliamo le scale, sono passati così tanti anni ma, lui è esattamente come l'ho sempre immaginato, lo odio come lo odiavo ogni volta che mi diceva che ero solo una bambina, che non avremmo dovuto incontrarci, che avrei dovuto vivere la mia vita, che lui mi avrebbe solo rovinata.

« Lasciami, mettimi giù»

gli dico stizzita mentre entriamo in casa, sono furibonda ma allo stesso tempo mi sento spossata, senza forze, ho freddo.

« no»

mi risponde senza guardarmi.

Provo a muovermi ma, lui mi tiene stretta, attraversa il corridoio ed entra in quella che penso sia la sua camera da letto, prosegue e ci ritroviamo nel bagno in camera

« ora ti metto giù, ma almeno per questa volta, Aurora, ti prego fai come ti dico»

mi dice mentre mi fa sedere sul bordo della vasca da bagno in marmo che si trova al centro della stanza.

« Ho sempre fatto come volevi tu, sempre»

dico sconfitta.

Mi tiene con una mano e con l'altra gira la manopola dell'acqua calda che inizia a sgorgare con quel frastuono così rilassante, afferra il bagnoschiuma rilasciandone una generosa dose nella vasca. Il vapore inizia a salire verso l'alto insieme alle note golose del profumo di Argan, quel sentore di nocciole, dolce e caldo, vanigliato e a tratti rincuorante, le lacrime pizzicano di nuovo i miei occhi, non voglio dargli questa soddisfazione.

Si inginocchia davanti a me, prende il mio viso tra le mani e mi guarda

« se non lo fai da sola, dovrò spogliarti io, toglierti questi vestiti bagnati di dosso»

il cuore inizia a martellarmi nel petto e nonostante abbia fantasticato su i nostri corpi nudi e aggrovigliati, adesso, che so chi è, provo imbarazzo.

Decido di fare da sola e mi alzo ma le gambe mi cedono e ricado seduta, lui è lì a reggermi.

« Non ce la faccio, sono stanca, troppo stanca»

« non fa niente, ci sono io»

mi dice mentre sposta i miei capelli dietro le spalle. E così inizia a togliermi prima i calzettoni, un piede e poi l'altro, solleva la felpa e la fa cadere via dalle mie braccia. Lo guardo come in trance. Sono sicura che da un momento all'altro mi sveglierò. Con le dita raggiunge il bordo della maglietta per sollevarla, ma sfiora la mia pelle involontariamente, i miei occhi sono subito nei suoi,

« dai ancora uno sforzo»

alzo le braccia e lui delicatamente la sfila gettandola poi sul mucchio con gli altri indumenti, poi piano piano mi scopre le gambe, spogliandomi dalla tuta e rimango in intimo. Mi guarda e il mio cuore si arresta per un attimo.

Quando il cielo non bastavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora