Quando mi sveglio, mancano ancora diciotto minuti al suono della sveglia. Di norma li dedicherei a riprendere sonno, ma stamattina sono troppo agitata per riposare, per via della partita.
«Buongiorno, tesoro» mi salutano Dan e la mamma in cucina.
«'giorno» mormoro.
«Che cos'hai?» mi chiede lei, allungandomi il mio solito caffellatte. «Dormito male?»
Sollevo le spalle.
«Andrete alla grande, ne sono certa!»
Storco le labbra. Non ho tanto paura di vincere o perdere, non è quello che mi importa. Ciò di cui ho davvero paura è di fare una figuraccia. Deludere la coach, o peggio, le mie compagne. Sono convinta che non reagirebbero male come le altre in America, e forse è proprio per questo che voglio renderle orgogliose di me. Sono davvero in ansia, ma poi mi ricordo ciò che mi ha detto ieri Dom: penseremo di non farcela, ma ce la faremo.
Finisco di fare colazione, mi vesto e preparo la borsa per la partita. Oggi le dedico particolare attenzione, riponendo tutte le cose con cura e ordine. Da ultime infilo le calze imbottite, l'unico indumento che porterò da casa, dato che avremo la divisa.
«Hai preso tutto, Hetty?» chiede mamma.
«Sì, tutto.»
«Hai abbastanza cerotti?»
«Un rotolo intero.»
Aspetto che Dan finisca di prepararsi e salutiamo mamma sulla soglia. Mi dà un bacio sulla fronte.
«Ci vediamo in palestra» mi sorride.
In macchina, Dan spegne il notiziario radio del mattino, che ha l'abitudine di ascoltare strada facendo.
«Ascolta quello che vuoi» mi dice. «Datti un po' di carica!»
«Grazie.»
Per tutto il tragitto ascoltiamo Taylor Swift, chiacchierando della settimana trascorsa e del weekend e mettendo da parte la partita. Arrivati a scuola, lo saluto con un bacio.
«Metticela tutta!» sorride. «Faremo il tifo per te!»
«Grazie, papà. A dopo!»
La giornata si trascina fra alti e bassi. Sono rari i momenti in cui riesco a seguire la lezione. I professori mi richiamano a ogni ora, perché ho la mente da tutt'altra parte.
A pranzo io, Tracy e Claire ci sediamo con le nostre compagne di squadra. Fanno tutte previsioni su come andrà la partita e sulle formazioni che avrà in mente la coach. Non vedono l'ora che arrivi l'ultima mezz'ora, mentre io sono l'unica ad avere lo stomaco chiuso, al pensiero.
Passo la lezione successiva a convincermi che andrà tutto bene e, a furia di ripetermelo, dopo un po' inizio finalmente a calmarmi.
Di norma, la penultima ora andremmo in palestra, ma per ovvi motivi la coach Tarr non farà lezione, così ci viene assegnata una sostituta. A differenza del supplente della scorsa settimana, questa ci fa subito zittire e mettere via i cellulari per fare lezione, con grande disappunto di tutti.
Tuttavia, finito di fare l'appello, domanda: «Chi è che deve uscire un'ora prima, oggi?»
Noi tre alziamo la mano.
«Bene» dice. «Appena suona la campanella, andate pure. Ora, aprite tutti il libro a pagina 148.»
Dom mi dà un colpetto col gomito e fa un'espressione scocciata che mi fa ridacchiare. Non abbiamo chiacchierato molto oggi, e mi dispiace, perché di sicuro avrebbe saputo tirarmi su di morale, come solo lui sa fare.

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I LIVED
Literatura FemininaQuando Hetty scopre che deve trasferirsi in Australia, il mondo sembra letteralmente crollarle addosso. A sedici anni, introversa, solitaria, senza amici, e con il divorzio dei genitori alle spalle, per lei la vita non è mai stata una bella esperien...