ESTATE 1943

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Cari lettori ben tornati.
Spero di esservi mancata.
Buona lettura.
🖤

~

«Pensavo che fossi quel babbano, sei uguale a quel babbano.»
«Quale babbano?»
«Il babbano che piaceva a mia sorella, il Babbano che vive nella casa grande lassù. Sei identico a lui. Riddle. Ma adesso è più vecchio, eh? È più vecchio di te, adesso che ci penso...»

Agosto 1943.

L'attenzione di Isabella, venne catturata dal gufo di Tom che picchiettava il becco sulla finestra di camera sua. Portava un bigliettino al collo.

"Scendi.
Tom"

Euforia.
Mise su una lunga gonna, e un corpetto nero.
Scese così velocemente che quasi cadde dalle scale. Si era rassegnata da mesi all'idea che Tom non avrebbe messo piede fuori da Hogwarts, nemmeno per vedere lei: la sua complice. Nelle lettere che mandava, scriveva solo che il castello sembrava più pulito senza certa gente.
Appena lo vide urlò il suo nome e andò ad abbracciarlo. Le era mancato il suo unico "amico". La sua estate era fatta di balli di società, dove Isabella veniva guardata come fosse una bambola: bella da essere considerata vuota. Non vi erano dialoghi. Non vi erano maghi che stimolassero parole interessanti.
Solo Tom la faceva sentire compresa.
Tom sapeva che lei non era solo bella.
Tom le aveva detto che non era noiosa come le altre. E se lo diceva Tom lei ci credeva.
Lui poteva dire tutto quello che voleva, magari lei avrebbe mostrato indifferenza, però poi avrebbe fatto quello che diceva Tom.

"Ha aperto la camera dei segreti, e ha preferito uccidere. Io non l'avrei fatto. Però io avevo paura di perderlo, e pur di tenermi stretto l'unico ragazzo che sono riuscita ad amare, mentivo. Dicevo a me stessa che i nostri ideali erano gli stessi, avevamo solo due modi di fare differenti, ma che forse il suo metodo era più efficace. La mia colpa è stata la solitudine."

«Mi sei mancato Tom» lei teneva ancora la testa sul petto di Tom.
«Anche tu» le accarezzava i capelli.

Falso.

Isabella si staccò. «Entra, ti faccio conoscere meglio i miei genitori.»
«Pensi sia una buona idea?» domandò lui con un ampio sorriso.
«L'anno prossimo non rimani a scuola Tom. Io voglio che tu venga a stare da me.»
«Come hai intenzione di presentarmi?» si avvicinò piano al suo viso.
«Come hai detto tu» lo baciò.

"Presentarlo come fidanzato era stato..strano. La faccia di Jamie mi divertì molto. Era geloso di Tom, come un qualsiasi papà. Mary invece non sembrava per nulla sorpresa, era solo felice. Pensavo non mi avrebbero mai dato il consenso di ospitare un ragazzo a casa, invece con piacevole sorpresa furono molto contenti. Come potevo sapere?!"

Prima di andarsene Tom parlò a Isabella di cosa aveva scoperto.
«Isabella ho bisogno di una mano.»
«Per fare cosa?»
«Ho scoperto dove si trova la mia famiglia.»
Disse che aveva trovato degli indizi importanti sulla casa in cui vivevano i Gaunt, e che il preside gli aveva dato il permesso di entrare e uscire dal castello quando voleva.
«Voglio che tu venga con me a Little Hangleton.»
«Perché?»
«Perché ti voglio vicina.»

"Tom era bravo con le parole."

Tic tac.
Tic tac.

Si recarono a Little Hangleton la sera seguente.
Camminarono un bel po, con delle lanterne a fare luce. D'un tratto, in mezzo ad un prato dalle erbacce alte, scorsero una catapecchia.
Più si avvicinavano e più si sentivano rumori.
Si resero conto che c'era qualcuno all'interno che parlava da solo, e Tom tornò ad avere gli occhi rossi, perché quell'uomo parlava in serpentese.
«Aspettami qui» disse subito lui.
«Vengo con te!»
«Potrebbe essere pericoloso, tu rimani fuori a fare da guardia.»
Isabella rimase fuori impietrita a guardare l'interno della dell'abitazione. L'unica cosa a fare luce era una candela e un fuoco acceso.
Vide tante ragnatele sul soffitto, il pavimento foderato di terriccio, e un tavolo dove era disposto del cibo ammuffito e pentole ridotte molto male.

Male senza fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora