CAPITOLO 20

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"Chi ti dice che non é solo un modo per farvi fuori tutti." Dissi puntandogli la mia pistola alla tempia.
Il suo volto si scurì di colpo.
"Justin. Sto scherzando." Sussurrai iniziando a ridere riponendo l'arma nel cassetto.
"Brutta stronzetta! Mi hai fatto prendere un colpo." Sospirò posandosi una mano sul cuore e facendo vari respiri profondi.
Risi e, dopo aver trovato il telefono, lo presi e uscii dalla stanza, dirigendomi di nuovo al piano di sotto.
Mentre scendevo le scale, mi sentii prendere e sbattere al muro.
Justin mi aveva messo intrappola tra il suo corpo e la parete.
"Non hai ancora risposto alla mia domanda." Sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra.
"Q-qual era?" Balbettai intontita dalla sua vicinanza.
"Perché continui a respingermi?" Domandò cercando di mantenere la calma.
"J-justin." Tentai di far uscire dalle mie labbra una frase sensata. A quel punto sparai la prima cazzata che mi venne in mente...
"Sai come direbbe una mia amica? Io ho un sogno e lo voglio sognare, ho un obbiettivo e lo voglio obbiettare, ho una meta e la voglio intera."
Inarcó il sopracciglio cercando di interpretare la mia frase, prima di chiudere gli occhi e fare qualche respiro profondo. "Beh, e sai che ti dico io? Ho uno scopo e ti voglio scopare."
Non mi lasciò neanche il tempo di realizzare ciò che aveva detto che si fiondò sulle mie labbra.
Il mio stomaco si riempì di farfalle.
Ma che dico farfalle?!
ELEFANTI!
Che sensazione fantastupendigliosa.
Il bacio si faceva sempre più intenso mentre le sue mani, che prima erano sui miei fianchi, scesero sul mio culo, e da li andarono fino all'incavo tra la coscia e il polpaccio per poi tirarmi su, facendo in modo che le mie gambe si allacciassero alla sua vita.
Salì le scale ed entrò nuovamente nella mia camera. Mi poggiò sul letto, interrompendo il bacio, per togliersi la maglietta e lanciarla da qualche parte della stanza.
Si mise cavalcioni sopra di me, e senza rompere il contatto visivo, mi tolse la maglietta. Sorrise sulla mia pelle mentre, partendo dall'ombelico, iniziò a salire, lasciando dei piccoli e umidi baci, assaggiando ogni centimetro della mia pelle, fino ad arrivare al mio collo e continuare sulla mascella.
"Mi mandi a puttane il cervello." Sussurrò guardandomi negli occhi e sorridendo.
Mi morsi il labbro cercando di trattenere un sorriso di soddisfazione.
"Mi dispiace per l'altra sera." Mi baciò il collo. "Non lo penso davvero." Mi diede un altro bacio un po' più su.
"Ma non posso sopportare di vederti con qualcun altro."
Se ero felice?
No.
Ero molto più che felice.
La mia me interiore saltava da una parte all'altra con un lecca lecca multicolor e un sorriso che partiva da un orecchio e finiva all'altro.
Okay... probabilmente avevo una cotta per Justin.
Già... un cotta.
"Non dovremmo stare insieme..." Sussurrai cercando il suo sguardo, che era completamente perso nel vuoto.
"Già... non dovremmo." Chiuse gli occhi qualche secondo prima di alzarsi dal letto per andare verso la finestra.
-Ma che palle!-
Per una volta che non dovrebbe seguire le regole, le segue?! Ma é una presa per il culo?!
Prese il pacchetto di sigarette che c'era sulla mia scrivania e, dopo averne estratto una, la accese e se la portò alla bocca, facendo respiri profondi.
-ASPETTA!-
Cosa?!
-Tu non fumi. Justin, si, ma non lo ha messo lui il pacchetto di sigarette li sopra. Tua madre non fuma...-
Quindi?
-Quindi... chi cazzo ce lo ha messo quel pacchetto li sopra?! -
"Justin..." Sussurrai richiamando la sua attenzione.
"Che c'é?" Chiese facendo un altro tiro.
"Sono tue quelle sigarette?" Domandai sperando in una risposta affermativa...
Che purtroppo non arrivò. "No. Sono tue." Mi guardò inclinando la testa di lato.
"No. Non sono mie. Io non fumo." Scossi la testa iniziando a sudare freddo.
"Tua madre?" Chiese inarcando un sopracciglio.
"Non fuma." Mi guardai intorno cercando qualcos'altro di strano, fino a quando la mia attenzione fu attirata da un foglietto giallo attaccato alla bacheca davanti alla mia scrivania.
Velocemente mi alzai dal letto e andai diretta davanti a quel foglietto.
"Siamo tornati." Lessi ad alta voce strappandolo dalla bacheca.
"Cosa?" Justin si girò verso di me preoccupato, spegnendo la sigaretta.
Con le mani tremanti gli passai il foglietto.
Il volto di Justin si scurì per la seconda volta quel giorno, quando lesse il messaggio sul foglietto.
"Cazzo." Sussurrò a denti stretti.

My Trouble // Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora