La terza settimana di scuola è uno strazio. Praticamente tutti i giorni ho un compito in classe diverso. Non solo devo fare i tre test programmati per la classe, ma ne ho anche altri quattro da recuperare da sola. Ho passato tutto il weekend in casa a studiare, e sono costretta anche a saltare l'allenamento di pallavolo di martedì per ripassare, con mia grande delusione.
Anche solo uscire una volta il pomeriggio durante la settimana è fuori discussione, anzi, appena gli altri ne fanno anche solo accenno, io mi dissocio subito. Noto che non parlano di festeggiare Halloween, ma penso dipenda, oltre che dalla nostra età, anche dal fatto che qui non sia una tradizione radicata come in America.
Tanto meglio. In ogni caso, io non l'ho mai festeggiato, e non lo farei mai.
Alla fine mi lascio alle spalle tutti i test, e il venerdì pomeriggio vado in palestra tirando finalmente un sospiro di sollievo.
Piove da due giorni, quindi siamo costretti a fare ginnastica al coperto. È strano vedere la pioggia in una città famosa per il sole e il caldo, ma almeno stiamo freschi e all'ombra.
Dopo un breve riscaldamento, la coach chiede ai ragazzi di mettere un cono di plastica per ogni angolo della palestra e ci informa che oggi faremo il test di Cooper.
"Oh, che barba!" penso. In America l'avrò fatto almeno dieci volte, di cui due solo nell'ultimo anno.
«Dividetevi in due gruppi» dice Miss Tarr. «Maschi da una parte, femmine dall'altra. Al mio fischio partirete da questi due coni e correrete attorno alla palestra. Cercate di tenere un passo costante, e non tagliate i coni dall'interno, o vi annullo la prova. Ognuno si conti i suoi giri, senza imbrogliare. Ricordate che, per prendere la sufficienza, voi maschi dovrete fare almeno undici giri e mezzo di corsa, e voi femmine almeno nove e mezzo, chiaro?»
«E poi si lamenta tanto della parità dei sessi...» brontola Zeke con Barney e Sam.
«Hai detto qualcosa?»
«Niente, Miss Tarr!»
«Sarà meglio per te! Ragazzi, in linea.»
Io e le altre ce ne stiamo spaparanzate sui materassi di spugna a guardarli correre e a chiacchierare.
«Che settimana di merda, ragazze...» commenta Amy. «Meno male che tra un mese è finita!»
«Un mese e diciannove giorni, per l'esattezza» precisa Becca.
«Dodici, se consideriamo la gita» aggiunge Joss.
«A me non preoccupa tanto questa settimana» fa Tracy, «ma le prossime! Lì sì che i professori daranno il meglio... anzi, il peggio di loro!»
«Potremmo venire da te, Amy, a studiare tutte insieme» propongo io. «Come hai detto a Bondi.»
«È vero, sì! Facciamo sabato prossimo, che ne dite?»
Annuiamo tutte, anche se io storco il naso. Non ho mai studiato in gruppo, e mi chiedo se farò più o meno fatica a ricordare gli argomenti. Se non altro, almeno, sarà l'occasione per occupare un sabato altrimenti noioso.
All'improvviso, sentiamo tossire e ci giriamo. Dom rallenta il passo, fermandosi, e, braccio davanti alla bocca, svuota i polmoni a colpi di tosse. Mi alzo in piedi, terrorizzata. I ragazzi smettono di correre. La coach ferma il cronometro.
«Stai bene, Warnecke?» gli chiede allarmata.
Lui dà un altro paio di colpi e fa un sospiro. Poi fa un cenno con la mano. Tutto apposto. L'intera classe si rilassa visibilmente.
«Te la senti di continuare?» domanda Miss Tarr.
«Ovvio, coach» risponde. «Modestia a parte, stavo anche andando bene.»
«D'accordo, ma fermati se non ce la fai.» Miss Tarr gli sorride e fa ripartire il cronometro. Dom raggiunge il gruppo con uno scatto fulmineo.
Mi lascio cadere sul materasso, sopraffatta dallo spavento.
"Perché?" penso. "Perché proprio lui deve sopportare tutto questo?"
«Fa più paura a noi di quanto non ne faccia a lui.» Claire mi sorride.
Quando i ragazzi ci passano accanto, Dom si gira e, correndo all'indietro dice: «Scusate, ragazze, falso allarme.»
"È vero" penso. "Fa decisamente più paura a noi che a lui."
I ragazzi finiscono il test con dei buoni voti. Poi tocca a noi.
Correre attorno alla palestra facendo svolte così brusche è stancante, scivoloso e fa anche perdere il ritmo.
Tuttavia riesco a completare undici giri e mezzo, prima che la coach fischi, e infatti di voto prendo addirittura CR. Non ho mai preso un voto così alto al test di Cooper, mai! Sono sorpresa di me stessa.
A cinque minuti dalla fine dell'ora Earl, Basil e Dom se ne vanno, probabilmente a cambiarsi le scarpe per l'allenamento.
«Ma vi allenate anche con questo tempaccio?» gli domando scioccata.
«Non sarebbe la prima volta» risponde incurante.
«Non immagino che pantano ci sia là fuori...»
«Che vuoi che sia! I nostri antenati hanno vissuto nel caldo, nella sabbia e nelle intemperie per migliaia di anni. Noi non saremo da meno!»
«Ma se discendiamo entrambi dai coloni inglesi?»
«Sì, ma noi aussies abbiamo lo spirito degli aborigeni! Non per niente ci chiamiamo Warriors.»
«Va bene, allora, Gran Capo Cretino Seduto» lo sfotto. «Vai pure a combattere con la tua tribù.»
«Armato di scarpini coi tacchetti?» ridacchia.
«Un boomerang o una lancia sarebbero meglio.»
«O un didgeridoo!»
«Cosa c'entra il didgeridoo con la guerra?»
«Hai mai provato a tirarlo in testa a qualcuno? Secondo me, dopo non sta tanto bene!»
Scoppio a ridere.
«Immagino che tu avrai molto da studiare anche questo weekend...» mormora.
«Sì...» "Che palle!"
«D'accordo, ma sappi che ci proverò lo stesso, eh!»
«Non ti rispondo neanche!»
Mi fa una pernacchia, poi ci abbracciamo.
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I LIVED
ChickLitQuando Hetty scopre che deve trasferirsi in Australia, il mondo sembra letteralmente crollarle addosso. A sedici anni, introversa, solitaria, senza amici, e con il divorzio dei genitori alle spalle, per lei la vita non è mai stata una bella esperien...