Capitolo 5

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Torno dalla pausa pranzo, saluto Anna che si ferma alla reception, io proseguo verso il mio ufficio. Pensavo che pranzare con lei mi avrebbe fatto rilassare, visto che da ieri, senza un motivo apparente sono agitata, ansiosa, scatto ad ogni minimo rumore. Non ho dormito molto, nonostante mi sia stancata davvero tanto in palestra e dopo la doccia mi sentivo così rilassata. Ho cenato e mi sono messa a leggere l'ultimo libro di Vascolaro. Rispetto agli altri due, questo, mi ha colpito molto di più. Già dal titolo, Pensavo a Lei. Ho iniziato a leggere in maniera vorace, fagocitando una pagina dietro l'altra, probabilmente perché cercavo o comunque speravo di scoprire chi era questa lei a cui stava pensando. Questo libro è molto diverso dagli altri due, qui, Vascolaro sveste i panni dello psicologo, professore, indagatore di anime e dispensatore di ragionamenti sui quali riflettere e diventa un essere umano, un uomo alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Dopo aver raccontato di come, nei libri, abbia ritrovato sé stesso e un sogno che aveva da ragazzo, inizia a descrivere la leggenda giapponese delle anime gemelle, quella del Filo Rosso, due anime indissolubilmente legate da questo filo invisibile ma che attraversa continenti ed oceani ed un giorno può darsi le faccia rincontrare. 

Non riuscivo a smettere di leggere, come se ogni pagina raccontasse anche quello che io ho sempre pensato, desiderato e creduto di aver trovato tanto tempo fa, ma questo filo non potrà mai spezzarsi mentre quello che io reggevo si è rotto, bruciato, perso. Come per il destino ho sempre pensato che, in questo vasto mondo, che in fondo non è poi così tanto grande rispetto a quella che possiamo, solo immaginare, essere l'immensità sconfinata dell'universo, ho sempre pensato che esistesse una sola persona giusta per ognuno di noi, quell'unica persona al mondo che possa riempire quei vuoti, sempre latenti in te, che una volta incontrata ti tenga la mano e ti faccia sentire a casa ovunque tu sia, quella persona che stava aspettando solo te e che ti amerà nonostante tutto, qualunque cosa accada. 

Ma come per gli altri desideri della mia vita, non sono convinta che il destino di ognuno di noi sia incontrare la nostra anima gemella. C'è chi la incontra all'asilo e poi non la vede più per il resto della propria vita, chi la riconosce immediatamente tra le migliaia di braccia alzate che ballano durante un concerto, chi non la incontrerà mai perdendosi con quelle sbagliate e chi non la riconosce al primo incontro o forse non ci crede e così, travolto dal quotidiano vivere, lascia che il tempo scorra, dimenticandosene. Lo avrei addirittura finito di leggere se non mi fossi accorta di quanto fosse tardi, così ho deciso di chiudere il libro e mettermi a dormire, non riuscendoci molto però. I pensieri si accavallavano e il volto dell'uomo della giacca mi appariva di continuo. Quel volto che so già di aver visto, anche se non ricordo dove o quando, forse, però, spero soltanto che sia così, perché in quei pochi minuti in cui siamo stati insieme, in piedi, fermi su un marciapiede, mi sono sentita, dopo tanto, tanto tempo meno sola, la sua giacca, il suo profumo, il suo sguardo erano casa, quella che ho perso, che forse non ho mai avuto veramente.
Apro la porta del mio ufficio e l'immagine dei fiori, ancora lì, bellissimi mi distoglie dai miei pensieri e mi strappa un sorriso. Anna non ha fatto altro che parlare di loro durante la pausa pranzo e di chi sarà mai stato ad inviarmeli. Ha fatto così tante congetture che ho finito per confondermi e non volerlo più scoprire, quello che so, è che sicuramente mi tengono compagnia e ogni volta che li guardo mi fanno sorridere. Riprendo a lavorare così da finire un po' prima, stasera ho l'aperitivo con Saverio, ci vedremo direttamente al locale perché è stato trattenuto da una riunione dell'ultimo momento, quindi non andremo insieme da casa. Il locale è vicino casa nostra, dieci minuti a piedi, mi piace camminare per il quartiere, scopro sempre un angolo nuovo o un negozietto interessante. Poi a quell'ora brulica di gente ed è come se fossi una di loro e non più una straniera venuta da fuori città. Sono stata adottata dai commercianti della zona, il fruttivendolo, il negozio di alimenti biologici, l'edicola, ormai sono la ragazzetta nuova, all'inizio mi sembrava che mi stessero prendendo in giro invece poi ho capito che era un modo affettuoso di chiamarmi e beh non mi dispiace essere considerata una ragazzetta ancora, visto che ormai ho superato i trenta da un pò.

Quando il cielo non bastavaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora