Quando mi sveglio, la luce del sole entra dalla tapparella colpendomi dritta in mezzo agli occhi.
La sveglia segna le dieci e sette. Mi sento riposata, una cosa che non succedeva da diverse settimane. Mi siedo sulla sponda del letto stirandomi. Mi fanno male i muscoli per via di tutto il movimento di ieri, ma sto proprio bene.
I miei sono seduti al tavolo in cucina. Dan sta leggendo il quotidiano sul tablet e mamma sta ridendo con qualcuno al telefono davanti alla portafinestra. A giudicare dai piatti vuoti, hanno appena finito di fare colazione.
«'giorno!» li saluto.
«'giorno, piccola» mi sorride Dan.
Mamma mi saluta con la mano e mi fa capire a gesti che mi ha lasciato la colazione in forno. Poi torna a chiacchierare al telefono. Guardo Dan accigliandomi.
«È al telefono con Beth» mi spiega.
«Tra quelle due è stato proprio amore a prima vista, eh?» commento.
Trascorro la mattinata come faccio sempre nei weekend: guardo la tivù, cazzeggio su Internet, leggo qualche pagina di un libro. Non sono proprio attività che mi stimolano molto, ma ci sono abituata, e forse è proprio per questo che mi piacciono: sono semplici e a portata di mano. Credo che questo sia uno dei motivi per cui non esco quasi mai. A parte la mancanza di gente, uscire di casa mi è sempre costato fatica. Fra il prepararsi, il decidere dove andare e un'infinità di altre stronzate, alla fine stare in casa è più facile e comodo, e per questo mi piace di più.
Poi, però, mi ricordo che oggi, teoricamente, le ragazze mi hanno invitata fuori con loro. Non ho idea di dove vogliano andare... né tantomeno se mi stiano prendendo per il culo per farmi un dispetto; ma sono curiosa di vedere come andrà a finire, se oltre a Dom ci siano altre persone di cui potersi fidare.
"Vedremo oggi pomeriggio" decido.
Verso le undici e un quarto mi metto seduta alla mia scrivania a ripassare biologia. Giovedì prossimo dovrò fare il test in classe, da sola. Non sono mai andata benissimo a scuola, ma ho tutti gli appunti con me; quindi, salvo un test particolarmente bastardo, dovrei riuscire a cavarmela.
Passo dagli appunti al libro e viceversa a intervalli regolari, fino all'ora di pranzo.
«Hetty, oggi noi usciamo» mi informa mamma a tavola. «Te stai a casa?»
«No, forse esco.»
«Davvero?» Sembra sorpresa quanto me.
«Sì, devono chiamarmi per organizzarci.»
«È fantastico!» commenta.
Finito il pranzo, i miei vanno a vestirsi per uscire, e io mi metto davanti alla tivù. Venti minuti dopo li sento prendere le chiavi e aprire la porta di casa, e vado a salutarli.
«Se ci sono problemi, chiamaci, okay?» mi dice mamma.
«Okay.»
«Ah, e divertiti!»
«Certo. Ci vediamo stasera.»
Si chiudono la porta alle spalle e io torno sul divano.
È quasi l'una di pomeriggio, e non ho ancora ricevuto un messaggio o una chiamata. Sto iniziando a spazientirmi, ma ancora di più, a credere che le altre si siano scordate di invitarmi fuori. Non ne sono così sorpresa, però. Si vedeva da un miglio che non ero molto entusiasta di uscire, e anche adesso non ho voglia di chiamarle io per organizzarci. Tuttavia, sento lo stesso un lieve senso di delusione, mai provato prima.
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I LIVED
ChickLitQuando Hetty scopre che deve trasferirsi in Australia, il mondo sembra letteralmente crollarle addosso. A sedici anni, introversa, solitaria, senza amici, e con il divorzio dei genitori alle spalle, per lei la vita non è mai stata una bella esperien...