Capitolo 38

94 12 32
                                    

Daichi's pov

《Ho bisogno di un riassunto rapido di tutto quello che è successo》sono le prime parole che Asahi ci rivolge.
Subito dopo la scuola è venuto qui a casa Sugawara, e ora stiamo praticamente facendo una riunione di aggiornamento sul letto del padrone di casa.
《Ieri dopo gli allenamenti Suga mi ha accompagnato a casa per prendersi l'ombrello》inizio.
《E dato che non c'erano le macchine dei miei ne abbiamo approfittato per baciarci》
Abbasso leggermente imbarazzato gli occhi.
《Sai com'è》

《E invece mia madre era a casa》sospiro poi.
《Mi ha basicamente buttato fuori. Mio padre si è incazzato, cosa rara se chiedete a me, e hanno litigato》Asahi segue ogni mia parola con estrema attenzione.
《A giudicare dall'ultima chiamata da parte sua ha vinto e posso tornare a casa. Anche se non credo che mia madre sia molto d'accordo》
Mi scappa un sospiro stanco.
Mi porto le gambe al petto, finendo per stringerle a me.
《Non so nemmeno se voglio tornare, ma purtroppo mi rendo conto di non avere i soldi per scappare di casa al momento》cerco di ridacchiare.
I due presenti si guardano quindi negli occhi e si sporgono per abbracciarmi.
Li lascio fare più che volentieri.
Ne ho bisogno.

《Daichi》mi chiama il mio ragazzo.
《Guardami》eseguo con un nodo alla gola sempre più stretto.
《In qualche modo le cose miglioreranno, okay?》mi lascia quindi un leggero bacio sulla labbra.
《Promesso》
Stringo forte una sua mano tra le mie e mi sforzo di sorridere.
Non so come farei senza di loro.
《E se me lo dici tu devo fidarmi per forza》sussurro.
Suga sorride.
《Ovviamente》

Mi giro quindi un po' più leggero verso Asahi.
Non oso lasciare andare la mano del grigio.
《Tu nessuna parola di incoraggiamento?》lo prendo in giro.
Quello alza un sopracciglio.
《Perché, ora si chiedono anche?》
E io lo imito alzando le spalle.
《Con te sempre》

Quello si vede che ci prova, ma poi abbassa sconfitto la testa.
《Sai che sono pessimo in questo》
Si, è vero.
Allargo le braccia.
《E allora vieni semplicemente qui》mi guarda qualche istante prima di farsi scappare una risatina.
《Sembra una minaccia, sappilo》ma lo fa comunque.
《Sto solo cercando di sdrammatizzare》ridacchio a mia volta, per poi stringerlo a me, anche se forse per troppo tempo.

Sento una mano darmi una carezza tra i capelli.
A giudicare dalla delicatezza è stata Suga.
《Nessuno ti dirà niente se cedi, lo sai, no?》sussurra invece Asahi.
《E in ogni caso sarei l'ultima persona che potrebbe giudicare》lo lascio andare e quello abbassa gli occhi.
《Sai quanto ho pianto quando è successo a me》
Mi scappa un'espressione amara al ricordo.
《Oh, me lo ricordo》

E poi è il mio turno di abbassare lo sguardo.
《Grazie》sussurro.
《Lo sai, per qualunque cosa...》mi sorride l'asso.
《Siamo qui》Suga lo imita e io mi sforzo di unirmi a loro.
《Ti vogliamo bene》e poi indica la grigia.
《E forse questa qui qualcosa di più, ma io mi fermo lì》
Mi scappa una risata.
《Vi voglio bene anche io》sorrido.
《Con annesso il qualcosa di più per questa qui》
E la questa qui in questione alza un sopracciglio.
《Mi sento vagamente presa di mira》
Scoppiamo a ridere mentre ci trascina in un abbraccio di gruppo.

☆☆☆

Supero la porta di casa mia con le mani tremanti e il cuore pesante.
Suga non voleva lasciarmi solo, e costringerlo a farlo è stata la parte più difficile dell'intera questione.
Non volevo davvero restare solo, ma sapevo di dover affrontare questa cosa con le mie gambe.
Trovo papà seduto al tavolo della cucina.
Ha davanti a sé il posacenere.
Mi si stringe lo stomaco.
Lui fuma solo quando è veramente ma veramente sotto stress.

《Daichi!》mi corre incontro immediatamente appena mi vede.
《Stai bene?》mi stringe così forte da farmi quasi male.
Annuisco con un po' di fatica.
《Riporta le tue cose in camera tua allora, okay?》annuisco di nuovo.
Papà mi lascia andare con notevole riluttanza e io eseguo.

Mi prendo i miei tempi per riprendermi.
Non poso niente in realtà.
Non penso lo farò presto.
Resto semplicemente steso sul mio letto cercando di pensare al niente, lo zaino ancora chiuso abbandonato ai miei piedi.
Mi alzo solo quando sento mio padre e i crampi della fame chiamarmi.
《Grazie》mi sussurra appena li raggiungo.
Mia madre non alza nemmeno lo sguardo dal piatto.
Mi siedo al mio posto e cerco di non farci caso.

La ignoro per quello che mi sembra un periodo schifosamente e immotivatamente lungo.
Mi ritrovo quasi a desiderare di lanciarmi davanti a lei pur di avere una reazione.
L'ansia di non sapere cosa succederà mi pesa sullo stomaco facendomi andare storto ogni boccone.
《Mi passi il sale?》spezzo quindi il silenzio.
Non risponde.
Non demordo.
《Mamma?》provo ancora.
Sembra non sentirmi.
Il nodo alla gola si stringe.
Mi viene da vomitare.

Mio padre guarda questo scambio con un'espressione triste e sconfitta.
《Tamao, mi passi il sale?》si inserisce quindi lui.
E lei sembra finalmente tornare a sentire.
Glielo porge immediatamente e noi due restiamo sempre più confusi.
《Oh, caro, ricordami che devo mettere la benzina nella macchina domani》sono le prime parole che dice da quando sono arrivato.
Non "ciao".
Non "come stai".
Nemmeno un "mi fai schifo" che però avrebbe almeno accreditato la mia presenza.
Semplicemente...
Niente.

Si alza quindi in piedi.
Ha finito di mangiare.
《Passami il piatto》emette verso suo marito.
Lui mi guarda stranito ed esegue.
E lei li posa nel lavandino.
Io resto col mio in mano.
Sento la bocca asciutta.
《Tamao》la richiama piano papà.
《Che c'è?》sorride lei.
《C'è pure quello di Daichi》sussurra ancora lui.
Lei si prende qualche istante prima di rispondere.

《Chi?》chiede quindi.
Sento come un gigantesco pugno piantarsi nel mio stomaco.
L'adulto non sembra molto meno sorpreso.
Lo vedo muovere la bocca diverse volte prima di riuscire a formulare effettivamente delle parole sensate.
《...nostro figlio》
Lo guarda con una confusione finta e spaventosamente dolorosa.
Ho capito.
Sento il mio cuore andare in frantumi prima ancora di sentirla parlare.

《Devi esserti confuso》non mi sta guardando, ma so che la sua attenzione è tutta sulla mia reazione.
《Io non ho figli》e sorride.
Il cazzo di sorriso è la goccia che fa traboccare il vaso.
Le lacrime che si stavano per formare evaporano a contatto con la rabbia cieca e improvvisa che mi monta in corpo.
Scatto in piedi e quasi lancio le mie cose nel lavandino, per poi chiudermi in camera mia.
Le gocce salate che iniziano a solcare il mio viso bruciano come veleno sulla mia pelle.


Angoletto dell'author

Buongiorno
Oggi sono qui per farvi sapere che la mia cattiveria per una volta è giustificata
Perché mi hanno fottuto la macchina fotografica e questo è il modo più sano di reagire (?)

Facciamo che io no comment
Perché se comment
Brutto comment
Very brutto comment

Quindi gente, se non sapete a chi volete mandare malanove nel prossimo periodo
Ecco a voi un target
Mi unisco volentieri
Ma vabbè
Amen
Esame di fotografia rimandato a data da destinarsi
Menomale che sono a pari con tutti gli altri e non mi cambia troppo
Fanculo uguale eh
Ma almeno quello
E non ho perso foto perché miracolosamente l'ho scaricata prima di scendere in Sicilia
Perché
Che cazzo
Non me l'hanno fottuta a Roma
E me l'hanno dovuta fottere a Monculi sopra Empoli dove sto in terronia
Che cazzo
...
Si vede che sono nervoso, si?
Immaginavo

Ora il mio piano irrealizzabile di vendere i quadretti che faccio si deve realizzare per forza
Forza di Internet vieni a meeee
Dove li esco sennò i soldi per comprarla nuovaaaaaaa
:c

Vabbè
Tornando alla storia
Giuro che migliora
Per i limiti delle mie storie eh
Ma migliora
Quindi
Niente
Buona lettura raga

Alla prossima

~Ash

Best Friend ~DaisugaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora