Capitolo 23

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« Come procede con Vascolaro?»

Manatti irrompe, letteralmente, nel mio ufficio e io sobbalzo come una bambina che viene scoperta mentre sta combinando un guaio, una marachella, un casino. Lo guardo senza riuscire a rispondere immediatamente.

« Allora, non mi dire che ti sta facendo penare, sarai stanca, lo immagino, lo conosciamo, è un rompi balle di prima categoria»

sorrido e mi alzo andandogli incontro.

« Scusami ero soprappensiero, e no, non si sta comportando male. Certo, è un pò dispotico e a tratti saccente ma riesco a gestirlo.»

« Sapevo che eri la persona giusta»

« Grazie Claudio, lo sai cerco di fare sempre del mio meglio»

« lo so, allora ci vediamo stasera»

« certo, a più tardi»

Lascia il mio ufficio e io ricado come sfinita sulla mia poltrona. Per fortuna i miei pensieri sono stati interrotti e forse posso rimettermi a lavorare.

Da quando siamo rientrati Domenica sera non riesco a non pensare alle sue mani, al suo corpo stretto contro il mio. A tutti i modi in cui abbiamo fatto l'amore. Sesso, Aurora, sesso. Credo di aver recuperato in un solo weekend tutti gli ultimi anni di astinenza. Non riesco ancora a credere a come mi sia lasciata andare, senza remore, senza sciocchi tabù. Sento le guance avvampare e le immagini di noi due contro il muro del corridoio, sul tappeto o in piedi in cucina mi tormentano. Si tormentano, perché vorrei solo riuscire a distaccarmene ma, non riesco a fare a meno di questo piacere e della sua voglia, smisurata, che mi fa sentire così viva, così desiderata, così felice. Per fortuna il viaggio di lavoro di Marco ci ha tenuto distanti per una settimana, e ho potuto riprendere lei mie facoltà cognitive, stavo per cedere quando per una sera intera mi ha quasi pregato di andare con lui, ma l'ho fatto ragionare, adducendo la scusa che un altro viaggio di lavoro insieme avrebbe destato sospetti, anche se so per certo che per Claudio avrei potuto anche seguirlo in capo al Mondo, per lavoro si intende, perché ciò che Vascolaro vuole, Vascolaro deve avere. Ma, mi sono ben guardata dal riferirlo a Marco, così da poter rimanere a Roma, sana e salva. La distanza è ciò che mi occorre. Porterò a termine il lavoro e poi tornerà tutto come prima. Non vado bene per lui, non vado bene per nessuno. Rimanere sola è la soluzione migliore.

Il trillo dell'iPhone interrompe le mie convinzioni, ferree.

< Sono appena tornato a casa, non vedo l'ora di venirti a prendere ed arrivare insieme a te alla festa. Mi hai fatto diventare un rammollito. Sono eccitato di andare ad una cazzo di festa di Natale. Certo, anche di vedere la faccia di Levinson quando ci vedrà insieme.>

Leggo il messaggio e il sangue mi gela nelle vene, cosa?, cosa?, cosa? Non pensavo andassimo alla festa di Natale della Catullo insieme, come cosa? Una coppia? Ma è pazzo! Non ne avevamo neanche parlato e lui se ne esce con questo messaggio poche ore prima, sono nei guai, sono andata troppo oltre, non avrei mai dovuto.

< Credo sia meglio vederci direttamente là e credo sia meglio mantenere un rapporto professionale.> Scrivo di getto.

Trenta secondi e lo schermo del telefono si illumina facendo lampeggiare il suo nome. Potrei fingere di essere in una riunione e inviargli il messaggio già pre compilato e poi... Chiudo la porta dell'ufficio, prendo fiato e rispondo.

« Pronto»

« che cazzo significa?»

« Cosa?»

« Aurora, sono stanco, il viaggio è stato decisamente pesante e l'unica cosa che mi dà la forza di uscire di casa questa sera sei tu, quindi non insultare la mia intelligenza»

Quando il cielo non bastavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora