SEI

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Io e Dom passeggiamo affiancati per strada, bighellonando sotto il sole pomeridiano. Mi ci è voluto un bel po' per sbloccarmi, ma finalmente riesco a chiacchierare in maniera abbastanza disinvolta con lui.

«Gran bella giornata» commento guardando il cielo. «Devo ammettere che avete un bel clima, qui.»

«In effetti. Ma è vero che in America adesso è autunno?»

«Sì» rispondo. «E faceva freddo, quando siamo partiti.»

Poco dopo, Dom si ferma davanti a una vetrina e, lanciandomi un'occhiata d'intesa, mi dice: «Ho proprio quello che ci vuole per raffreddarti.»

Sollevo lo sguardo sull'insegna della gelateria di fronte.

"Mmm... che voglia!" penso. «Sono d'accordo.»

«Vedo che ci capiamo!» Apre la porta di vetro e mi lascia entrare.

La giovane gelataia consegna il resto a una coppia di mezza età e ci saluta allegramente.

«Che vi faccio, ragazzi?» Squadra Dom dalla testa ai piedi, mangiandoselo letteralmente con gli occhi. Involontariamente, mi rendo conto che la cosa mi dà fastidio, e ciò mi fa arrossire dalla vergogna.

"Ma che mi passa per la testa?" mi chiedo.

Per fortuna, lei si ricompone in fretta e assume un'espressione professionale.

«Ci fai, ehm...» Dom mi guarda. «Tu di che hai voglia?»

«Oh, quello che prendi tu.»

«Allora due coni medi vaniglia e cioccolato, per favore» dice.

«Certo.» La commessa gli sorride timidamente.

Poco dopo usciamo con i nostri coni abbondantemente riempiti di gelato. Io mi ci tuffo dentro con tutta la faccia.

«Mmm... che buono!» sospiro. È completamente diverso da quello che ero abituata a mangiare in America.

«Puoi dirlo forte! In Australia abbiamo la cultura del gelato» dice Dom. «Difficilmente ne troverai di migliore in tutto il mondo.»

Il gelato mi rinfresca e migliora ulteriormente il mio umore. Mi ficco in bocca l'ultimo pezzo di cialda del cono, pentendomi di non averne preso uno più grande. Dom deve ancora finire metà del suo, e infatti mi guarda stupito.

«Che c'è?» gli domando.

Sorride e scuote la testa.

«Ecco, meglio se non commenti il modo in cui mangio!» lo avverto.

Lui mi tira addosso il tovagliolo appallottolato. Normalmente, questo sarebbe bastato per farmi esplodere, ma stavolta ci rido su... solo perché è lui.

Vagabondiamo per la città per un'altra oretta. Per essere giovedì, noto comunque parecchie persone di ogni età in giro a godersi il pomeriggio. Io non ritenevo mentalmente possibile divertirsi durante la settimana. Sono appena stata smentita. Vicino al mare c'è un parco pubblico con il terreno coperto d'erba verde e qualche albero che spunta qua e là. Un piccolo parco giochi. Qualche attrezzo per fare ginnastica. Diverse fontanelle per abbeverarsi.

Camminiamo sul sentiero acciottolato, poi all'improvviso Dom si ferma.

«Hetty?» mi fa. «La vuoi vedere una cosa davvero bella?»

Annuisco.

Mi prende per mano e mi trascina di corsa dietro di sé. Resto senza fiato, sia per la sorpresa, che per la scossa inebriante che mi percorre tutto il corpo.

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