Capitolo 26

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UNA SETTIMANA DOPO


Non ho bisogno di un anello al dito. Ora lo so, l'ho capito che mi ama, forse l'ho sempre saputo. E non poteva essere nessun altro, se non lui, l'unico al Mondo che avrebbe potuto amarmi. Certo ora parlo così perché sono stretta tra le sue braccia, mentre mi sussurra all'orecchio le parole della canzone in sottofondo. Le fiamme del camino danzano sinuose e ardono piene di speranza. Il mio cuore batte regolare e le mie mani accarezzano le sue braccia nude.

« ... a volte succede qualcosa di dolce e fatale, come svegliarsi e trovare la neve... o come quel giorno che lei mi sorrise. Ma senza voltarsi e fuggire.»

sorrido

« Vederla venirmi vicino fu quasi morire... trovare per caso il destino e non sapere che dire... ma invece fu lei a parlare»

Giro la testa per guardarlo, lui mi sorride mentre continua a cantare. Quante volte ho sognato questo momento, quante volte ne avevamo persino parlato, scritto, ma credo che nessuno dei due pensasse che un giorno sarebbe accaduto davvero. E ora siamo qui, che poi sia anche la sera della Vigilia di Natale è un regalo che non avrei mai più sperato di avere e tantomeno desiderato.

Dopo quella mattina, che io chiamo della consapevolezza o forse della resa, quella in cui ho finalmente deposto le armi per fidarmi completamente di lui non abbiamo più dormito una notte separati. Devo ammettere che ne sono felice, ero convinta che stare sola sarebbe stata la soluzione migliore ma, nonostante la solitudine abbia un fascino non indifferente, stare insieme a lui è decisamente meglio.

« Posso sentire le rotelle girare come delle pazze anche da qui»

« cosa?»

« Pensi tropo»

« come sempre»

« voglio che un giorno tu non debba preoccuparti più»

sorrido perché anche se non voglio ammetterlo é vero.

« Non è facile»

« Lo so, ti conosco. Ma piano piano troveremo il modo di rimuoverle queste paure.»

« Dici?»

« In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore»

« Non voglio che tu debba lottare per me»

« non te lo stavo chiedendo»

mi mordo il labbro, lui mi accarezza il viso e poi si china per baciarmi. Il tocco delle sue labbra è delicato quasi etereo, poi si allontana e mi guarda ancora

« che c'è?»

« Pensavo a Baricco

« in questo momento?»

« Si»

« e a cosa esattamente?»

« Due pezzi di puzzle. Fatti l'uno per l'altro. Da qualche parte del cielo un vecchio Signore, in quell'istante, li aveva finalmente ritrovati.»

« Diavolo! Lo dicevo io che non potevano essere scomparsi!»

Sorridiamo contemporaneamente

« ho sempre amato questa cosa di te»

« che conosco i libri a memoria?»

« No, saputella... ma che sei sempre riuscita a finire le mie frasi»

sorrido

« piace anche a me»

mi posa un bacio sulla punta del naso, poi si allunga per prendere i calici di vino che abbiamo adagiato sul tavolino basso, me ne porge uno e rimaniamo ancora così, io seduta tra le sue gambe mentre la legna crepita nel camino, sorseggiando il vino, godendo, silenziosamente, della presenza l'una dell'altro, in una pace degna di questa Vigilia tutta per noi.

Quando il cielo non bastavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora